Hel: Figlia dell’Inganno – la dea di halloween
Hel, figlia dell’inganno e dell’oscurità. Metà viva, metà morta, cammina tra mondi che nessuno osa guardare, custode silenziosa del destino di ogni anima.
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Hel nasce nel silenzio di Jötunheim, tra nebbie e alberi scuri. Sua madre è Angrboða, una gigantessa che vive lontano dagli dèi. Suo padre è Loki, il dio dell’inganno, sempre in bilico tra fedeltà e tradimento. Nessuno dei due immagina che la loro unione darà vita a qualcosa che gli dèi non sapranno accettare. Quando Hel viene al mondo, il silenzio cala nella caverna dove nacque. Il suo pianto è sussurro. La madre la prende in braccio e capisce subito che la figlia non è come gli altri. Metà del suo volto è vivo, pallido ma umano. L’altra metà è scura, gelata, come se la morte l’avesse già toccata. Non è maledetta: è nata così. È il suo equilibrio.
Loki la osserva e per un attimo resta immobile. Non prova paura, ma curiosità. In quella creatura vede se stesso: metà luce, metà inganno. Sa che gli dèi non la accoglieranno. Sa che Hel appartiene a un confine che nessuno vuole vedere. Da piccola, Hel è sola, tutti la evitano al di fuori dei suoi fratelli. Quando Odino viene a sapere della nascita dei tre figli di Loki — Fenrir, Jörmungandr e Hel — sente che il destino del mondo si è mosso. In seguito ad una profezia decide che tutti e tre siano divisi.
Hel non comprende il motivo, ma in qualche modo accetta senza dimostrare alcuna emozione. Odino non si fida di lei, in fondo è figlia dell’inganno e il suo viso mostra la verità più cruda: tutto ciò che vive, alla fine, appartiene a lei.
L’aspetto spaventoso di Hel.
Come possiamo definire il suo aspetto? Metà Luce, Metà Morte?
La metà del corpo che assomiglia a un essere umano è pallida, liscia, quasi luminosa, ma soprattutto bellissima. Possiede un occhio chiaro e una giovinezza perenne. Tuttavia, questa metà rappresenta ciò che rimane di vita e vitalità, una parte che ricorda che Hel non è solo freddo e silenzio.
Ma l’altra metà del suo corpo parla della morte stessa. La pelle è scura, fredda, con carne che ha già iniziato a decomporsi. I capelli si dissolvono in ombra rimanendo solo poche ciocche attaccate al cranio nudo. Qui invece c’è un occhio scuro e ambrato che non riflette luce. Questa metà è inquietante è il volto della morte. L’aspetto di Hel è spaventoso. Però rappresenta una metà viva e una metà morta che coesistono senza contraddizione. Ogni movimento, ogni gesto, rivela equilibrio e controllo. Il suo volto duplice è anche il simbolo del suo regno. La luce ricorda che ogni vita ha valore, anche se ignorata; l’ombra mostra la certezza della fine o della morte che avviene per tutto ciò che ci circonda.
Nata per l’Oscurità
Gli dèi guardano Hel con sospetto, i giganti la evitano, e lei impara presto che non c’è un posto dove sentirsi completamente a casa.
Cresce osservando i confini tra due mondi: quello dei vivi e degli dèi, e quello oscuro dei giganti e delle creature lontane. Gli altri fuggono quando la vedono arrivare, la evitano e capisce prima degli altri che il suo destino non sarà quello di cercare gloria o: il suo mondo è l’altrove, il silenzio. Il rapporto con suo padre è complesso. Loki è curioso, imprevedibile, e spesso distoglie lo sguardo. Non c’è affetto normale, solo una strana familiarità con l’inganno e il destino. Sua madre le insegna la pazienza e la capacità di accettare ciò che non su può cambiare. Le vive sospesa tra due realtà: quella dei giganti, con la loro forza brutale, e quella degli dèi, con il loro controllo e la loro paura.
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Helheim: la Regina del Gelo e della Morte
Quando gli dèi scoprono la verità sulla nascita dei figli di Loki, capiscono che essi non possono restare insieme. Fenrir, Jörmungandr e Hel sono segnali di rovina. Gli dèi di Asgard osservano Hel e comprendono subito che non può restare tra loro. La sua nascita è diversa, il suo aspetto duplice li inquieta, e il suo destino appare già segnato. Nessuno osa parlare apertamente, ma Odino prende la decisione: Hel deve essere separata dal mondo degli dèi. Non come punizione, ma per protezione. Nessuno sa come la sua presenza potrebbe influenzare il futuro, e nessuno osa rischiare.
Viene scacciata senza clamore. Nessuno la accompagna, nessuno la conforta. Cammina sola attraverso paesaggi che non conosce, tra montagne scure e nebbie fitte, osservata dagli occhi attenti dei giganti. Non prova rabbia, non prova paura: accetta. Quando viene allontanata, Hel cammina senza esitazione verso l’ignoto. Durante il cammino, Hel impara a percepire il confine tra vita e morte, conosce il peso delle anime che non hanno gloria né nome. È un’osservatrice del destino, e ogni incontro con creature oscure le conferma che il suo ruolo sarà quello di accogliere, non di giudicare. Finalmente, dopo giorni e notti che sembrano eterni, arriva nei pressi di ciò che diventerà il suo regno che chiamerà: Helheim.
Hel cammina tra gli uomini
Questa divinità non rimane sempre nel suo regno, lei cammina tra gli uomini. Cammina tra le nebbie del suo regno e ogni passo rivela la sua natura unica: metà viva, metà morta. Hel usciva raramente dalla sua terribile fossa, ma ogni tanto usciva. Vagava per il mondo e spargeva dolore e morte. Unita di un rastrello, passava nelle guerre e rastrellava le anime di coloro che erano deceduti di morte violenta.
Spesso usava una scopa di ginestra per togliere il sangue di coloro che aveva sbranato e che aveva spedito all’inferno. Hel, dea della morte, cavalca una cavalla nera come il carbone. Halloween, per come la conosciamo oggi, è una festività giocosa, nonostante si festeggi la morte e i defunti che tornano sulla terra. Halloween deve il suo nome proprio a Hel, che si festeggia nel sabba di Samhain, signore e padrona del regno degli inferi, delle anime, dei defunti e dei guerrieri, colei che in queste notti solleva il velo per riunire i due mondi, cioè quello degli uomini, dei viventi e dei morti.
Lei cavalcava un cavallo, anzi una cavalla, a tre zampe, che vagava nelle campagne e nelle foreste. Questo era un presagio infausto e precedeva sia la peste che altre tipologie di malattie. Con questo destriero Hel vagava nei campi di battaglia tra i villaggi per accogliere i morti che le erano dovuti. Nelle tribù antiche, pre-celtiche, ad Hel erano sacrificati degli uomini, valorosi guerrieri. Nei periodi di pestilenza o di scarso raccolto, quando l’estato non aveva dato un buon frutto per superare l’inverno, oppure quando iniziavano i rigidi inverni che potevano mietere vittime nei villaggi, i guerrieri più valorosi si sfidavano in una battaglia a due. Il vincitore veniva poi sacrificato, spargendo il suo sangue sulla terra come dono e offerta alla dea.
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Sovrana dei Morti
Il regno di Helheim è nel gelo e nella nebbia, la luce non raggiunge mai il suolo. Quello è il mondo dei morti non sarà crudele, ma ordinato, silenzioso e inevitabile. È nata per questo. Hel osserva le anime giungono. Non giudica, non premia, non punisce. Ogni vita che finisce trova il suo posto nel suo regno. Sa che alcuni arriveranno pieni di paura, altri con rabbia, altri ancora senza memoria.
Le anime che gli dèi dimenticano, quelle che nessuno onora o ricorda, arrivano a lei senza speranza. Ogni vita, anche la più insignificante, ha diritto a un termine ordinato. Il giudizio di Hel non è morale: non premia il virtuoso né condanna il peccatore. È naturale, inevitabile, e questo la rende implacabile agli occhi di chi non comprende. Il freddo del suo dominio non è solo fisico: è il freddo della verità. Hel sa che nessuno sfugge al proprio destino, incarnando ciò che nessun dio osa affrontare direttamente: la certezza della fine.
Nel costruire Helheim, Hel impara a conoscere la vera misura del potere. Non quello che si impone con la forza, ma quello che nasce dalla comprensione del destino. Sa che il suo ruolo è eterno: il mondo dei morti non cambierà con la sua presenza, ma lei lo governa perché nessuno possa confonderne i confini. Hel regna in silenzio su Helheim, il regno nessuno ricorda. Non ci sono eroi, non ci sono guerrieri. Qui giungono coloro che gli dèi ignorano: malati, vecchi, bambini, persone comuni. Per questo uno dei suoi nomi è la Dea dei Dimenticati che significa accettare la responsabilità più grande: ricordare ciò che tutti gli altri ignorano. Hel sa che la morte è inevitabile, ma la dimenticanza è crudele.
Chi entra a Helheim sente il suo sguardo come una certezza, sa di essere morto.
La Signora del Silenzio
Hel regna su Helheim, il regno dei morti dimenticati, dove nessuno osa disturbare l’ordine del silenzio. Qui giungono coloro che gli dèi ignorano: i malati, gli anziani, chi muore senza gloria. Ogni anima trova il suo posto, accolto dalla calma assoluta di Hel. Alla fine tutti i figli di Loki ricordano il lato “brutale della vita”. Lei è la signora dei morti, ma i suoi fratelli, Fenrir e Jörmungandr, incarnano la distruzione e la minaccia del mondo. Il lupo gigantesco e il serpente del mondo portano caos e fine inevitabile;
Sono creature ben definite. I suoi fratelli sono forza bruta e rovina, Hel è la fine e l’accoglienza. La loro esistenza ricorda che la fine ha molte forme, e che la stabilità richiede osservazione e pazienza. Però Fenrir e Jörmungandr possono anch’essi terminare, ma Hel è eterna, perchè necessaria, ecco come mai perfino Odino la teme.
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Ospitalità di Hel: accoglienza nell’ombra
Hel offre un’accoglienza unica nel suo regno, Helheim, dove la morte non è punizione, ma accettazione. La sua ospitalità non è calorosa, ma è ordinata e rispettosa. Ogni elemento del suo dominio riflette questa filosofia.
La sua dimora è Eljudnir, cioè: l’abitazione della miseria. Qui c’è una sala che accoglie le anime con un’atmosfera di tristezza, ma senza crudeltà. Lei offre un piatto che si chiama Hunger, la fame. Porge il coltello Famine, che è la carestia. Ti fa dormite in un letto di nome Sickness, che è la Malattia. Prima però di entrare in casa devi superare la soglia Stumbling Block, cioè l’ostacolo.
Questi nomi non sono minacce, ma descrizioni della condizione dei defunti: la fame che non può essere saziata, la malattia che non può essere curata, l’ostacolo che non può essere superato. So che a molti sembra un pensiero contorto, ma cerco di spiegarlo brevemente. La fine di ogni essere vivente può avvenire in modi diversi. Hel li ricorda tutti dando, ad ogni anima, l’ospitalità dovuta. Ricorda come si può morire, ma dopo di questo, lei ti dà pace, pace eterna, ma pace.
I servitori di Hel, Ganglati (Lento) e Ganglöt (Pigra), che lei ha costruito da sola forgiando dell’argilla. Anch’essi hanno un significato specifico poiché rappresentano l’inevitabilità del tempo che passa senza fretta, senza scopo, ma con una presenza costante. Ricordando che lei è la signora delle anime che non sono interessanti agli occhi degli Dei perché non sono eroi o guerrieri, ma semplici uomini. Proprio per questo, in Hel, nasce un obiettivo di vendetta, vale a dire creare un esercito così numeroso che un giorno distruggerà il valalla, il regno dei guerrieri valorosi, per unire tutti sotto il suo stesso regno, senza differenza e senza inequità.
Hel e i suoi fratelli
Hel è la custode di ciò che gli dèi ignorano. Nel silenzio di Helheim, regno dei morti dimenticati, ogni anima trova il suo posto. Non ci sono onori, vittorie o lodi, solo ordine assoluto. Chi giunge qui è accolto dalla calma immutabile della dea, avvolto nel gelo eterno che non minaccia, ma misura e disciplina. Il silenzio non è vuoto: è presenza, è struttura, è certezza. Nessuno sfugge al destino, e Hel garantisce che ogni vita sia riconosciuta, anche se il mondo l’ha dimenticata.
La dea non è sola nel suo compito. I suoi fratelli, Fenrir e Jörmungandr, incarnano la forza distruttiva e il caos, ricordando al mondo che la fine può arrivare violenta e inevitabile. Hel, invece, offre equilibrio. Dove i fratelli portano rovina, lei porta ordine; dove la morte può essere confusa o ingiusta, lei assicura che ogni anima trovi il suo posto. La loro esistenza rende evidente la complementarità: la fine ha molte forme, ma Hel controlla la parte più silenziosa e costante.
Come onorare Hel?
Hel non ha un culto di riferimento nella mitologia norrena di cui fa parte. I popoli del nord Europa, che si dice non avessero paura di nulla, avevano invece paura di lei. Il timore non era la morte, ma l’essere dimenticati. Un concetto che ritroviamo anche nella cultura preromana e romana. Anzi proprio loro inventarono la punizione dell’oblio.
Ad ogni modo nessuno loda o venera la morte perché essa rappresenta la fine di questa realtà che noi chiamiamo vita. C’è però un sabba a lei dedicato proprio il più importante, il sabba di samhain, che noi chiamiamo Halloween e che deve il suo nome direttamente ad Hel. Anzi sappiate che Hel nasce dal germanico, antico, Haljø, che significa luogo nascosto o luogo scuro, regno dei morti o ancora inferi. Però, come accennato in precedenza, ritroviamo questa divinità sotto altre forme, con il nome di Helmeirn, in inglese antico. Esso indica il luogo dove risiede la dea della morte.
In entrambe le parole c’è comunque una radice comune, cioè Hel. Il suo nome Hel si unisce all’antico inglese win o when, che significa credere. Dunque, riassumendo, Halloween è l’unione della parola di Helwain, che significa credere a Hel, oppure credere alla morte. In alcune traduzioni dall’inglese antico, Helwain significa il passaggio della dea della morte. Nei secoli, il nome è stato modificato fino a diventare Halloween. Nominando Helwain, evocate la dea, mentre Halloween è una storpiatura dell’evocazione della dea stessa. Praticamente, dicendo Halloween invece di Helwain, ricordate la dea, ma non la evocate. Quindi non richiamate la morte, la distruzione, le epidemie o le malattie nel mondo. Ecco come mai si continua a dire le notti di Halloween.
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Pratiche e altare di Hel
Nonostante non ci siano culti effettivi, ma la si ricorda nel capodanno celtico, nella notte del 31 ottobre, lei veniva onorata nelle pratiche funerarie norrene. I defunti venivano sepolti con oggetti personali, armi o cibo, probabilmente per garantire loro un passaggio ordinato nel regno dei morti. Sacrifici rituali, come il blót, erano rivolti agli dèi principali, ma alcune fonti nordiche indicano che banchetti funebri e offerte avevano lo scopo di garantire protezione anche alle anime che Hel avrebbe accolto.
Alcuni storici suggeriscono che la dea fosse implicitamente onorata attraverso la cura dei defunti: ogni attenzione alle sepolture, ogni offerta di cibo o oggetto aveva significato simbolico per Hel e il suo regno silenzioso.
Mentre nella notte di samhain, hel viene onorata porgendo sull’altare una candela nera, un teschio o una maschera divisa a metà, ma soprattutto con il nodo di hel, cioè il simbolo di questa dea.
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Articolo scritto e pubblicato da: Il bosco delle streghe
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