Nectanebo II: ultimo Faraone, il re mago o dio
Nectanebo II fu l’ultimo faraone della XXX dinastia egizia e regnò tra il 360 e il 343 a.C. Durante il suo regno di 18 anni, l’Egitto visse un periodo prospero e tranquillo. Era un devoto delle divinità egizie e dedicò gran parte del suo tempo alla ristrutturazione di numerosi templi.
Nonostante i suoi sforzi per difendere l’Egitto, fu tradito dai suoi servitori e sconfitto dai Persiani. Dopo la sconfitta, Nectanebo II fuggì prima nell’Alto Egitto e poi a Meroe, nel regno di Kush, in Namibia. Dopo di ciò, si persero le tracce della sua esistenza.
Oltre che per il suo ruolo di faraone, Nectanebo II è ricordato anche come un grande mago. Era un adepto della “magia delle effigi,” una forma di magia nera che colpiva le persone attraverso modelli rappresentanti le vittime. I testi di magia, custoditi in papiri, erano ben protetti e accessibili solo al gran sacerdote e al faraone, per evitare che cadessero nelle mani sbagliate.
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IL FARAONE-MAGO
Per gli egizi, il faraone era considerato una divinità vivente, incaricata di proteggere il regno sia in vita che dopo la morte. Molte formule di protezione erano scritte nelle stanze sepolcrali e sui sarcofagi. Il faraone doveva difendere il suo popolo dai nemici e, per farlo, gli era concesso l’uso della magia nera.
Un esempio di questo tipo di magia era l’uso di vasi di terracotta con i nomi delle persone da colpire, che venivano frantumati durante i riti. Un’altra pratica consisteva nel modellare statuine di terracotta, argilla o cera, raffiguranti i nemici inginocchiati con le mani legate. Alcune di queste statuine sono state ritrovate in scavi archeologici in Egitto.
Secondo le leggende, Nectanebo II utilizzava la magia delle effigi per combattere le sue battaglie. Si narra che si facesse preparare navi in legno o cera delle sue armate e di quelle nemiche, perfette in ogni dettaglio. Le metteva in una grande vasca che simulava il mare e, vestito da gran sacerdote, con una bacchetta di legno, iniziava la battaglia formulando incantesimi. Affondava le navi nemiche una ad una, lasciando vittoriosa la sua flotta. In un primo momento, Nectanebo II riuscì a sconfiggere la flotta persiana utilizzando questi metodi magici, ma al secondo attacco non riuscì più a respingerli e fu costretto a fuggire, permettendo ai Persiani di impadronirsi dell’Egitto.
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Magia delle effigi
La magia delle effigi era molto praticata in Egitto, specialmente dai sacerdoti. Essi utilizzavano principalmente cera d’api, considerata un dono del dio Ra e quindi sacra. Con la cera, plasmavano modelli di persone, animali o cose, che poi colpivano con la magia.
Una leggenda narra di un sacerdote che, scoperta l’infedeltà della moglie, decise di vendicarsi sfruttando i suoi poteri magici. Creò un piccolo coccodrillo di cera e gli fece un incantesimo. Gettò la statuina in acqua vicino a dove l’amante della moglie stava facendo il bagno. Il coccodrillo di cera divenne un vero coccodrillo, afferrò l’uomo e lo trascinò sott’acqua per sette giorni.
Il settimo giorno, il sacerdote chiamò il faraone per mostrargli l’accaduto. Il coccodrillo emerse dall’acqua con l’uomo ancora in bocca; il mago lo toccò e tornò di cera, spiegando al faraone quanto era accaduto.
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Articolo scritto e pubblicato da e sul Il bosco delle streghe