Ecate: tre teste non sempre d’accordo? Dea delle streghe
Ecate emerge dai misteri antichi: dea triforme, custode di soglie e segreti che sfuggono agli dèi e agli uomini. Tra luci e ombre, tra cieli e inferi andiamo a conoscere Ecate, la trivia.
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Ecate o Hekate è una divinità dalle origini complesse, antiche, che ritroviamo in tante culture e che sono avvolte nel mistero. Le sue radici sembrano e sottolineo sembrano, risalire all’antica Grecia, ma è un errore. Perché ritroviamo questa divinità già in epoca pre-romana, se pensiamo che Roma è nata prima della Grecia, vediamo che è impossibile che Ecate sia nata nella mitologia greca. Le prime origini di Ecate, con tanto di prova in reperti oggi datati, la ritroviamo nell’Asia Minore e nella Tracia, regioni da cui i Greci importarono molte figure connesse al culto della natura e delle forze primordiali. In questi luoghi era chiamata Bendis, che significava, nella lingua originale: splendore della luna o luce della notte.
Nella Teogonia di Esiodo, uno dei testi più antichi ancora oggi esistenti, che la menzionano, Ecate è figlia dei titani Perse (colui che devasta o il distruttore) e Asteria (stellata o delle stelle). Asteria era associata come forza primordiale degli oracoli notturni e della magia strale. I due diedero alla luce Ecate facendola divenire una delle dee primordiali più importante. Non è quindi una dea secondaria, ma una potenza cosmica venerata e rispettata da Zeus stesso, che le riserva onori e poteri pari a quelli degli dèi olimpici.
Divinità Ctonia, cosa vuol dire?
Ciò che rende Ecate così straordinaria è la sua vastità di domini! Lo stesso Zeus non si poteva opporre al suo controllo su tutti i regni. A differenza di altre divinità, che sono collegate a un singolo territorio o potere, Ecate aveva potere sulla terra, sul mare, sul cielo e sul regno dei defunti. Signora della fertilità, dispensatrice di ricchezze, protettrice dei guerrieri e garante della giustizia. Questa sua onnipresenza la rese una divinità completa, che era sia benefica che terribile.
Col passare dei secoli, il suo ruolo subì un’evoluzione. Da dea cosmica, fu progressivamente identificata come divinità liminale, cioè divinità dei confini. Ecate è custode degli incroci, signora della notte e delle anime. La sua potenza era concentrata nella sfera ctonia, cioè delle forze nascoste che sono sulla terra e “sotterranea” inteso come mondo dei defunti. Connessa al mondo invisibile, ai riti magici, occulti e all’esoterismo. Tuttavia, non perse mai la sua aura originaria di forza suprema. Ecate era temuta e rispettata perché nessun altro dio padroneggiava territori tanto diversi o possedeva il controllo sulle porte che separano la vita dalla morte.
La sua potenza risiedeva nella natura triplice, dei suoi poteri. Ecate era insieme protettrice e distruttrice, madre e strega, luminosa e oscura. Decideva del destino degli uomini, guidarli nelle scelte cruciali, aprire o chiudere i passaggi tra i mondi. A lei si rivolgevano sia i maghi che le streghe, gli oracoli che i veggenti, in cerca di potere, ma anche le persone comuni la evocavano o pregavano per avere protezione dagli spiriti maligni. Ecate quindi nasce come divinità titanica, cosmica e primordiale. La sua potenza assoluta e la capacità di governare i limiti tra i mondi la rendono una dea unica, che incarna forze tali che gli stessi Olimpi non possono e non riescono a controllare.
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Aspetto originale di Ecate e natura femminile
L’aspetto originario di Ecate è tra i più affascinanti e sfuggenti della mitologia greca. Nei testi più antichi, come in Esiodo, non vi è una descrizione precisa delle sue fattezze: Ecate era più un principio cosmico che un volto definito. Tuttavia, nelle rappresentazioni artistiche successive, soprattutto dal V secolo a.C., circa il 500 A.c, la dea assume sembianze concrete, tangibili.
Ecate era come una donna, talvolta con una torcia nella mano destra e delle chiavi nella sinistra. Questa immagine è però molto simbolica perché destra e sinistra hanno un significato chiaro in esoterismo. La parte destra è la parte dell’uomo, forte è vigorosa. La parte sinistra è quella femminile, più debole, ma sensibile. La torcia nella mano destra indicava la luce che si segue durante la vita, la strada che viene illuminata dalle nostre decisioni. Per questo è proprio nella mano destra perché gli uomini debbono essere forti per vivere. Mentre le chiavi erano tenute nella parte sinistra. Le chiavi sono le chiavi per aprire le porte della vita o della morte e solo le donne, quindi le “femmine”, possono partorire, cioè dare la vita. Però Ecate è colei che può aprire la porta della morte e, secondo alcune teologie antiche, sono sempre le donne che rendono la morte più docile.
C’è poi un terzo significato in questa immagine, vale a dire che lei, Ecate, ha la capacità di illuminare l’oscurità, nel senso che è lei che ti aiuta a fare le giuste scelte quando sei preso dall’oscurità.
Dea a tre teste
In ultimo, ma importantissimo, nella figura originale, Ecate era una donna singola, cioè con un solo corpo, ma con 3 teste di donna di età indefinita. Queste 3 teste erano tutte sveglie poiché lei poteva guardare in qualsiasi direzione. Però quando veniva evocata o decideva di mostrarsi, le teste non erano tutte sveglie. Vi dico quello che ho letto riassumendolo. Se la dea Ecate doveva accompagnare un eroe alla porta della morte, due teste erano addormentate e solo una parlava. Costei si riconosceva perché la pelle del suo volto era bluastra, come quella dei morti. Mentre se si mostrava ad un oracolo, quindi ad una veggente, per dargli un messaggio, allora la testa con il volto più rugoso, ma comunque non vecchio, le parlava, ma le altre due dormivano. Infine, se Ecate parlava ad una donna che partoriva un eroe, allora a parlare era la testa di una donna giovane e le altre dormivano. Tale particolarità capitava solo quando era la Dea che si palesava a singoli soggetti in determinate situazioni. Mentre coloro che la vedevano da lontano oppure quando ecate mostrava la via, le 3 teste erano tutte vigili, cioè sveglie.
Ecate cambia
Con il tempo, soprattutto a partire dall’epoca ellenistica, nel 300 A.c, dopo la morte di Alessandro Magno, il suo aspetto si arricchisce: la dea viene raffigurata come triforme, cioè con tre corpi o tre teste rivolti in direzioni diverse. Questa iconografia che riprendeva quella originale, la collegava al suo ruolo di signora degli incroci, capace di osservare contemporaneamente tutte le strade e tutti i mondi. Le sue teste potevano essere umane, canine o equine, a sottolineare la sua vicinanza a regni differenti.
Ma, a questo punto, io mi sono fatta questa domanda: perché Ecate era rappresentata come donna? La risposta affonda nelle radici stesse del mito. In molte culture arcaiche, il principio femminile è associato al mistero, alla fertilità, alla vita e alla morte. Poteri che la donna, in quanto generatrice, incarna, possiede. Ecate, con la sua connessione ai cicli naturali, alla luna e alla magia, ala vita e alla morte, si presenta come la manifestazione perfetta di questa forza femminile ancestrale. La sua natura non è “di donna” ma di dea archetipica, rappresentazione del femminino divino, cioè del principio femminile come forza sacra e divina, che unisce maternità, oscurità e saggezza.
Anche gli oggetti che porta con sé diventano tanti: torce, chiavi, serpenti e pugnali. Ognuno di essi ha un significato simbolico. Le torce illuminano le tenebre, le chiavi aprono i passaggi nascosti, i serpenti richiamano la rigenerazione e il mistero, i pugnali la capacità di difendere o colpire. Questo apparato iconografico rafforza la percezione di Ecate come dea dei limiti, dei segreti e delle soglie.
Lei è la signora dei misteri, capace di attraversare le dimensioni diverse che noi percepiamo, come il regno dei morti. Custodisce conoscenze che sfuggono agli altri dèi e agli umani. La sua immagine di donna triforme, con gli strumenti del potere, ne fa una figura unica nella mitologia greca, ponte tra la dimensione umana e quella divina, tra la vita e l’aldilà.
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I figli di Ecate: vergine o madre?
Uno degli aspetti più dibattuti della figura di Ecate riguarda la sua maternità. Nella Teogonia di Esiodo e in molte fonti classiche, la dea non ha genealogie complesse né figli illustri. Questo la colloca in una posizione particolare: come Atena o Artemide, Ecate appare come una dea vergine, autonoma e indipendente.
Però, perché c’è un però altrimenti non avrei aperto questo argomento, in alcune tradizioni secondarie e fonti tardive, che sono state rivelate in leggende e miti, esistono riferimenti a presunti figli di Ecate. Alcuni miti minori la collegano a mostri o spiriti, soprattutto nel mondo ctonio. Si parla, ad esempio, di un legame con Empusa. Ci sono poi altri racconti le attribuiscono progenie di nature spettrali, come spiriti guida e demoni infernali, che sono tutti suoi figli che lei ha generato da sola avendo il potere della parthogenesi, cioè riprodursi da soli rimanendo quindi vergini. Particolarità che hanno tante divinità primordiali.
Ecate non ha un marito né un compagno. La sua solitudine divina ne rafforza il carattere di dea indipendente, che non ha bisogno di legami per esercitare il proprio potere. Questa assenza di figli “canonici” ha portato gli studiosi moderni a interpretarla come una figura archetipica: non madre terrena, ma madre spirituale delle streghe, delle anime e di tutti coloro che si trovano ai confini della vita e della morte. Vergine in senso classico, ma madre nel senso esoterico, Ecate non genera corpi, bensì misteri e poteri occulti.
Perché era chiamata Trivia
Ecate viene chiamata anche la Trivia. Uno degli appellativi più celebri di Ecate e deriva dal latino, diffuso in epoca romana per indicare le tre vie. Il termine significa letteralmente “dei tre cammini” (tri-via). Si riferisce agli incroci a tre vie, luoghi che avevano ed hanno un forte valore simbolico e rituale. Un esempio che tale significato non è mai stato abbandonato, nemmeno in età cristiana, sono gli altari della madonna, che ancora oggi troviamo agli incroci a tre vie e che erano poi altarini presenti in epoca romana a rappresentare la presenza di Ecate in quei luoghi.
Nell’antichità, gli incroci erano considerati spazi liminali, cioè di confine, nei quali i mondi si toccano. Tre sono le vie e tre sono i mondi: quello dell’uomo, del mare (o cielo) e della morte. Luoghi di passaggio, ma anche di incertezza: non si sapeva quale strada scegliere, e ogni decisione poteva cambiare il destino. Ecate, con la sua natura di dea che governa i limiti e le soglie, era la custode perfetta di questi spazi. Per questo agli incroci si erigevano spesso statue della dea, chiamate hecataea, in forma triforme, affinché potesse vigilare in ogni direzione. In epoca cristiana poi divennero altarini della madonna.
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Cene di Ecate
Le offerte a Ecate, note come cene di Ecate (Hekates deipnon), erano lasciate proprio agli incroci, specialmente nelle notti di luna nuova quando la dea era solita camminare nel mondo dei vivi, cioè quello degli uomini. Questi banchetti rituali avevano una triplice funzione: propiziare la dea, chiedere protezione e al tempo stesso allontanare spiriti e influssi negativi.
Ci sono racconti, leggende e testimonianze, in diverse epoche, in cui si afferma che tante persone avevano visto una donna con 3 teste, bella, più alta delle persone normali, mangiare il cibo offerto sull’altare. Costei brillava di una luce argentea, visione che poi spariva quando si sbattevano le palpebre.
Il titolo di Trivia sottolinea la capacità di Ecate di vegliare su più strade, più scelte e più mondi. È lei che illumina il cammino con le sue torce per guidare nelle decisioni e protegge i viandanti. Allo stesso tempo, il suo ruolo agli incroci richiama la sua connessione con la magia e il soprannaturale: era qui che streghe e sacerdotesse compivano riti notturni in suo onore. Essere chiamata Trivia significa, dunque, riconoscerla come signora degli incroci e delle possibilità, custode dei destini che si biforcano e delle porte tra i mondi visibile e invisibile.
Evoluzione del culto ed eroi incontrati
Il culto di Ecate non era, non è e non rimase statico, ma conobbe trasformazioni significative nel tempo. Dapprima venerata come divinità titanica e cosmica, collegata alla sfera ctonia, fino a diventare la dea della magia, della stregoneria e degli spiriti. In epoca classica e ellenistica, le sue raffigurazioni triformi e i suoi culti agli incroci ne consolidarono il ruolo di protettrice dei confini e delle notti misteriose.
Con l’arrivo dell’età ellenistica e poi romana, Ecate assunse nuove sfumature. A Roma, come Trivia, fu considerata protettrice degli incroci e associata a Diana e Selene, formando una triade lunare. Questo ampliò ulteriormente il suo dominio, collegandola non solo al mondo ctonio ma anche alla sfera celeste e alla magia lunare. Nella mitologia, Ecate entra in contatto con diversi eroi. È celebre la sua presenza nel mito di Persefone: fu infatti Ecate, armata di torce, a udire le grida della fanciulla rapita da Ade e ad accompagnare Demetra nella sua ricerca. In seguito, rimase accanto a Persefone come guida e compagna negli inferi, rafforzando la sua immagine di dea psicopompa, cioè guidare le anime nell’oltretomba.
Un altro incontro significativo è con Giasone e Medea. Nei racconti legati agli Argonauti, Medea è una sacerdotessa di Ecate e trae il suo potere magico proprio dall’invocazione della dea. Ecate diventa così la patrona delle streghe e delle arti occulte, ponte diretto tra il mondo umano e quello divino. Ecate appare anche nei miti di Eracle, quando l’eroe scese nell’Ade, e in varie tradizioni legate agli incantesimi e alla necromanzia. La sua figura resta costantemente connessa al ruolo di mediatrice tra eroi e mondi ultraterreni.
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I poteri di Ecate
Con il passare dei secoli, soprattutto nel tardo impero e nelle correnti neoplatoniche, Ecate fu reinterpretata come principio cosmico universale, custode della sapienza nascosta e forza divina che collega il visibile e l’invisibile. Nel Rinascimento e nell’occultismo moderno, la sua immagine di dea triforme, signora degli incroci e della magia, è stata riscoperta come archetipo del potere femminile e della conoscenza esoterica.
In questo percorso, Ecate si è evoluta da dea titanica e benefica a figura oscura e misteriosa, per poi tornare a incarnare un principio spirituale universale, sempre potente e inafferrabile. Concludiamo con questi riconoscimenti. Ecate era una dea triforme legata alla luna oscura e ai fenomeni notturni. Era una psicopompa, capace di guidare delle anime nell’oltretomba. Divinità delle streghe e di tutta la magia poiché domina le arti occulte, stregoneria e necromanzia. Custode poi di conoscenza occulta e custode di segreti nascosti e mondi invisibili. Invocata per protezione contro gli spiriti maligni che lei controlla e combatta. Dea presente in tutte le culture collegate all’esoterismo e all’occulto.
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Articolo scritto e pubblicato da: Il bosco delle streghe
