Strega dell’acqua tofana: Madama Velenombra, la vera storia
Hai mai sentito parlare di un veleno invisibile che sapeva d’amore e di morte? Questo è il segreto della strega più famosa d’italia nel 1600.
Oggi ti racconto di un personaggio che ha due volti: la strega, per la religione, e l’avvelenatrice per la legge. Ci troviamo nel 1600 il periodo in cui, parte del potere della chiesa venne dato alle case nobiliari, alla corona italiana, è questo imponeva di aumentare la vigilanza e la legalità. Ciò però non voleva dire che la convinzione e le credenze popolari vennero debellate, anzi si continua ad agire in segreto.
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In questo periodo, nel 1600, le streghe acquistarono ancora più notorietà. In particolare, quando c’erano dei fatti di “cronaca” che avevano come tema centrale la stregoneria, essi divenivano di interesse pubblico. Tutti, dal nobile al contadino, dal ricco al povero, si appassionavano.
Fu nel 1659 che esplose lo scandalo della strega Giulia Tofana e della vendita della sua: Aqua Tofana, nota anche con altri nomi come manna di san Nicola oppure acqua di perugia.
Solo che a noi non interessa la fine di questa strega, ma la sua vita e anche morte, poiché è avvolta nel mistero e dell’amore del la stregoneria e il diavolo.
Giulia Tofana, ma è nata?
La storia di vita parte dalla nascita, ma è già qui che troviamo un grande problema. Di Giulia Tofana non esiste un certificato di nascita ed il mistero inizia subito.
Nel 1600 i Comuni e lo Stato non aveva istituito l’obbligo del certificato di nascita. Ad occuparsi della registrazione delle nascite e delle morti era la chiesa, quindi esisteva una gestione, ma dipendeva esclusivamente dai battesimi. Ogni volta che un bambino battezzato, entro pochi giorni dalla nascita, ecco che il prete della propria Comunità, annotava: data, nome, genitori e padrini, cioè i testimoni.
C’erano poi delle importanti differenze con i figli legittimi, nati da genitori sposati, e quelli che erano con: padre ignoto, senza genitori oppure con la madre che lavorava come peripatetica. Per questi bambini si usava l’annotazione di: figlio naturale, padre ignoto oppure l’annotazione era accompagnato da termini dispregiativi tipo: meretrix, cioè meretrice, colei che vende il suo corpo.
Nata a 9 anni?
Di Giulia Tofana non esiste alcun battesimo fino all’età di 9 anni. Qui si è ritrovato un libro della chiesa di Palermo, da cui si presume che ci sia stato il battesimo di tale “Giulia Mangiardi” che era il suo nome vero. Solo che tale cognome è stato coperto, parzialmente, da una grande macchia di inchiostro che modifica parte del cognome. Inoltre c’è l’annotazione di: battesimo eseguito su figlia di meretrix di 9 anni. Ciò indicava un gravissimo problema di emarginazione sociale. Tra i racconti non ufficiali, quelli delle persone che hanno conosciuto Giulia, si parlava di una bambina allontanata da tutti, non accettata dalla chiesa, un’infedele, figlia di strega e di qualche satanasso.
Ricostruendo la vita di questa donna misteriosa, Giulia Mangiardi divenuta poi Giulia Tofana nacque probabilmente a Palermo intorno al 1620, data incerta proprio a causa del problema del battesimo. La famiglia era povera, ma… attenzione… si dice che Giulia appartenesse alla famiglia aristocratica d’Adamo. Qui apro “parentesi familiare”, ora gli do un’appartenenza.
Amore e sfida alla morale comune
Sua zia, tale Thofania, era una plebea, ma fece innamorare un uomo della famiglia nobile d’Adamo. I due, avendo estrazioni sociali totalmente diverse, per sposarsi fecero la famosa “fuitina”, cioè fuggirono insieme e si sposarono senza la benedizione della famiglia aristocratica. Il risultato fu che il marito di zia Thofania, venne diseredato e cadde in totale disgrazia. L’unica cosa che poté tenere fu il suo cognome d’Adamo. Chiusa parentesi.
Oltre a questo, la vera madre di Giulia, era una donna di nome: Maddalena Mangiardi, costei era una peripatetica, una meretrice, cioè faceva il lavoro più vecchio del mondo, la prostituta. Giulia, fino all’età di 9 anni, visse con la madre per poi venire affidata alla zia Thofania. In questo periodo venne appunto battezzata.
La sua estrazione sociale era quindi popolare, ma non indigente: viveva ai margini della società aristocratica, come figlia adottiva della zia.
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Madama Malvera
Zia Thofania d’Adamo ebbe un matrimonio breve. Il marito morì dopo circa 3 anni di matrimonio a causa di una lunga malattia che lo aveva allettato e condotto alla morte.
La donna non aveva alcuna assistenza economica da parte della famiglia del marito. Anzi, secondo un racconto popolare, non ufficiale, pare che Thofania si sia umiliata più e più volte con questa famiglia per chiedere aiuto, lavoro e il perdono. Avete capito: perdono! Perché la famiglia, essendo aristocratica, aveva chiesto a tutta la popolazione e persino alla chiesa, di non aiutarli. Dunque i due vivano nella povertà più assoluta e ad aiutarli, economicamente, nei primi anni di matrimonio, fu Maddalena, sorella di Thofania. Costei, dopo 3 anni, rimase vedova.
Però in questo periodo iniziò ad applicarsi nelle arti della “stregoneria popolare”. Lei era una fattucchiera, una strega! L’unica eredità tramandata tra le donne della famiglia. Anzi pare che anche Maddalena, nonostante il suo lavoro di prostituta, svolgesse anche pratiche di: maledizione, legamenti d’amore e altre magie.
Perchè è la strega!
Thofania, nonostante emarginata, e vivesse ai margini di Palermo, avendo sposato un aristocratico, iniziò ad avere una clientela nobile. Tra la nobiltà palermitana serpeggiava il pettegolezzo che la donna, non bella e assolutamente povera, avesse stregato suo marito che era impazzito d’amore e per questo l’aveva sposata. Un pettegolezzo nato anche perché la cara Thofania era nota per aver avuto diversi amanti prima del matrimonio. Era considerata, da tutti, donna di malaffare!
Nei costumi dell’epoca, bastava il pettegolezzo che una donna avesse avuto rapporti intimi prima del matrimonio, per rimanere zitella, cioè nessuno l’avrebbe mai sposato. Thofania invece non solo aveva avuto più amanti, di cui lei stessa si era vantata, ma si era sposata e sposata con un nobile. Dunque doveva essere per forza una strega per riuscire a sfidare la convenzione sociale e morale.
Ciò le permise di divenire una donna nota tra l’aristocrazia di Palermo con il nomignolo di: Madama Malvera! Malvera è una modifica del palermitano di mala erba o di erba velenosa o erba cattiva.
Non dico che divenne ricca, ma da vivere in una capanna di mattoni e fango, si comprò un appartamento in città. Aveva una serva, gioielli e veniva anche invitata a matrimoni o cene importanti in casa di alcuni nobili. In tutto questo, Giulia divenne, agli occhi di tutti, sua figlia, nonostante si sapesse che non lo era.
Della vera madre di Giulia si sa che spari nel nulla, pratica comune per molte prostitute che, qualche volta, venivano ritrovate morte ai bordi della strada o in aperta campagna. Di altre invece si ritrovavano solo scheletri sepolti poi in tombe comuni e senza nomi.
La strega che volò da Palermo a Roma
La vita benestante di Giulia con sua zia e madre adottiva, Thofania d’Adamo, non durò molto. La zia si era affezionata a lei, anche perché l’aveva cresciuta dall’età di 4 anni. La fece battezzare in modo da introdurla nella società. La mandò a scuola. Comprava bei vestiti e le aveva messo vicino un insegnante per insegnarle a leggere, scrivere, le buone maniere.
Tuttavia, Madama Malerva, cioè Thofania, venne poi arrestata e pubblicamente giustiziata nel 1633 a Palermo. Costei fu accusata di stregoneria, dalla chiesa, e di essere un’apotecaria clandestina, erborista che preparava rimedi naturali, come veleni, dalla legge.
Lei vendeva rimedi segreti e pozioni magiche per eliminare: rivali, amanti, mariti e altre persone pericolose. Dato che lei operava tra i nobili, non ci furono molte persone a testimoniargli contro, ma bastò una denuncia. Uno dei suoi amanti, figlio di un barone di Palermo, si rifiutò di sposarla. I genitori, per proteggerlo dalla strega Thofania e dallo scandalo che costei aveva minacciato, decisero di mandarlo a Catania dove avrebbe sposato una sua cugina. Tale notizia, segreta, giunse alle orecchie di Thofania grazie appunto a delle sue clienti. Costei, probabilmente convinta di essere intoccabile, agì senza nascondersi. Eseguì una seduta spiritica per evocare i morti e poi diede, ad una serva della casa del suo amante, una pozione da fargli bere. Alla serva disse che era un filtro d’amore invece era un veleno potentissimo. L’uomo morì la notte prima di scappare.
La verità sulla morte del barone
Furono i genitori di costui che riuscirono a: trovare la serva e a farle dire cos’aveva fatto, senza contare che riuscirono anche a trovare tutti i partecipanti della seduta spiritica. Ci fu la denuncia e l’arresto. Tuttavia, i baroni, essendo potenti economicamente e politicamente riuscirono a corrompere sia la chiesa che le autorità che mantenerono il segreto sui nomi dei clienti di Madama Malerva. Thofania venne quindi arrestata, torturata, confessò tutti i suoi sortilegi e alla fine condannata. L’esecuzione avvenne per impiccagione, il 12 luglio del 1633 a Palermo con l’accusa di omicidio e di pratiche di stregoneria.
Cosa ne fu di Giulia mangiardi? La bambina, all’epoca dei fatti, aveva intorno ai 13 anni. Costei, poche ore prima dell’arresto di sua zia, sparì nel porto di Palermo.
La ritroviamo poi, qualche anno dopo, a Roma, e nacque la credenza popolare che la bambina, apprese le arti magiche da sua zia, volò sulla scopa per arrivare a Roma, lontano dalla legge palermitana.
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Madama Velenombra
Nelle mie ricerche mi affido sempre a dei testi che sono verbali o appartengono ad archivi che sono certificati. Purtroppo, degli anni in cui Giulia arriva a Roma, si sa ben poco, anzi pochissimo, per fortuna però ci sono delle testimonianze non ufficiali. Apro parentesi per i più puntigliosi, quando indico la frase: “testimonianze non ufficiali”, vuol dire che sono voci non confermate da atti scritti, appartengono quindi a detti o racconti popolari. Sottolineo, sempre per i più puntigliosi che poi mi scrivono commenti davvero perfidi, che sono voci non confermate, quindi mi attengo a tali voci e faccio una mia ipotesi. Chiuso parentesi per i puntigliosi!
Quello che ho reperito tra le poche cronache del tempo, che ci parlano della vita di Giulia, so che la bambina arrivò a Roma all’età di 13 anni. Affidata poi a delle nobildonne, cadute anch’esse in disgrazia, che erano di origine siciliana.
Secondo la mia personale ipotesi penso che sua zia Thofana, magari allertata da qualche conoscenza del suo prossimo arresto, abbia deciso di mettere in salvo la bambina affidandola a delle persone fidate, magari sotto pagamento. Forse Thofana pensava di essere scarcerata grazie alle sue conoscenze, cioè ai suoi clienti, ma non sapendo poi che fine potesse fare la piccola, durante il periodo di detenzione, ha preferito farla sparire per un po’. Anche perché la bambina poteva rischiare di finire in orfanotrofio o in un riformatorio, dove le bambine come lei avevano vita breve.
Penso che sia andata in questo modo poiché, la stessa Giulia, da adulta, disse alla sua serva, di cui vi parlo più in avanti, che sua zia le aveva dato oro e gioielli. Dopo la sua morte, le donne che l’avevano accolta in casa, la sbatterono fuori casa e lei fu costretta a chiedere prima l’elemosina e poi finì, all’età di appena 14 anni, come amante di un vecchio che la prese come “bottegaia” nella sua attività.
Documenti ufficiali
Ora passo ai documenti ufficiali! Giulia a Roma, mise in piedi una vera rete clandestina per la distribuzione della sua “Aqua Tofana”. Un rimedio particolare e costoso che eliminava i problemi.
Lavorando come “bottegai” riuscì, inizialmente, ad avere clienti di poco conto. In seguito andò a vivere in un appartamento, vicino al centro, dove elargiva diversi servigi. A Roma Giulia Mangiardi divenne Giulia Tofana, in memoria di sua zia.
Proprio il nome Tofana, noto nella nobilità palermitana, arrivò alle orecchie della nobilità romana che, conosciuto il legame aristocratico di questa “fattucchiera erborista”, divenne famosa. Giulia Tofana si faceva chiamare: la strega dell’acqua tofana oppure Madama Velenombra.
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Aqua Tofana: acqua miracolosa
Cos’è l’aqua Tofana? Era un veleno trasparente e letale. Inodore, incolore e insapore che agiva in 15 giorni. Venduto come: cosmetico per ringiovanire, rimedio per eliminare problemi, elisir per le gravidanze non desiderate, pozione per allontanare amanti e filtro per calmare per sempre i mariti. In poche parole: era un veleno che uccideva in base alla quantità che veniva assunta.
Giulia preparava quest’acqua nella sua cucina e la vendeva a clienti che si rivolgevano a lei per svariati motivi. Nella sua casa si eseguivano: sedute spiritiche, si parlava con i morti, costruiva amuleti in base al problema che gli veniva proposto, sparivano neonati da donne partorienti, vendeva rimedi per ogni male. Però torno a dire che la richiesta principale, fatta da uomini e donne di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali, era: l’aqua Tofana.
Oltre a questo, essendo una bella donna, era anche un’abile seduttrice e ammaliatrice. Sappiamo che ci furono uomini che per lei sperperarono interi patrimoni familiari, uomini che poi morivano misteriosamente. Avendo tanti benefattori in molti, dopo la sua morte, dissero che era una peripatetica, proprio come sua madre biologica.
Crebbe una neonata, di nome Girolama Spana, che però molti pensavano fosse sua figlia, altri invece dicevano che era la serva più fedele fino a persone che dissero che era la sua discepola. Purtroppo non è chiaro quale fosse il legame con questa donna.
Marito fuggito durante il viaggio di nozze
La casa di Giulia Tofana divenne un vero salottino dell’alta nobilità di Roma. Divennero famose le colazioni e i pranzi di Madama Velenombra. Questi incontri erano una copertura per il suo lavoro di fattucchiera. intratteneva conversazioni con le persone che la interpellavano e ci si metteva d’accordo sui compensi per il lavoro da svolgere. Ciò gli permise di avere una posizione di potere. Lei era rispettata e soprattutto temuta.
Una donna rispettata doveva essere sposata. Infatti Giulia si sposò, ma, l’uomo misterioso, benestante e non nobile, si rese conto, durante il viaggio di nozze, che Giulia lo stava avvelenando. I due si sposarono con pochi invitati, per la maggior parte familiari del marito. Solo che il quarto giorno, in viaggio di nozze a Perugia, costui ebbe dei terribili crampi allo stomaco, vomito e febbre altissima.
La notte della verità
Una notte vide, in uno stato di dormiveglia, sua moglie Giulia vicino alla finestra della camera da letto, fu la luce della luna che lo svegliò. Lei stava recitando delle parole incomprensibili su una ciocca dei capelli del marito poste sul davanzale. La vide poi mettere in un bicchiere dell’acqua da una bottiglia. La mattina presto, Giulia gli porse il bicchiere, e fu qui che lui comprese. Prima di bere chiese alla moglie di aprire le finestre per far cambiare l’aria nella stanza. Quando lei si voltò prese il bicchiere e lo verso sul materasso. Lei pensò che l’uomo avesse urinato a letto e quindi non gli diede peso.
Lui disse di stare sempre peggio e quando Giulia uscì per andare a fare compre, l’uomo fuggì. Contattò i suoi familiari che lo salvarono e denunciarono l’accaduto. Tuttavia, quando Giulia venne interrogata, si giustificò dicendo che era un tonico, cosa possibilissima. Inoltre l’uomo era in dormiveglia e forse quello era stato un sogno. Dunque non si diede luogo a procedere. Però i due non tornarono mai insieme.
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Cosa capito a Madama Velenombra?
I guari per la strega dell’aqua tofana non finirono qui. Diversi anni dopo la donna venne nuovamente indagata. Ci troviamo nel 1650, Giulia ha più o meno 30 anni. La denuncia che la portò ad essere nuovamente indagata dalle autorità venne fatta dai conti di Ceri.
La contessa di Ceri era una delle clienti di Madama Velenombra. Costei era una giovane di circa 22 anni sposata al conte di Ceri che di anni ne aveva 54. Matrimonio di convenienza e, data la giovane età e la sua esuberanza, era una donna corteggiata. Si rivolse a Giulia proprio per avere l’aqua Tofana. Solo che per la premura di rimanere vedova, la contessa non diede ascolto ai consigli della strega. Invece di somministrare quest’acqua un pochino ogni giorno, in modo da agire in 15 giorni facendo salire prima la febbre e poi con il sopraggiungere la morte, la somministrò al marito tutta in un giorno.
L’uomo morì di colpo mentre era in giardino con alcuni dei suoi parenti che sospettarono subito un avvelenamento. Tale ipotesi venne poi avvalorata anche dal medico che vide la bottiglietta dell’acqua Tofana sul comodino. La contessa era stata talmente sciocca da non nascondere nulla presa anche dal panico. Confessò tutto ai familiari del conte ancora prima che arrivassero le autorità.
Morte della strega: insolita
In men che non si dica, sia Giulia Tofana che la serva di appena 15 anni, cioè Girolama Spana, ricordiamoci che forse era la figlia, vennero arrestate. Nonostante torturate, seviziate e condannate a pane e acqua per oltre 2 mesi, non confessarono mai. Le conoscenze di Madama Velenombra le permisero di essere scagionate.
Nel 1651, Giulia Tofana, venne trovata morta nel suo letto, dopo 2 settimane di dolori atroci. La sua intera fortuna patrimoniale, come anche il commercio, passò, per testamento, a Giulia Spana.
Costei venne nuovamente arrestata nel 1659, confessò di aver preso parte a circa 600 omicidi, di aver praticato la stregoneria e via dicendo, insieme a Giulia Tofana quando era in vita. Di aver ucciso poi la donna quando costei l’aveva minacciata di cambiare il testamento. Venne impiccata a campo dei fiori il 5 luglio del 1659. Mentre le 600 persone, uomini e donne, che avevano richiesto e in parte eseguito gli omicidi, furono murati vivi nel palazzo dell’inquisizione a Porta Cavalleggeri.
Apro piccola paretesi prima di concludere, di queste 600 persone murate vive, non ci fu alcun nobile poiché costoro godevano del perdono papale concesso, per l’epoca, ai nobili. Dunque le persone uccise dall’aqua Tofana sono certamente molte, ma molte di più. Chiusa parentesi.
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Articolo scritto e pubblicato da: Il bosco delle streghe