Vergini Sacre e Riti Proibiti: La Vera Verginità
Il concetto di verginità nell’antica Roma è stato stravolto dall’avvento della cristianità, ma esso ha una radice antica che interessa il comportamento e non l’integrità fisica femminile ed è per questo che io, da donna, l’ho trovato realmente affascinante!
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Verginità… è solo un concetto culturale
Tra il 700 A.C e 300 D.C, l’ideale di vergine non era determinato solo dall’integrità intima. Intanto sappiate che la verginità non è un concetto medico, non esiste in medicina, ma è solo culturale! Nel senso che ogni cultura ha una sua “idea di verginità”.
Per farvi capire faccio degli esempi:
- Nell’antica Giudea e Samaria, le zone dov’è nato Cristo, sotto il dominio dell’Impero romano, una donna che era presa con la forza da questi soldati, rimanendo magari incinta, una volta partorito, era considerata vergine.
- Nel senso che si pensava che le donne potevano essere disonorate solo da uomini che appartenevano alla sua “etnia, cultura e religione”.
- Nel Buddhismo non si parla di verginità fisica, ma assolutamente ed esclusivamente di purezza spirituale. Tant’è che chiunque, nella sua vita, è sposato/a, ha figli, diventando poi monaco o monaca, ecco che viene visto come una vergine di purezza totale.
- In Inghilterra, nel 1530, l’anno in cui salì al tronò Elisabetta I Tudor, ribattezzata la regina vergine, il concetto di verginità era rivolto al comportamento sociale e al sacrificio di “immolazione” ad un’ideale.
- Infatti, la regina Elisabetta divenne vergine poiché ella, nel suo discorso di insediamento, disse: io mi sacrifico per l’Inghilterra, ci sarà una regina e mai un Re.
Iniziate a capire questo concetto? Nel cristianesimo, come anche in altre religioni, si è poi trasformato il significato originale, esclusivamente come una caratteristica fisica nelle donne, cioè la lacerazione dell’imene tramite penetrazione indica perdita di verginità.
La cosa che è molto, ma molto interessante e che, una volta compreso, chiarisce tanti comportamenti degli antichi romani è appunto il loro concetto di verginità e della prostituzione sacra.
Com’è la verginità nell’antica Roma?
Dato che abbiamo il potere di andare indietro nel tempo e vivere in questa epoca per tutti gli anni che vogliamo, ci troviamo nell’antica Roma, tra il 700 A.C e il 300 D.C. periodo che dura 1000 anni!
In questa epoca, il concetto di verginità, era di 2 tipologie:
- Pudicità, verginità morale contraddistinta da castità e modestia. Una donna sposata oppure una fanciulla che aveva avuto rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, tornava ad essere una vergine, agli occhi della società, se era pudica nei comportamenti. Doveva essere quindi: fedele, virtuosa, laboriosa, obbediente, silenziosa e discreta, materna.
- 12 Verginità fisica: le donne vergini potevano donare questo “elemento” fisico solo in 2 modi, tramite il matrimonio o con la prostituzione sacra. Al di fuori, ad esempio con un amante, era ritenuto immorale, ma condannabile solo in base alla classe sociale.
Esistevano sei classi sociali nell’antica Roma, che sono:
- Imperiali
- Patrizi
- Plebei nobili (coloro che venivano eletti dalla popolazione o erano eroi che la popolazione osannava avendo quindi un importante carica politica, economica oppure militaresca)
- 14 Plebei
- Equites
- Schiavi
- Liberti
Le donne delle famiglie imperiali, patrizi e i plebei nobili, che erano l’aristocrazia o nobiltà romana, dovevano conservare le 2 tipologie di verginità, vale a dire: Pudicità e fisicamente, fino al matrimonio. Mentre per tutti gli altri, che erano la maggior parte della popolazione, la verginità fisica non era obbligatoria da rispettare fino al matrimonio.
Nel senso che se una donna aveva un amante, ma era pudica, si considerava comunque una vergine. Una fanciulla che rimaneva incinta, non essendo sposata, diventando poi una madre amorevole e laboriosa, era da considerarsi vergine.
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Prostituzione sacra
Arriviamo ad un altro argomento interessante che va ad interessare comunque la verginità nell’antica Roma, vale a dire la: prostituzione sacra!
Nell’antica Roma, la prostituzione, in generale, era ben tollerata. Anzi coloro che erano peripatetiche commerciali erano addirittura tutelate o tutelati (poiché c’erano anche molti uomini che facevano il lavoro più vecchio del mondo). Pagavano le tasse, avevano diritti legali e sociali, esistevano perfino delle classi sociali nella prostituzione.
Tuttavia c’era un’altra tipologia di prostituzione, cioè quella sacra che avveniva esclusivamente durante dei culti e rituali religiosi. Esisteva la figura della:
- Sacerdotessa prostituta
- Meretrici sacrae
- Ancelle e vestali oscure
Oltre ad esse, in alcuni culti, venivano scelte delle fanciulle dalla popolazione e perfino nelle famiglie nobili e imperiali che si sottoponevano ai culti orgiastici.
Rituale e nessun giudizio morale!
La prostituzione sacra era al di fuori di qualsiasi giudizio morale. Le “partecipanti”, usiamo questo termine, non perdevano la verginità, nonostante ci fossero orge o rapporti completi, agli occhi della popolazione poiché esse offrivano questo “sacrificio” per il benessere della Comunità.
Tale prostituzione avveniva appunto per ingraziarsi la benevolenza della divinità che stavano venerando, richiamavano energie antiche e ancestrali, richiamavano la fertilità oppure richiedevano vittorie in battaglie o buona salute.
In sintesi vediamo che la prostituzione sacra rappresentava un sacrificio, un’offerta o un atto di devozione. La donna che perdeva questa caratteristica dopo il matrimonio, si votava alla famiglia e al marito. Colei che perdeva o cedeva la sua verginità fisica durante un rituale religioso si votava alla divinità in questione oppure era un’offerta, un sacrificio, che dimostrava la sua cieca fede.
Ciò cosa ci dice? Che una donna non era “classificata” solo in base all’integrità dell’imene, ma in base alle sue caratteristiche morali, religiose, comportamentali e sociali. Un tema che venne totalmente stravolto e svalutato con l’avvento della religione cattolica/cristiana.
Per questo la prostituzione sacra, non era concepita come immoralità, ma come un rito, un’offerta personale per il bene comune!
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Culti misterici
Specifico un dettaglio, un dettaglio importante, la prostituzione sacra non poteva avvenire quando lo si desiderava, anzi!
Esso si eseguiva in determinati culti, rituali religiosi, in date e orari prestabiliti, di fronte ad altre persone o con sacerdoti o altre figure religiose importanti e soprattutto in determinati templi e per determinate divinità. Rientrando quindi nei culti misterici. Il culto misterico è una pratica, nell’antica Roma, di rituali religiosi segreti in cui si: offrivano sacrifici estremi!
Vi faccio qualche esempio:
Il culto di Afrodite! Uno dei rituali dedicati ad Afrodite era il seguente: si sceglieva una fanciulla vergine fisicamente, bellissima, con grandi doti seduttive, che impersonificava Afrodite. Si lavava, purificava, a seno nudo, vestita da una cintura di fiori alla vita che reggeva un drappo di un tessuto leggero.
Ella si presentava nel tempio dove ad attenderlo c’era un sacerdote oppure, in alcuni casi, un gladiatore e si passava all’atto del rapporto sessuale completo. Il sangue virginale veniva poi raccolto con dei panni e bruciato offerto alla dea. Un altro culto misterico è quello dei rituali orgiastici che avveniva durate le Faunalia, le feste dedicato al Fauno tra il 5 e l’8 dicembre.
In questo caso, a quel che si sa, si effettuava, nei boschi sacri e consacrati oppure nei templi dedicati a questa divinità, delle orge in cui gli uomini indossavano corna oppure maschere di capra per identificare il Fauno.
Le donne o fanciulle che partecipavano a tali rituali o erano soggetti religiosi, come: vestali, ancelle, novizie oppure sacerdotesse, oppure erano donne della popolazione.
Scelta della vergine sacrificale
La scelta delle fanciulle tra la popolazione, poteva avvenire in tre modi!
- Per proposta delle fanciulle, cioè erano esse che si proponevano per tali rituali, rispettando la richiesta di essere molto belle, laboriose e pudicità
- Scelta da parte dei sacerdoti o sacerdotesse, sempre rispettando: bellezza, laboriosità e pudicità
- Estratte a sorte, rispettando sempre e comunque: bellezza, laboriosità e pudicità
Devo dire che comunque coloro che si proponevano per partecipare a tali ruoli, ricevevano, nei mesi avvenire, in caso la divinità aveva accettato il sacrificio, una buona dote. La benevolenza della divinità si evidenziava poi con: raccolti abbondanti, aumento del commercio, vittoria in battaglia e via dicendo.
Al contrario, se ci fossero state: epidemie, carestie, sconfitte e via dicendo, esse potevano venire letteralmente sacrificate al dio, quindi uccise. Ecco come mai c’erano più modi di scegliere le fanciulle tra la popolazione. Questo è quello che avveniva nella Roma arcaica!
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La femina serva: il controllore di verginità!
Desidero completare un argomento aperto in precedenza, vale a dire: per quale motivo la verginità fisica doveva essere esclusivamente delle classi sociali alte? Non era perché il futuro sposo poteva essere geloso, no! Era per conservare la “stirpe pura”!
Cerco di essere breve! L’uomo di classe sociale elevata sposava una donna della sua stessa elevatura. Lo faceva perché c’era l’idea di nobilità e purezza etnica, cioè: sicurezza della discendenza.
Questo era il pensiero: Le divinità mi hanno reso potente, elevandomi alla gente comune, dandomi ricchezza e potere, questo dono deve passare a mio figlio! Solo con un figlio mio sarò sicuro che tali doni passino anche a lui aumentando il prestigio del nome della mia famiglia.
Dunque la verginità fisica, richiesta obbligatoriamente alle donne nobili, garantiva che solo lui, il marito, avesse avuto rapporti con la donna e quando lei rimaneva incinta, il figlio era sicuramente suo.
Tuttavia per garantirsi che dopo la prima notte nuziale la donna non avesse altri incontri, le veniva affidata la Femina serva, in seguito prende il nome di dama di compagnia. Un segugio in tutti i sensi, che era una servitrice fedele alla famiglia del marito, quindi scelta dal marito stesso che non lasciava la moglie, dopo la prima notte di nozze, nemmeno per andare in bagno. Anzi perfino i rapporti coniugali avvenivano con lei presente!
Infine, nei mesi avvenire, la donna nobile poteva fare vita sociale, ma solo in determinati ambienti e sempre con la femina serva a meno di un metro di distanza. Solo quando c’era la gravidanza, alla donna, veniva permesso una maggiore libertà!
Mentre se la donna, anche se vergine, non rimaneva incinta il marito, già dopo un paio di anni, poteva ripudiarla, nel senso che poteva divorziare. Questo ripudio avveniva in modo legittimo poiché la mancanza di figli oppure la mancanza di figli maschi, era un motivo legale per non continuare l’unione. Anche perché se la donna non rimaneva incinta, era colpa sua. L’uomo non ne aveva colpa!
Verginità maschile a Roma!
Mentre le donne erano sottoposte a queste diverse regole sociali e comportamentali, che variavano in base a tantissimi elementi, cosa si pensava della verginità maschile?
Nell’antica Roma, per gli uomini, non esisteva il concetto di verginità maschile. Anzi gli uomini venivano iniziati da giovanissimi all’arte del sesso. Non solo quello attivo, ma anche passivo! Il concetto di virilità era uno dei fulcri centrali della società romana. Essi dovevano avere più partner, sottolineo partner, perché non ci si concentrava solo su rapporto uomo e donna.
La pederastia, cioè il rapporto sessuale tra un uomo adulto e un giovanetto era una pratica accettata, comune e per nulla giudicata. Ho trovato comunque delle regole sociali e comportamentali.
L’uomo passivo, il giovanetto, non doveva aver avuto ancora delle proprie erezioni poiché solo quando si aveva l’erezione si veniva classificati come “uomo adulto” e, data che la natura era cambiata, costui doveva iniziare ad avere rapporti con donne.
Gli uomini adulti potevano avere rapporti tra di loro, ma c’era una divisione tra classi sociali! Coloro che erano nobili, soldati o che avevano un ruolo più elevato, dovevano essere la parte attiva. Mentre gli schiavi o i plebei potevano essere sia attivi che passivi.
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Tradimento maschile, nell’antica roma: tutto concesso… o quasi!
Per tutti gli uomini era concesso e non era mal visto il tradimento extraconiugale. Anzi, le classi sociali elevate avevano anche: concubine e amanti fisse che potevano essere presenti anche a eventi pubblici e spesso vivevano in casa insieme alla moglie.
Anzi c’era chi addirittura le adoperava come “femine serve”.
In ultimo i rapporti fugavi, le avventure che si avevano con schiave e prostitute, non erano considerate immorali perché queste donne erano una proprietà! Le schiave erano una proprietà del padrone mentre le prostitute diveniva proprietà temporanee poiché pagate! Mentre se erano le donne a tradire, allora o esse si dovevano suicidare oppure si potevano uccidere perché erano venute meno alla pudicità, cioè la verginità morale!
L’uomo veniva punito solo per 4 motivi:
- L’amante era una donna sposata, quindi lui danneggiava un’altra famiglia
- L’amante era una vergine di una famiglia gens (quindi nobile)
- Ruolo passivo in un rapporto omo-omo
- Incesto
Ti ha sorpreso scoprire che la verginità, nell’antica Roma, non era solo fisica ma anche comportamentale?
Se fossi vissuto/a nell’antica Roma, credi che avresti rispettato le regole imposte dalla tua classe sociale in tema di moralità e sessualità? Perché?
Che idea ti sei fatto/a della prostituzione sacra? La consideri un atto di devozione o qualcosa di controverso? Dimmelo nei commenti!
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Articolo scritto e pubblicato da: Il bosco delle streghe