Cimitero delle streghe: sabba e l’ultima notte delle traditrici
I segreti del cimitero delle streghe, tra simboli arcani e sacrifici, un viaggio inquietante, solo per i più temerari. Hai il coraggio di guardare? Boschi, rituali antichi, sacrifici e l’ultima notte delle streghe traditrici, conosci il cimitero delle streghe e cosa avveniva in questo luogo?
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Oggi parliamo di un luogo senza tempo, anzi dove il tempo realmente si è fermato e in cui tutto è occulto, dall’aria che si respira al silenzio che sussurra. Stiamo vicine e vicini in modo da non allontanarci dal cerchio e non essere sole o soli mentre camminiamo nel cimitero delle streghe.
Il luogo dove le streghe si incontravano: un bosco oscuro in Italia
In una remota vallata tra le montagne della Sicilia, nascosto da una fitta coltre di nebbia e rovi impenetrabili, si trova il Bosco di Malanotte oggi noto come il cimitero delle streghe.
Un luogo antico, ricco di mistero, inquietante, con leggende e racconti tramandati oralmente da secoli, di generazione in generazione, dove le ombre hanno il sapore dell’occulto. Questo bosco era la sede di raduni notturni delle streghe italiane durante i periodi di luna nuova, conosciuti come luna nera o le notti senza luce, cioè senza luna.
Il bosco, mai segnato sulle mappe ufficiali o meglio ufficialmente è noto come l’area protetta dei Monti Nebrodi, ma è conosciuto come il bosco di Malanotte solo dagli abitanti dei piccoli villaggi montani vicini che evitano di avvicinarsi alla radura, soprattutto dopo il tramonto.
I racconti narrano che il bosco fosse un vero e proprio “crocevia energetico”, un punto dove le forze della natura si incrociavano con quelle dell’occulto. In cui l’Ignoto è nell’aria e mette i brividi. Al centro del bosco sorge ancora oggi un cerchio di pietre annerite, che secondo alcuni era l’epicentro dei raduni stregoneschi. I tronchi degli alberi circostanti, erano, all’epoca dei raduni, nel medioevo, quindi tra il 600 D.c fino al 1600 D.c, erano contorti in forme scheletriche, quasi umane. Ancora oggi questi alberi nascono e crescono con forme di persone e nelle cortecce si formano dei buchi che sembrano bocche spalancate. Furono loro ad assistere, nel passato e magari ancora oggi, ai sabba, alle esecuzioni e sacrifici delle streghe. Testimonianza di quanto l’ignoto e l’occulto possa legare più mondi e soprattutto mostra come il tempo non possa dimenticare.
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Chi giungeva nei “sabba”?
Si dice che le streghe giungessero da ogni parte d’Italia nel bosco di Malanotte. Erano donne isolate o sole, erboriste, levatrici o ribelli, alcune assassine ed altre “giustiziere”, alcune signore della magia e dell’occulto ed altre adepte o innocenti accusate di stregoneria.
Tutte riunite nel cuore della notte per celebrare riti proibiti. Lontane dagli occhi del mondo cristiano. Malanotte, per secoli, fu un santuario per chi cercava libertà in un’epoca di persecuzioni e spesso era proprio qui che le poche sopravvissute ai processi, fuggite prima dell’arresto o avvisato da qualche amico o amica di un’accusa, riuscivano a vivere. Vivevano aspettando! Aspettando che venissero dimenticare per poi tornare, un giorno forse, ad una vita tra gli altri, ma attenzione che non rimaneva qui in silenzio, questo no! Proprio loro continuavano a portare avanti un’antica religione fatta di culti misterici, ma anche di sacrifici e maledizioni.
I sabba nel Bosco di Malanotte erano rituali complessi. Strutturati con danze, evocazioni o con flagellazioni. Pieni di simbolismi, tramandati oralmente. Dove esisteva anche una scrittura composta da disegni di vario genere.
Essi si svolgevano durante le notti di luna nuova o in occasione di eventi astrologici particolari come i solstizi e gli equinozi. Le streghe si radunavano attorno al cerchio di pietre, al centro del quale ardeva un grande fuoco rituale dove si bruciavano i 9 legni sacri. Preciso, anzi apro proprio una parentesi, una parentesi maschile, nel bosco di Malanotte e durante i Sabba, non c’erano solo le donne, ma anche uomini.
Si parla sempre di streghe, ma, durante la persecuzione e caccia alle streghe, vennero accusati di atti di blasfemia anche tanti, anzi tantissimi uomini che divennero: eretici, maghi, negromanti e stregoni e per lo più adoratori di satana. Anch’essi, in base a diverse testimonianze, partecipavano ai sabba, ma in che modo?
I Maestri del Sabba
Non ho ancora chiuso la parentesi maschile perché è piuttosto “grande” come parentesi, dovrei chiamarla parentesi graffa. Ad ogni modo, la partecipazione maschile nei sabba indicava un raduno molto importante perché si connettevano due energie: maschili e femminili. Le streghe portavano la loro conoscenza dal lato femminile e gli uomini dal lato maschile ovviamente.
Vi faccio degli esempi in modo da capire quale fosse la loro “attività” occulta ed esoterica in questi sabba.
Lo stregone era chiamato anche il: maestro del sabba. Interveniva durante i rituali “maschili”, vale a dire nei sabba di: febbraio, equinozio di primavera, maggio (infatti c’è anche la festività maschile nota come: il Re di Maggio) e soprattutto in estate, dove la massima potenza del Sole, il Dio maschile per eccellenza, mostra la sua forza e “virilità”.
Preciso che la presenza degli uomini o meglio la presenza maschile nei sabba, raduni notturni delle streghe, aveva tante funzionalità: simboliche, ritualistiche, mitologiche, religiose e magiche. Spesso il ruolo principale era quello del: caprone che poi, durante la cristianità divenne la mutazione del diavolo.
Il Capro nero era il Signore dei sabba poiché esso richiamava l’antico dio cornuto, dalle sembianze umane, maschili, possenti e mostruose, dalla virilità e fecondità forte, ma soprattutto dalla sua grande benevolenza. Il vero potere dell’occulto. Nelle cronache dell’epoca, cioè nel medioevo, secondo i verbali e anche nelle testimonianze orali essi aveva rapporti ses…. sua… li con le partecipanti, un’unione profonda, una consacrazione all’occulto.
Attenzione che non è che in tutti i sabba c’erano questi rituali! Anzi essi erano eseguiti in determinati periodi o per determinate occasioni. Per esempio erano normali nei sabba primaverili, dove c’era il risveglio della vita e poi per le iniziazioni.
Ogni strega, che voleva far parte di una congrega oppure essere iniziata alla stregoneria o ancora partecipava, per la prima volta, a dei sabba, allora si eseguiva il rituale di iniziazione. Esso era un vero e proprio patto di silenzio! Un sacrificio o offerta che indicava la totale appartenenza della strega all’occulto. Tale pratica veniva eseguita anche quando a consacrarsi alla stregoneria erano uomini con la pratica ses…. su… ale della so… do… mia.
Infatti la credenza popolare, tanto demonizzata, che il diavolo possegga i suoi adepti o seguaci con rapporti carnali di vario genere, nasce proprio da queste pratiche.
Anche se lunga ora chiudo questa parentesi graffa!
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Cosa si faceva durante i sabba in questo luogo
La cerimonia dei sabba iniziava con danze in cerchio. Le streghe erano, quasi sempre, nude per simboleggiare la liberazione dalla morale imposta e dalla comunione con la natura con il motto: nudi nasciamo e nudi siamo felici.
Seguivano poi canti in lingue antiche. C’era l’offerta di infusi preparati con erbe rare, funghi, velenosi e/o allucinogeni. Disegni con la cenere o nella terra di strani simboli che però avevano dei significati specifici. Ogni gesto aveva un significato: purificare, proteggere, invocare, evocare o maledire.
Durante i sabba, si diceva che comparisse il “Gran Cornuto”, una figura metà uomo e metà caprone, che guidava i rituali più intensi. Questa figura poteva essere reale, come spiegato in precedenza era il: Gran maestro dei sabba, oppure, nella maggioranza dei casi, si trattava solo di un idolo, una statua o un simbolo pagano della fertilità, come un fantoccio di paglia o di rami.
Dopo la magia cerimoniale, i sabba erano anche un momento di comunità e sorellanza. Le streghe condividevano segreti di erboristeria, formule magiche, e si proteggevano a vicenda dalle minacce esterne. Momento per designare una “Madre della Notte”, la guida spirituale del gruppo. Quest’ultima cambiava o fino al prossimo sabba oppure il suo “dominio” per un anno.
Questi rituali, apparentemente caotici e selvaggi, erano profondamente codificati, per questo chi non era una strega e non aveva conoscenza dei codici criptati, non comprendeva quelle parole antiche che avevano un qualcosa di demoniaco e oscuro.
La lingua delle streghe aveva lo scopo di mantenere l’equilibrio tra i mondi visibile e invisibile, proteggere la comunità locale e preservare antichi saperi oltre che salvaguardare la vita e l’identità dei partecipanti alle streghe.
Sabba, non solo canti e balli
Giunti fin qui, spero di aver spiegato quale sia l’importanza dei sabba, ma quello che non sapete e che molti preferiscono ignorare, è che questo era anche il momento in cui, le streghe traditrici o coloro che non avevano rispettato i segreti delle consorelle, morivano.
I sacrifici delle streghe che tradivano
Non tutte le consorelle rimanevano fedeli al cerchio, al sacro cerchio della congrega. Il tradimento, volontario, accidentale o causato dalla debolezza sotto tortura, era il crimine più grave tra le streghe.
Tradire una consorella voleva dire tradire l’essenza base della stregoneria. Le streghe che venivano sorprese a rivelare i segreti del sabba, a spettegolare su incantesimi o maledizioni, vantarsi dei propri poteri, rivelare i nomi di altre streghe o a collaborare con le autorità ecclesiastiche, erano sottoposte a punizioni severe che terminavano con il rituale di sacrificio.
Tali sacrifici non erano improvvisati, ma erano parte di un cerimoniale antico, temuto e rispettato. La traditrice veniva convocata nel cerchio di pietre durante una notte senza luna. Le altre consorelle, vestite di scuro, le si disponevano attorno in cerchio. Veniva letta una sorta di “sentenza rituale”, nella lingua antica delle streghe.
Il sacrificio poteva avvenire in tre modi:
- Dissanguamento rituale: con il san…gue usato per sigillare maledizioni e protezioni contro i persecutori
- Per “trasferimento”: ovvero un rituale in cui l’anima della traditrice veniva intrappolata in un oggetto (una bambola di cera, un albero cavo, una pietra, amuleto o altro) e nascosta nel bosco
- Impiccagione: l’anima della strega sarebbe stata legata per sempre all’albero che le toglieva la vita e quando l’albero sarebbe morto, la sua anima sarebbe stata intrappolata per sempre in quei luoghi
Un rito necessario per proteggere il gruppo e il sacro sapere, in modo che esso fosse custodito per l’eternità. Non era una vendetta, ma una misura spirituale di sopravvivenza! Si narra che le urla delle streghe sacrificate si possano ancora sentire tra i sussurri degli alberi, nelle notti più ventose in questi cimiteri delle streghe.
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Quando e perché le streghe si facevano uccidere?
Durante le mie ricerche, nei miei cammini del passato, mi sono sempre chiesta: ma una strega che tradiva perché andava incontro alla morte? Vi lascio qualche secondo per rispondervi… 1 2 3…
Perché non lo sapevano! Non sapevano di andare incontro alla morte! Ho riscoperto solo 24 lettere di streghe che, in modo consapevole, si autodenunciarono alle proprie congreghe, per subire la punizione finale ed espirare le loro colpe, ma capite bene che, 24 lettere su circa 1500 anni di persecuzione, non sono molte.
Poi ho trovato altri scritti “criptici” che dimostrano come, le consorelle che venivano scoperte di tradimento, semplicemente non sapevano di essere state scoperte, anzi tutto il contrario. Si agiva in modo che la traditrice non avesse alcun sospetto per poi arrivare al rituale finale.
Durante i sabba, costoro festeggiavano in modo normale, per poi bere degli intrugli che le paralizzavano, in modo da poter subire la condanna.
Tornando ai metodi di imprigionamento, le traditrici potevano essere: immobilizzate durante uno dei balli, in modo da non poter fuggire, bere intrugli che le immobilizzavano, come accennato in precedenza, oppure farle svenire con chissà quale erba. Insomma durante il sabba c’era un momento in cui la traditrice veniva semplicemente imprigionata per poi subire il giudizio finale.
Seppellimento, rogo o altro delle consorelle nel bosco
Una volta decedute, cosa si faceva del cada… vere?
Quando una strega moriva, il suo corpo non poteva essere consegnato alla Chiesa, né seppellito nei cimiteri consacrati oppure restituito alla famiglia. Le consorelle si occupavano personalmente del rituale di passaggio, secondo tre antiche tradizioni:
- Sepoltura nella terra del bosco
- Rogo purificatore al tramonto
- Deterioramento tra cielo e terra
Ognuno di queste scelte era deciso in base al tipo di condanna o esecuzione che veniva fatto.
Streghe: che fine facevano i loro corpi?
La sepoltura avveniva vicino a querce secolari, sotto i noci o a incroci naturali di sentieri. Il corpo veniva avvolto in panni intrisi di erbe e incensi, per preservarne lo spirito. Sopra la tomba era posto un oggetto personale o un simbolo magico, cioè un sigillo inciso su pietra. Le tombe non venivano mai segnate chiaramente per proteggere i resti da profanazioni di eventuali curiosi o, peggio ancora, dalla santa inquisizione che poteva addirittura recuperarli per poi bruciarli in una pubblica piazza come esempio per la popolazione.
Il rogo era riservato alle streghe maledette. Le ceneri venivano sparse per il bosco, in un ruscello oppure torrente in modo che la sua anima non lasciasse mai quei luoghi.
Il deterioramento tra cielo e terra era destinato per coloro impic…cate. C’erano poi due motivi di quest’ultima condanna, cioè:
- L’esempio! Il tradimento veniva mostrato in modo palese per intimorire chiunque volesse tradire la congrega o le altre sorelle.
- Condanna morale e dannazione eterna! Questo è il secondo motivo, vale a dire il tormento perenne della sua anima legata all’albero a cui era stata “appesa”.
Tuttavia, nei casi di streghe che avevano commesso gravi errori, talmente orribili da non poter essere dimenticati o perdonati, né la terra né il fuoco né l’aria o l’acqua venivano loro concessi: il corpo veniva lasciato alla decomposizione, in luoghi infetti del bosco, e marcato con maledizioni.
Queste zone sono chiamate: “Radure del Silenzio” e si riconoscono perché nessun animale vi abita, anzi esse sono immerse in un silenzio totale ed è strano se pensiamo che si tratta di boschi, foreste o radure selvagge.
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Cimitero delle Streghe: apparizioni e sensazioni
Nel cuore del Bosco di Malanotte, là dove le streghe venivano seppellite o arse, sorge oggi quello che è chiamato Il Cimitero delle Streghe. Non vi sono croci, né lapidi: solo pietre spezzate, ceppi anneriti e alberi dalla corteccia segnata da simboli dimenticati.
Tante le persone, testimoni di ogni età e sesso, raccontano di aver percepito una presenza costante nel luogo:
- un freddo improvviso
- sussurri alle orecchie
- figure sfuggenti nella nebbia
- ombre che appaiono e spariscono
- rumore di passi che si avvicinano o allontanano
- rami spezzati e foglie secche che si sgretolano
- grida o sorrisi che mettono i brividi
Le leggende narrano di apparizioni femminili, a volte bellissime, a volte deformi, altre anziane che si materializzano tra i tronchi e scompaiono in un battito di ciglia.
I sensitivi parlano di un’energia concentrata, né positiva né negativa, ma potente. Chi vi entra senza rispetto potrebbe avvertire nausea, mal di testa, incubi per giorni e malesseri di ogni genere. Altri, invece, raccontano di aver avuto visioni, sogni lucidi o addirittura di aver ricevuto messaggi in sogno da parte delle “Madri Oscure”.
Uno degli episodi più noti riguarda un esploratore locale, trovato in stato catatonico ai margini del bosco nel 1974. Ripetendo solo tre parole: “Non voleva andarsene”.
Oggi il Cimitero delle Streghe è considerato un luogo di potere, ma anche di grande pericolo. I rari coraggiosi che vi si avventurano lo fanno con rituali di protezione, sapendo di trovarsi in un luogo che vive, respira e ricorda ogni passo compiuto al suo interno.
Non esiste un solo cimitero delle streghe!
Ho deciso di parlarvi del cimitero delle streghe noto con il nome di “malanotte”, ma in realtà ne esistono tantissimi di questi luoghi in tutta Italia. Tra i più famosi ci sono:
- Bosco di Malanotte – Sicilia
- Selva del Corvo Nero – Abruzzo
- Foresta di Vallonero – Toscana
- Bosco delle Anime – Emilia romagna
- Selva di Criptalba – Calabria interna
Torno a dire che questi sono quelli più famosi, ma ne esistono tanti, in molti borghi e Comuni italiani. In verità ho usato il Bosco di Malanotte perché volevo rendervi partecipi di tutto quello che accadeva in questi luoghi che poi hanno preso il nome di: radure del silenzio o cimitero delle streghe.
Come sapere di essere in un: Cimitero delle streghe
Oggi tanti di questi luoghi sono visitabili perché resi famosi, altri appartengono alla cultura tradizionale di un luogo e poi ci sono quelli che sono stati dimenticati, ma che continuamente vengono riscoperti da amanti della natura, escursionisti o che fanno semplici passeggiate nei boschi.
Chi riesce a trovare l’ingresso per questi luoghi misteriosi, dopo ore di cammino tra sentieri tortuosi e vegetazione fitta, giunge sempre in zone dalla vegetazione misteriosa con tanti rovi, felci, come se la natura avesse cambiato forma sotto l’effetto di una forza invisibile.
Si notano subito gli alberi contorti, con rami simili a braccia tese verso il cielo o radici che sembrano serpi. Alcuni tronchi sono bruciati solo a metà, senza spiegazione. Nel terreno spuntano pietre antiche con incisioni ormai illeggibili, disposte in cerchi o spirali.
In certe stagioni, al crepuscolo, un sottile velo di nebbia viola o bluastra avvolge l’area. I suoni spariscono, come se il tempo si fermasse. Chi ha documentato l’esperienza con fotografie o video afferma che alcune immagini mostrano volti, ombre o luci non visibili a occhio nudo.
Resti di piccoli altari, ceri consunti, bambole di rami intrecciati e ossa animali fanno pensare che ancora oggi qualcuno continui a compiere riti in questi luoghi. Alcuni dicono che siano discendenti delle streghe, altri affermano siano solo cultisti attratti dall’energia.
Il suolo poi si presenta irregolare, in certi punti è molle come se celasse camere sotterranee o fosse stato recentemente scavato. Nessun uccello canta, nessun insetto ronza. È come se tutto trattenesse il fiato.
I cimiteri delle streghe sono e restano luoghi senza tempo, dove il passato non è mai davvero passato.
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Articolo scritto e pubblicato da: Il bosco delle streghe