Notte l’essenza dell’angustia? Il mito della mitologia nordica
Cala la notte e una lieve carezza ci entra nell’animo, c’è una divinità antica, spaventosa per la sua potenza e che parla in modo universale proprio quando il cielo si tinge di nero. Oggi vi racconto il mito di Nòtt, la gigantessa che ha fatto nascere il cosmo nella mitologia nordica.
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Nelle popolazioni vichinghe si parla di giganti, fate, spiriti e divinità ancestrali. Entità di un potere tale che erano in grado di comandare l’universo e le energie cosmiche. L’unica cosa che essi temevano era il destino, che non si può modificare e che appartiene all’energia universale, e il tempo, che nessuno può controllare.
I miti della mitologia nordica o norrena, riconosciuta come tra le più antiche paragonabili a quella antica romana, non esistono testi scritti. Il motivo anzi il perchè è che essi non avevano una lingua comune tantomeno una scrittura. La propria religione era tramandata oralmente attraverso racconti, storie, sabba e leggende. Gran parte della loro mitologia ci è stata portata e poi diffusa tramite i cantastorie che si esibivano nelle piazze oppure nelle case dei ricchi.
Oggi ho intenzione di farvi conoscere Nòtt che noi chiamiamo: Notte! Divinità che è entrata, nella nostra cultura o almeno nella cultura antica, con frammenti o storie che sono poi divenuti racconti appartenenti all’immaginario collettivo.
Il più antico e completo attestato, scritto nel medioevo, che ci parla della mitologia nordica è: Edda di Snorri. Un testo che ha svolto un ruolo importante nella riscoperta degli Dei nordici e che ha spiegato, ma continua a spiegare, il significato. Significato di reperti archeologici ritrovati in tutte le epoche.
Nott detta anche Natt era La divinità della notte, cioè la notte stessa. Cavalca il suo nero destriero attraversando il mondo degli uomini, sia nel cielo che nella terra, ma da dove nasce?
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Padre della notte “l’angustia”
Norfi (a volte Narfi o Nörfi) è una figura enigmatica, menzionata in poche fonti, temutissima ed è descritto come un jötunn, cioè un gigante. Lui è ilpadredelladeaNòttcolei associata al mondo oscuro e agli inizi cosmologici.
Il nome Norfi/Narfi etimologicamente parlando si fonde al concetto di “tenebre” o “angustia”. Non va confuso con Narfi figlio di Loki, vittima del crudele supplizio imposto a suo padre. In questo caso, in base alle traduzioni più antiche, si parla della vera essenza dell’oscurità, cioè: l’angustia.
Nella cultura nordica antica l’angustia rappresenta una condizione umana immutabile. Noi lo pensiamo come un qualcosa di opprimente, che limita lo spazio e il tempo, ma per comprenderlo ci sono due concetti:
- Quello materiale indica la ristrettezza degli spazi, dei movimenti e delle azioni
- Quello immateriale, cioè la sensazione di oppressione che limita il nostro io, una vera e propria strettezza dell’animo che impedisce la serenità.
Tale sentimento è uno dei concetti base dell’esistenza. Esso svela all’uomo la sua condizione immutabile. Quella di essere: gettato nel mondo, contro i propri desideri o speranze, il destino inevitabile, il fato, cioè la morte. I vichinghi pensavano che Norfi parlava ai guerrieri ricordandogli e rendendoli consapevoli della loro fragilità. Nel senso che la vita termina. Da divinità saggia li esortava a fronteggiare la vita con coraggio senza mai fuggire di fronte al dio mietitore, la morte con la falce. Questa saggezza era tale che lo rendeva un gigante tra i più potenti e temuti.
La paura di tutti gli uomini
Tuttavia, parlando di mitologia nordica, vi rivelo che il concetto più seducente che ho mai letto. Quello dei celti, che hanno in comune diversi miti e da cui è nata poi la mitologia norrena. Anch’essi conoscevano la divinità Angustia (io vi dico il nome in italiano, ma il nome originale è Angst che indicava angoscia o ansia). Lui apparteneva al mondo degli spiriti e dell’aldilà. Un sentimento che la vita non prova, ma la morte si. Tale energia o divinità, Angst, si libera nei luoghi liminali, cioè quelli di confine, come nei giorni di samhain, di notte e ai confini del proprio monto. In questi momenti i due mondi, visibile e invisibile, si toccano e ciò permette ad Angst di essere libero nel mondo con un’energia di pace, di serenità che permette una riflessione interiore. Tutti avranno provato, di notte oppure durante il sabba di Samhain, una strana pace o comunque avvertono un’area, attorno, che solletica il cuore, regala quindi una pace senza un senso materiale. Quello è Angst o Norfi.
Jötunheimar
Jötunheimar è uno dei Nove Mondi sostenuti da Yggdrasill ed è semplicemente la terra dei jötunn, il luogo dove vivono i giganti, ed è legata agli Dei tramite il luogo di matrimoni e di nascite o morti. Situato oltre fiumi gelidi e montagne invalicabili, ai margini del cosmo. È un regno caotico, contrapposto a Asgard (ordine divino) e a Midgard (mondo umano).
Al suo interno, cioè dentro Jötunheimar, si trova:
- Utgard: la fortezza dei giganti, governata da Utgard-Loki, maestro di illusioni e inganni.
- Thrymheimr: dimora del gigante Thjazi e poi di sua figlia Skadi, dea associata all’inverno e alla montagna.
Il suo ruolo nella mitologia nordica è di rappresentare la terra dei giganti che sono le forze primordiali della natura: gelo, montagne, caos ed energie ancestrali, antiche. Lei è il luogo da dove provengono tutte le forze che sfidano gli Dei e che sono avvertite o guidano gli uomini sia consigliandoli che regalandogli saggezza. Lei è importantissima per il popolo umano poiché ristabilisce l’equilibrio cosmico dato che esistono gli Dei, ma anche gli uomini sono nati con una scintilla divina dall’energia dell’universo.
Ebbene Jötunheimar è la madre di Nòtt.
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Come nasce la dea della notte?
Nòtt nasce poiché generata da solo da Norfi. Questo gigante divino era un essere primordiale che possedeva la dote di Parthenogenesi, cioè l’autoriproduzione, vale a dire: generare da solo, senza un compagno o una compagna, un figlio o una figlia, cioè la prole. Tale potere è attribuito a tutte le divinità primordiali, quelle più antiche. Ritroviamo questo “potere divino” anche nella mitologia romana e greca, ad esempio Ponto, dio del mare primordiale, venne generato da sola da Gea. Oppure Tanato, cioè la morte stessa, che fu generata dalla dea greca Nyx senza l’aiuto di nessun compagno. Qui poi nasce e si evolve il concetto di: madre vergine. La cristianità riprese questo concetto nella descrizione di Maria, madre di Cristo, che era vergine, ma divenne madre.
Mentre Jötunheimar era un Autoctonia, cioè il luogo dell’origine, quindi della discendenza di un territorio.
In questo mito, di cui io mi sono innamorata, sappiate che Norfi era un gigante uomo che partorì la Nòtt, ma purtroppo abbiamo solo dei racconti frammentati del suo mito che spiegano il motivo, il perché decise di partorire Nòtt, ma anche il modo.
Dea nata da un solo genitore
Quello che ho letto è che: Norfì, il gigante, vedeva che gli uomini non davano importanza alla morte e questo creò delle bestie caotiche che vivevano tra la nebbia. Nacque in lui un sentimento che continuò a crescere, crescere, provocandogli forti mal di testa che lo facevano gridare giorno e notte. Arrivato a non sopportare più tale dolore decise di spaccarsi la testa e dal suo cranio uscì violentemente con un urlo tremendo, Nòtt.
Parentesi, anche a me urge la necessità violenta di aprire la parentesi. Questo è lo stesso mito della nascita di Atena che fuoriuscì dalla testa, in altre versioni da una coscia, di Zeus con un urlo tremendo che scosse anche la testa. Stessa antica religione, mito tramandato dalle tribù preistoriche che seguivano una religione o energia cosmica che li univa? Certo pensare che sia una coincidenza è un po’ assurdo. Chiuso parentesi.
Le unioni di Nòtt
Nòtt era una gigantessa bellissima e triste. Capelli e pelle scura, giovane e coraggiosa. Non si sa in questo tempo, perché per i giganti un giorno può essere un secolo, ebbe tre amanti:
- Naglfari, da non confondere con Naglfar la nave delle unghie dei morti di Hel, la dea degli inferi, era un gigante poco noto, conosciuto come “l’oscurante”, dall’unione con Nott nacque Auor (lo spazio)
- Annar (l’altro) ebbe una figlia di nome Jörð, cioè la terra che venne popolata dagli uomini
- Dellingr (il gigante dell’alba o dell’aurora) generò Dagr, cioè il giorno, il più bel gigante e dio con capelli biondi e occhi azzurri
Al termine della sua generazione di giganti, Odino, che li rispettava regalò a Nòtt 2 cavalli 2 carri che pose nel cielo. Lei decise che un cavallo e un carro fosse donato a suo figlio Dagr, il giorno, ordinandogli di cavalcare il cielo in modo che la terra ricevesse il suo calore dando vita alla natura e permettendo agli uomini di lavorare e vedere quel che facevano. Mentre Nòtt decise di cavalcare l’altro stallone e guidare il secondo carro. In modo da rincorrere Drag, suo figlio. Questo diede luogo al giorno e alla notte, in un susseguirsi ciclico che non terminerà mai. Il cavallo di Nòtt spesso schiuma dalla bocca che gocciola a terra lasciano la rugiada del mattino che nutre la terra.
Creazione del cosmo
Il mito della dea Nòtt è fondamentale, importantissimo per la mitologia nordica. Un concetto che è rimasto immutato, cioè uguale, in diverse culture come quella celtica, norrena e del popolo vichingo. Questo perché è qui che viene creato il cosmo che noi conosciamo e mostra i 9 mondi che si collegano, alle volte, tra di loro, come quello dei defunti con quello degli uomini oppure il mondo delle divinità con quello dei giganti.
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Storia antica e curiosità
Ora apro un argomento storico e reale. Nonostante non c’è uno scritto dettagliato, sulla creazione del mondo e non si trovano tanti scritti sulla datazione e nascita della mitologia nordica, dobbiamo ricordarci che la scrittura è nata molto, ma molto dopo la nascita delle società umane. La prima forma scritta la ritroviamo in Mesopotamia nel 3200 A.c. ed è quella cuneiforme. Gli egizi crearono la propria nel 3100 A.c, i geroglifici, e, ancora oggi, si sta studiando il loro dizionario per capire cosa significassero diversi reperti, stele, tavolette incise e altri reperti perché la cultura, nonostante scritta, non ci è arrivata chiara. Per diversi motivi come: cambiamenti climatici, disastri ambientali, modifiche di traduzioni e mal traduzioni, usi e costumi diversi, ma anche per influenze di domini oppure di nuove religioni che hanno portato a gravi incomprensioni o a una totale impossibilità di comprendere affondo questi simboli.
Il latino poi nacque nel 700 A.c, molto, ma molto più tardi. Però sappiamo che in Italia esistevano diverse popolazioni, alcune etrusche, altre invece osci o sunniti, che avevano una loro scrittura che noi, ancora oggi, non siamo in grado di tradurre! Quindi: come sappiamo cos’è capitato prima del 3200 A.c se non esisteva la scrittura? Semplice con una cultura tramandata oralmente!
Storici: cosa non ci hanno mai detto!
Tutto ciò pone la domanda in parentesi graffa: se la comparsa dell’uomo, inteso come Homo Habilis, cioè ominide, è datata dalla scienza 2.4 milioni di anni fa, com’è possibile che la scrittura sia nata solo e sottolineo solo, 3200 anni fa? Le nuove teorie, molto affascinanti, ci dicono che dobbiamo spostare l’evoluzione reale dell’uomo poiché ci fu una catastrofe naturale oltre 40.000 anni fa che diede luogo all’ultima glaciazione, in cui scomparvero diverse civiltà come:
- Atlantide vissuta da uomini medio grandi, rispetto all’uomo africano, che aveva una cultura all’avanguardia rispetto ad altre parti del pianeta
- Giganti, vissuti nel territorio di Gondwana, oggi sarebbe l’Antartide e il Sud dell’africa, anch’essa ricoperta di ghiacci, dove sono state ritrovare diversi scheletri di una grandezza pari a oltre 5 metri
- Shambhala, un mito tibetano che ci parla di una civiltà ingoiata nelle viscere della terra sotto l’Himalaya, note soprattutto per la loro conoscenza degli astri e delle energie spirituali
- Lemuria, un territorio inabissato nella zona dell’attuale oceano pacifico che avevano, secondo alcuni studiosi, in particolare della teosofista e occultista Helena Blavatsky, una cultura spiritualmente elevata, ottimi fabbri e operai, di statura più bassa al normale. Non so perché, ma a me vengono in mente i nani della mitologia nordica: ottimi fabbri di armi magiche.
Tuttavia queste sono civiltà che, in qualche modo, sono giunte, come presenza vissuta, quindi umana, tramite: racconti, miti e leggende, ma oggi sono stati ritrovati, anche grazie alle nuove tecnologie, reperti, macerie e siti umani, presenti negli oceani o sotto chilometri di terreno.
Nuove teorie e nuove scoperte
Preciso che queste sono tutte nuove teorie che si stanno facendo largo, tra gli studiosi e accademici della storia antica, archeologi e antropologi, solo negli ultimi 80 anni, grazie a diverse scoperte. Posso dire, personalmente, che ciò vuol dire riscrivere interamente la storia umana, la sua evoluzione e comprendere maggiormente quello che noi chiamiamo oggi occulto. Ad ogni modo, per chi è interessato, focus, national Geographic, Russian Atlantis Research Society (RARS), The Theosophical Society, che sono gli enti più autorevoli, insieme ad altre istituzioni meno famose, mettono a disposizione anche su internet: studi, prove, siti archeologici, foto e video, ma molto altro, sulla validità di tali teorie che stanno diventando sempre più confermate.
Tornando all’argomento del video, cioè Nott, lei è la dea che ha creato il nostro mondo e ciò potrebbe indicare che ne esistono altri 9! Un pensiero affascinante, ma che ci parla di: dei che ci ascoltano, entità che ci corrompono e un destino che non possiamo cambiare.
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Articolo scritto e pubblicato da: Il bosco delle streghe
