Angeli custodi, angeli e demoni: gli angeli… esistono?
Angeli… emergono come presenze sottili, potenti, misteriose e protettive. Custodi e messaggeri, ponti tra cielo e terra, ci guidano, ma qual è il loro messaggio segreto?
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Gli angeli sono figure millenari presenti in tutte le culture con diversi aspetti, ma con un aspetto comune: emergendo come presenze sottili che parlano all’uomo di un “oltre”.
Già nei miti mesopotamici compaiono entità alate che vigilano sugli uomini. Nell’antico Egitto sono creature intermediarie che accompagnavano le anime nel regno dei morti. In Grecia, i daimones, di cui ho fatto un altro video e lascio il link in alto nella I, erano forze spirituali che guidavano il destino, e nel mondo persiano lo zoroastrismo parlava di spiriti luminosi, protettori dell’ordine cosmico. Dappertutto, in forme diverse, ritroviamo lo stesso “prototipo” o capostipiste: messaggeri tra cielo e terra, ponti tra il divino e l’umano.
Nell’interpretazione religiosa è un servitore di Dio, un custode delle leggi celesti che non ha volontà propria ma obbedisce al volere divino. Nella dimensione spirituale, invece, l’angelo diventa compagno di cammino: guida personale, presenza silenziosa che protegge e ispira.
Qui il legame si fa intimo, affettivo, perché l’angelo non appare solo come entità cosmica, ma come forza vicina all’anima. Nell’esoterismo, gli angeli non sono solo custodi, ma potenze cosmiche, intelligenze legate a pianeti, sefirot e gerarchie occulte. La magia rinascimentale, la cabala e la tradizione enochiana hanno letto negli angeli chiavi di accesso a dimensioni superiori della coscienza, vibrazioni ataviche, antiche, che possono essere evocate o contemplate.
Domandona per tutti
Eppure, al di là delle interpretazioni, una domanda resta: perché oggi gli angeli affascinano ancora così tanto? Forse perché viviamo in un tempo in cui la razionalità domina, eppure cresce il bisogno di mistero. L’angelo rappresenta una presenza che non si vede ma si percepisce, un simbolo di protezione in un mondo incerto. La loro forza sta proprio nell’essere “vicini e lontani”: non impongono, non gridano, ma accompagnano in silenzio. L’angelo rimane universale e attuale: figura antica che ancora oggi parla di speranza, di guida e di legame con l’invisibile. Non importa se lo si considera archetipo, energia o messaggero divino: il suo richiamo resta vivo, misterioso e irresistibile, come se custodisse un segreto che l’umanità non ha mai smesso di cercare.
Aspetto Spirituale degli angeli
Gli angeli non appartengono al Cristianesimo: sono figure universali, antiche, presenti già nelle prime origini degli uomini, come accennato li ritroviamo già presenti nella Mesopotamia. Creature che conservano un’aura di mistero.
Andiamo per gradi. Nel Cristianesimo, l’immagine più familiare è quella dell’angelo custode: una presenza silenziosa che accompagna l’anima lungo il cammino della vita, invisibile ma costante. Accanto a lui troviamo gli arcangeli, figure potenti e simboliche: Michele, il guerriero che combatte le forze oscure; Gabriele, il messaggero che annuncia il divino; Raffaele, il guaritore che porta conforto e guarigione. Dietro queste figure, la tradizione parla di vere e proprie gerarchie celesti: serafini, cherubini, troni e molte altre schiere, ordinate in livelli che rispecchiano un cosmo armonico e strutturato. È come se il cielo fosse una grande architettura spirituale, in cui ogni angelo occupa un ruolo preciso.
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E… poi…
Nell’ebraismo, gli angeli prendono il nome di malakhim, che significa semplicemente “messaggeri”. Non sono divinità, ma emissari che trasmettono la volontà di Dio e custodiscono i popoli o gli individui. Le storie bibliche li descrivono come guide, a volte come guerrieri, legati al compito di proteggere e comunicare. La loro forza sta nella funzione, non nell’individualità: sono scintille di un fuoco più grande.
Anche nell’Islam la presenza angelica è fondamentale. Jibril (Gabriele) è colui che trasmette il Corano al Profeta, ponte tra il divino e l’umano. Mika’il è associato al nutrimento e alla misericordia, Israfil annuncerà il Giorno del Giudizio con il suo squillo di tromba, mentre Azrael, l’angelo della morte, accompagna le anime nel passaggio oltre la vita. Non c’è paura in questa visione: gli angeli sono custodi dell’ordine cosmico e servono Dio con fedeltà assoluta.
Al di fuori delle religioni monoteiste, il tema degli angeli si diffonde in altre forme. Nel zoroastrismo, gli Amesha Spenta sono spiriti benefici che difendono la luce dal caos. Nell’induismo, troviamo i deva, entità luminose che governano le forze naturali e cosmiche. Nel buddhismo, le figure celesti assumono l’aspetto di deva e bodhisattva, esseri compassionevoli che aiutano l’uomo sul sentiero dell’illuminazione. Ovunque si guardi, prende forma lo stesso concetto: esseri sottili, intermediari tra l’invisibile e il mondo umano. Messaggeri, custodi, guide o guerrieri, gli angeli appaiono come riflessi di una stessa verità: l’uomo non è mai solo, c’è sempre una presenza che vigila, misteriosa e silenziosa, dietro il velo della realtà.
Funzione degli angeli: Tra i veli della realtà, nel silenzio delle notti o nei momenti più fragili, si insinua l’idea e si percepische che ci sia qualcuno che ci osserva, ci accompagna e protegge. E così nasce la figura dell’angelo: messaggero di Dio, guida segreta, custode invisibile.
Messaggeri tra cielo e terra
Nelle antiche scritture gli angeli compaiono come emissari del divino. Non sono divinità, ma ponti: creature che portano un messaggio da un piano superiore al cuore dell’uomo. Gabriele annuncia a Maria la nascita di Cristo, Michele combatte le forze oscure, innumerevoli angeli parlano ai profeti attraverso visioni e sogni. Il loro compito non è imporre, ma rivelare: tradurre l’incomprensibile linguaggio del cielo in segni che l’essere umano possa afferrare. È un ruolo sottile, quasi invisibile, ma che segna la differenza tra sentirsi abbandonati all’universo e percepire un ordine nascosto che guida il cammino.
Custodi e compagni silenziosi: Accanto ai grandi messaggeri troviamo figure più intime: gli angeli custodi. Secondo la tradizione, ogni persona ne ha uno, assegnato come compagno di viaggio dall’inizio alla fine della vita. Non li vediamo, ma forse li percepiamo: in quell’improvvisa intuizione che ci salva da un pericolo, nella spinta interiore che ci fa scegliere la strada giusta, nel conforto che sentiamo quando tutto sembra crollare. Sono presenze discrete, che non impongono mai la loro voce, ma la sussurrano all’interno del cuore. L’angelo custode non è un’entità distante, ma la mano invisibile che veglia nell’ombra, custode del destino personale.
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Portatori di rivelazioni e ispirazioni
Gli angeli non solo proteggono: ispirano. Nei testi sacri, sono spesso portatori di visioni, sogni e rivelazioni. Ma la loro azione non si ferma nell’antichità: quanti artisti, poeti o mistici hanno raccontato di aver creato sotto un’ispirazione che sembrava non venire da loro stessi? È come se, in certi momenti, l’uomo potesse sintonizzarsi su una frequenza più alta, dove parole e immagini fluiscono da una sorgente invisibile. Gli angeli diventano allora simboli di quella scintilla che accende la mente e l’anima, aprendo varchi sul mistero.
Il fascino eterno degli angeli: Forse ciò che rende gli angeli così affascinanti è la loro duplice natura: vicini e lontani, familiari e misteriosi. Da un lato ci rassicurano, ricordandoci che non siamo soli. Dall’altro ci inquietano, perché ci sussurrano che esiste un mondo oltre il visibile, un ordine segreto che veglia su di noi. Sono custodi di soglie, presenze che appartengono a un altrove che sfugge ai nostri sensi, eppure penetra la nostra vita quotidiana.
L’esperienza personale con gli angeli: Gli angeli non sono soltanto figure delle scritture o dei dipinti sacri: per molti, sono presenze vive, che si manifestano nella quotidianità in modi sottili e inattesi. Parlare di esperienza personale con gli angeli significa entrare in una dimensione intima, dove la fede si intreccia al mistero e dove il visibile lascia spazio all’invisibile.
Preghiera e invocazione: Da secoli l’uomo si rivolge agli angeli con la preghiera. Non è solo un gesto di fede, ma un atto di apertura: come se, nel rivolgere pensieri e parole a queste presenze luminose, l’anima si sintonizzasse su una frequenza diversa. L’invocazione non ha sempre la forma di formule elaborate: a volte basta un pensiero, una richiesta silenziosa, un grido interiore. Chi crede racconta che gli angeli rispondono non con parole udibili, ma con intuizioni, sensazioni di pace, coincidenze che indicano una strada.
Segni e sincronicità
Molti testimoniano di aver percepito la vicinanza degli angeli attraverso piccoli segni: una piuma trovata per caso, numeri che si ripetono inspiegabilmente, un incontro fortuito che cambia la vita. Le sincronicità vengono lette come messaggi: non eventi casuali, ma tracce di un disegno nascosto che si rivela nei dettagli. Non è necessario crederci alla lettera: l’importante è il senso di guida e di connessione che questi segni generano, come se una presenza invisibile stesse vegliando, pronta a lasciare indizi lungo il percorso.
Esperienze mistiche e testimonianze: Ci sono poi le esperienze più intense, quelle che toccano il confine del mistico. Racconti di persone che, in momenti di dolore o pericolo, hanno sentito una voce interiore calmare la paura, una luce improvvisa riempire la stanza, una mano invisibile sollevarle dal baratro. Testimonianze che sfidano la spiegazione razionale, ma che per chi le vive restano più reali di qualsiasi logica. Queste esperienze, che si trovano in diari spirituali, resoconti di santi, ma anche in racconti comuni, mantengono intatto il fascino dell’angelo: presenza che non si impone, ma che appare quando l’anima è pronta a riceverla.
Il mistero vicino: Che siano segni discreti o manifestazioni profonde, gli angeli entrano nell’esperienza personale come presenze silenziose, mai invadenti. Non offrono certezze scientifiche, ma aprono spazi di significato. Forse è proprio questo il loro dono: ricordarci che esiste un livello della realtà che sfugge al controllo, ma che ci accompagna, invisibile e vicino, come un soffio d’ala oltre il mondo tangibile.
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Le gerarchie angeliche
Quando si parla di angeli, l’immaginazione corre subito a figure luminose con ali splendenti. Ma dietro questa visione poetica, romantica, che ha preso maggior corpo nel rinascimento intorno al 1400 D.c grazie anche alle forti correnti artistiche dell’epoca. Però dietro l’angelo luminoso si nasconde una struttura più complessa, un’architettura celeste. A descriverla in modo sistematico fu Dionigi l’Areopagita, mistico del V secolo, che organizzò gli angeli in nove ordini distribuiti in tre grandi sfere. Non semplici presenze isolate, ma un vero e proprio “cosmo invisibile” ordinato in base ai livelli di purezza e vicinanza al divino.
Al vertice troviamo i serafini, immersi nel fuoco dell’amore divino, e i cherubini, custodi della sapienza. Accanto a loro i troni, che riflettono la giustizia e l’equilibrio del cielo. Scendendo di un gradino appaiono le dominazioni, che governano gli ordini inferiori, seguite dalle virtù, collegate alla forza e ai miracoli, e dalle potenze, che vigilano sull’armonia tra materia e spirito.
L’ultima triade comprende i principati, custodi dei popoli e delle nazioni, gli arcangeli, messaggeri dei grandi annunci, e infine gli angeli propriamente detti, i più vicini agli uomini. È come se la luce divina si diffondesse attraverso cerchi concentrici, fino a raggiungere il cuore dell’essere umano. Questa visione non è solo teologica, ma anche esoterica. Le gerarchie si leggono come livelli di coscienza: dal contatto con l’amore puro dei serafini alla guida più concreta degli angeli custodi. Ognuna di queste schiere rappresenta uno stadio dell’ascesa interiore, un gradino che l’anima percorre nel suo viaggio verso il divino.
Non sono solo esseri esterni, ma simboli di stati dell’essere. L’uomo che medita sui serafini, ad esempio, non incontra soltanto entità celesti, ma si apre alla vibrazione dell’amore assoluto; chi invoca gli arcangeli, invece, attiva in sé la forza di combattere le proprie ombre o di ricevere nuove ispirazioni. Il fascino di questa struttura sta nella sua doppia natura: da un lato, una gerarchia ordinata e rigorosa; dall’altro, un percorso interiore che ognuno può intraprendere. Guardare agli angeli come gerarchie non significa soltanto immaginare un cielo popolato da schiere luminose, ma intuire che l’universo stesso è tessuto da livelli invisibili di energia e coscienza.
Angeli e Cabala
Nella tradizione cabalistica, gli angeli non sono soltanto presenze che vegliano o messaggeri che attraversano i cieli. Essi diventano parte integrante della grande architettura cosmica: l’Albero della Vita, simbolo dell’universo e della coscienza umana. Ogni sefira, i dieci “canali” attraverso cui la luce divina si riversa nel mondo, è associata a energie angeliche che ne custodiscono e ne riflettono l’essenza.
La Cabala insegna che gli angeli non sono creature isolate, ma manifestazioni della stessa forza che sostiene l’universo. Così, accanto a Keter, la corona suprema, troviamo angeli che vibrano dell’energia della pura volontà divina. In Chesed, la misericordia, si muovono entità luminose che irradiano bontà e protezione. In Gevurah, la forza, gli angeli diventano severi e giusti, custodi dell’ordine e del limite. Ogni sefira non è soltanto un concetto astratto, ma una porta abitata da intelligenze angeliche, che fanno da mediatori tra l’infinito e la dimensione umana.
Le correlazioni tra sefirot e angeli non sono semplici catalogazioni: rappresentano l’idea che ogni livello della realtà, dall’alto più inaccessibile fino alla vita quotidiana, sia abitato e protetto da presenze che custodiscono il flusso della creazione. In questa visione, gli angeli non sono figure esterne, ma simboli di forze spirituali che operano dentro e fuori di noi. Particolare rilievo assume la figura dell’angelo custode, che nella lettura cabalistica diventa il riflesso dell’anima superiore. Non è quindi soltanto un’entità distinta che ci accompagna, ma la parte più alta e luminosa del nostro stesso essere.
È come se l’uomo vivesse contemporaneamente su due piani: quello terreno, fatto di limiti e fragilità, e quello celeste, dove l’anima si riflette in un angelo che lo guida e lo richiama alla sua origine divina. Ritrovare il legame con il proprio angelo custode, dunque, significa ritrovare se stessi, riconoscere la scintilla nascosta che ci collega alla fonte. Il mistero della Cabala ci sussurra che il mondo è un intreccio di energie e presenze invisibili. L’angelo, in questa prospettiva, non è un visitatore esterno, ma una parte viva del grande respiro cosmico, una guida che accompagna l’anima lungo i sentieri dell’Albero della Vita.
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Angelologia ermetica e occultismo
Quando il Rinascimento riportò in vita antiche conoscenze, l’Europa riscoprì non solo la filosofia e le arti, ma anche tradizioni esoteriche dimenticate. In questo clima di rinnovata curiosità, gli angeli non furono più soltanto figure teologiche, ma divennero protagonisti di studi occulti e pratiche magiche. L’angelologia assunse una dimensione nuova: non semplice contemplazione, ma strumento per entrare in contatto con le forze sottili dell’universo.
Nelle tradizioni magiche rinascimentali, gli angeli erano considerati intermediari indispensabili per accedere ai misteri celesti. Filosofi e maghi come Marsilio Ficino e Giovanni Pico della Mirandola vedevano nell’invocazione angelica una via per elevare l’anima e ricevere ispirazioni superiori. Non si trattava di evocazioni spettacolari, ma di pratiche meditative e rituali con cui l’uomo cercava di armonizzarsi al cosmo, entrando in sintonia con presenze invisibili che custodivano i segreti della conoscenza.
In questo contesto si colloca la figura di Cornelio Agrippa, uno dei più influenti pensatori esoterici del XVI secolo. Nella sua celebre Filosofia Occulta, egli descrive un universo popolato da intelligenze angeliche che governano i diversi livelli della realtà. Per Agrippa, conoscere i nomi, i sigilli e le corrispondenze degli angeli significava poter dialogare con essi, ricevere insegnamenti e favori spirituali. L’angelologia occulta non era una sfida a Dio, ma una forma di scienza sacra: un modo per avvicinarsi alla luce divina attraverso le sue emanazioni più pure. Tuttavia, è importante distinguere tra angeli e spiriti planetari, concetti che nell’occultismo rinascimentale venivano spesso confusi. Gli angeli erano visti come entità luminose, manifestazioni della volontà divina, legate a un ordine superiore e immutabile.
Gli spiriti planetari, invece, appartenevano a un livello più basso: forze connesse ai pianeti, al destino e alle influenze astrali, potenti ma mutevoli, non sempre benevoli. Se l’angelo elevava l’anima verso il divino, lo spirito planetario la ancorava al ciclo delle stelle e della materia. Questa distinzione era cruciale per i maghi rinascimentali: rivolgersi a un angelo significava aprirsi alla sapienza e alla luce; trattare con gli spiriti planetari comportava rischi, poiché si entrava in contatto con energie ambigue e instabili.
Angeli e astrologia
Fin dall’antichità, cielo e divino sono stati intrecciati in un’unica visione: i movimenti delle stelle erano letti come segni di un ordine superiore. Nelle tradizioni esoteriche, questa armonia celeste non era governata solo da forze impersonali, ma anche da presenze luminose: gli angeli. Così nasce l’idea di una corrispondenza profonda tra gli angeli e i pianeti, tra il firmamento visibile e le intelligenze invisibili che lo reggono.
Ogni pianeta, secondo l’astrologia ermetica, non è soltanto un corpo celeste, ma un canale di energia che influenza la vita terrestre. E a ciascuna di queste sfere celesti si lega un angelo, inteso come intelligenza planetaria. Michele, ad esempio, è associato al Sole, simbolo di forza, luce e verità; Gabriele, alla Luna, con la sua connessione al sogno e all’intuizione; Raffaele a Mercurio, signore della comunicazione e della guarigione. Allo stesso modo, altri angeli presiedono a Marte, Giove, Venere e Saturno, guidando le correnti sottili che dai cieli discendono fino al mondo umano.
Anche i segni zodiacali sono stati collegati a presenze angeliche. Non si tratta di semplici protettori, ma di energie che riflettono qualità spirituali: chi nasce sotto un certo segno, secondo queste tradizioni, riceve un’influenza angelica particolare, un’impronta invisibile che lo accompagna per tutta la vita. In questo quadro, l’angelo non è solo custode personale, ma parte di un vasto ordine cosmico. È l’intelligenza che governa i cieli, che trasforma il movimento delle stelle in linguaggio spirituale, traducendo l’armonia universale in guida per l’anima.
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La funzione spirituale degli angeli
Gli angeli accompagnano l’uomo da sempre, sospesi tra leggenda e fede, mito e rivelazione. Non sono semplici figure poetiche, né soltanto simboli: nella tradizione spirituale hanno una funzione precisa e profonda. Custodi, guide, testimoni della vicinanza di Dio, essi rappresentano un ponte tra l’umano e il divino, un richiamo costante a una realtà più grande che circonda e sostiene l’esistenza.
Custodi e guide silenziose: L’immagine dell’angelo custode è forse la più diffusa e amata. Secondo molte tradizioni, ogni essere umano nasce con accanto un angelo incaricato di vegliarlo. Questa presenza non è spettacolare né invasiva, ma discreta, quasi impercettibile: un sussurro interiore, una spinta silenziosa verso il bene.
Quanti racconti parlano di intuizioni improvvise che salvano da un pericolo, di coincidenze inspiegabili che aprono strade nuove, di una forza invisibile che sostiene nei momenti più difficili? È qui che il ruolo dell’angelo custode si manifesta: compagno di viaggio che non obbliga, ma orienta; custode che non impone, ma protegge. Essere guida significa anche accompagnare nel cammino spirituale. L’angelo non si limita a salvaguardare la vita materiale, ma indica direzioni interiori: suggerisce coraggio quando domina la paura, infonde speranza quando il buio sembra vincere, accende una luce nei momenti di smarrimento. È come se la sua presenza fosse un costante invito a non dimenticare la parte più alta e luminosa di noi stessi.
Memoria della vicinanza di Dio
Accanto al ruolo personale, gli angeli hanno anche una funzione collettiva: ricordano che Dio non è distante, ma vicino, e che la sua azione attraversa la storia. Nelle Scritture compaiono come messaggeri che annunciano eventi cruciali, custodi dei popoli, portatori di visioni che cambiano il corso delle vicende umane.
Michele che combatte per difendere la giustizia, Gabriele che annuncia la nascita di Cristo, angeli che sorvegliano le porte del paradiso o accompagnano i profeti: tutte immagini che sottolineano la stessa realtà, ovvero che la presenza divina si manifesta anche attraverso intermediari invisibili. Per chi crede, gli angeli sono quindi segni concreti della fedeltà di Dio, testimonianze che l’uomo non è mai lasciato solo. Essi ricordano che dietro il fluire caotico della storia c’è una regia più alta, un disegno che guida e orienta. Non eliminano il mistero né il dolore, ma introducono la certezza che la luce non abbandona mai del tutto l’umanità.
Una presenza che invita alla speranza: In fondo, la funzione spirituale degli angeli non si esaurisce nelle visioni mistiche o nei racconti sacri: continua a parlare ancora oggi, in una società che spesso si sente sola e disincantata. L’angelo è simbolo di vicinanza, di protezione, di una guida che non viene da noi ma ci accompagna. È memoria vivente che la vita non è solo materia, ma è intrecciata a fili invisibili che conducono verso il divino.
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Articolo scritto e pubblicato da: Il bosco delle streghe
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