Strega Giovanna Bonanno, la vecchia dell’aceto – storia vera
Misteriosa e orribile! La strega Giovanna Bonanno incarna il “non detto” della stregoneria pagana. Essa si muove tra gli aromi delle erbe antiche e i sussurri del vento, porta con sé secoli di conoscenza dimenticata, saggezza e culti enigmatici. Tra fumo d’incenso crea i suoi intrugli, pozioni, elisir e fa magie di ogni sorta, da lei accorrono anime curiose e cuori inquieti. Proprio per questo è diventata famosa!
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La Bambina miracolata
Diamo inizio a questa storia partendo dalla fine, cioè dall’interrogatorio di Giovanna Bonanno, accusata e processata di stregoneria, che rivelò, sotto tortura, che a farla divenire una strega fu una bambina.
Un giorno una bambina venne colta da un malore improvviso. La piccola era morente e la madre, disperata, la portò da un aromatario Saverio La Monica. L’aromatario è una figura che, in passato, preparava rimedi e lozioni a base di piante, polveri, minerali ed altri ingredienti medicinali. Possiamo associarlo ad un erborista o meglio ancora ad un farmacista di oggi.
Quest’uomo riuscì a salvare la vita alla bambina che, dopo pochi giorni, era vispa, sana e con buon appetito. La piccola divenne così una sorta di: miracolata. La sua storia si diffuse rapidamente nel suo paese e fu proprio Giovanna Bonanno che parlò più e più volte con la bambina.
Lei rivelò che, per sbaglio, aveva ingerito una lozione contro i pidocchi. La madre, occupata nei lavori nei campi, lasciava la figlia a casa e lei si doveva occupare anche dei bambini delle vicine. Quella mattina in cui venne colpita dal malore, la madre gli disse di usare la lozione. La piccola non aveva capito che doveva stenderla nei capelli contro i pidocchi e quindi pensò di ingerirla.
Tale lozione conteneva dell’arsenico e fu proprio questa sostanza che per poco non la uccise!
Ciò nonostante, secondo l’interrogatorio di Giovanna Bonanno, la bambina le disse: se anche tu conoscevi la magia delle erbe, la mamma avrebbe pagato te e non l’aromatario. Lo disse con uno sguardo che riluceva di malignità, per un attimo il suo aspetto era demoniaco e compresi che il diavolo si era impossessato di lei per farmi arrivare questo messaggio.
In effetti pare che, dopo questo incontro, Giovanna Bonanno si interessò maggiormente alle arti oscure e all’uso delle erbe e polveri magiche.
Breve vita di Giovanna Bonanno
Chi è Giovanna Bonanno? Nata intorno al 1713 a Palermo, da una famiglia molto modesta, povera. Viveva in una comunità in cui era radicata la cultura pagana. Da giovanissima si interessò alle pratiche di cura e della conoscenza delle erbe. Però, nel corso della sua vita, spesso si allontanava dalla famiglia per recarsi nei paesi vicini e apprendere arti oscure, pratiche magiche di ogni genere.
Ciò la condannò ad essere vista, dagli altri abitanti del suo paese, come una malafemmina! L’episodio con la bambina sembra che sia accaduto in giovane età, ma non è chiara la data.
L’allontanamento dei familiari, che la consideravano una donnaccia perché rimaneva intere settimane lontano da casa, gli studi che eseguiva e perfino gli intrugli che preparavano, la condannò ad una vita dura. Maltrattata dai suoi genitori e familiari, ma anche dagli altri, costretta a sposarsi giovanissima con Vincenzo Bonanno, più grande di lei di oltre 25 anni. Lei aveva 16 anni e lui 41 anni. Non fu un matrimonio d’amore, anzi tutt’altro, la piccola venne letteralmente comprata da quest’uomo.
Vedovanza e pratiche oscure
Fatto un quadro a grandi linee della vita di Giovanna Bonanno, iniziamo a capire perché era chiamata strega.
La prima vittima dei suoi intrugli fu un cane. L’animale, secondo quando detto dalle testimonianze, era mite, ma ogni volta che lei si avvicinava oppure la vedeva arrivare da lontano, il cane piagnucolava e fuggiva via. Più di una volta i loro sguardi si incrociarono e il cane ringhiava ferocemente. Una mattina, all’alba, il cane, venne ritrovato morto con accanto del pane rosicchiato a metà.
C’è chi ha cambiato la versione di questo episodio! Infatti si dice che fosse un randagio, ma chi si sarebbe interessato ad un cane di nessuno? In secondo luogo chi ha dato la colpa alla Strega Giovanna? La storia è diversa e l’ho ritrovata in uno scritto dei giornali dell’epoca che si occuparono poi di ricostruire la vita della donna.
Qualche giorno prima del ritrovamento del cane morto, mentre ella passava, disse ad una donna, la proprietaria del cane: tu cosa vorresti? Morte dolce o lenta? La donna rimase stupita da quella domanda e rispose: spero che la morte stia lontana dalla casa mea! Nuovamente Giovanna disse: no, io la vedo che ti è vicina.
Armi di difesa…
Quel giorno la donna fece benedire la sua casa, ma non pensò al cane che venne poi ritrovato morto. Credenza popolare o semplice vendetta? Non so che dire, ma sospetto che il cane non fosse la vittima designata della strega. Anzi tenete in mente questo episodio perché si ricollega più avanti.
Ad ogni modo, all’età di 28 anni, Bonanno creò il suo aceto, negli anni poi lo ribattezzò con il nome di: liquore d’aceto e anche: aceto magico. Fu proprio a questa età che rimase vedova. La morte del marito avvenne in circostanze misteriose. Pare che l’uomo soffrì per 3 giorni di mali di ogni sorta per poi svenire e non risvegliarsi più.
La sua morte è stata molto discussa in paese perché nelle settimane precedenti al decesso iniziò a parlare di strani rituali che venivano eseguiti dalla moglie. Sabba oscuri e pratiche occulte, forse fu questo il vero motivo della sua morte, quello di: parlare troppo!
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Magia simpatica e malocchio
Curiosiamo nella magia della strega Bonanno, chiamata poi la vecchia dell’aceto, poiché ad oggi, ancora si dice che lei viva!
Tra le prime pratiche che Bonanno eseguiva c’era la lettura della mano. Una pratica di divinazione che per l’epoca, vale a dire nel 1700, spaventava, ma che permetteva di sapere: quanti figli avrebbero avuti le donne, se si sarebbero sposate e soprattutto chi le invidiava.
A lei venivano richieste magie simpatiche e malocchio. Uno dei rituali più diffusi e rinomati, eseguiti da questa strega, era la protezione dal malocchio e il malocchio stesso.
Il primo avveniva con la costruzione di un amuleto, un semplice sacchettino in cui la strega versava polveri ed erbe e, in base al malocchio che era stato fatto alla sua “cliente di turno”, inseriva delle ossa di capra o di coniglio. Mentre per fare il malocchio usava invece delle ossa di morto (uomo o donna) deceduto di qualche malattia e tale malattia avrebbe poi attaccato la vittima del suo malocchio. Una pratica oscura che avveniva con la costruzione dell’amuleto, ma anche con un rituale da svolgere nuda di fronte ad una candela accesa nelle notti senza luna.
Magia benevola…
Mentre tra le magie “simpatiche”, chiamata così per identificare le magie benevoli, c’era la protezione del matrimonio, ma c’era anche la distruzione di un matrimonio.
Le donne che si dovevano sposare oppure che erano fresche spose, richiedevano alla vecchia dell’aceto di fare incantesimi o avere amuleti per il benessere e l’amore. In questo caso lei eseguiva un incantesimo, su un rituale pagano, addobbato con fiori e capelli del marito e della moglie che poi univa in un sacchetto con polveri e fiori freschi.
Mentre per distruggere un matrimonio la pratica era simile, con la differenza che i fiori e capelli, invece di essere inondati di polveri ed erbe, venivano avvolti nelle feci, cioè “ca… cca”, non ho ritrovato, nelle mie ricerche, di quale animale fosse o se era umana. Poi questo ricordino, diciamo, ripugnante doveva essere abbandonato nelle vicinanze della casa delle vittime che si volevano dividere.
L’arte oscura della vecchia dell’aceto
Arriviamo alle pratiche oscure che la resero famosa e le valsero il nome della: strega dell’aceto!
Grazie ai servigi che elargiva, Giovanna, riuscì ad aumentare il suo tenore di vita. Non divenne ricca, questo no, i suoi clienti erano contadini o al massimo medio borghesi, però le permisero di avere una vita dignitosa.
Ciò nonostante aumentò la sua crudeltà. La strega Bonanno divenne realmente cattiva, malvagia e decise di dedicarsi maggiormente alle arti oscure.
Divenne una fattucchiera che preparava intrugli e pozioni di ogni genere. Alcuni di essi erano rivolti alla guarigione di malanni. Però lei aveva il suo liquore di aceto magico riservato ai clienti, soprattutto donne, che le chiedevano di risolvere i loro “problemi”.
I problemi erano: amanti o mariti!
Nelle cronache dell’epoca ho ritrovato 3 episodi ben descritti che contribuirono all’arresto di questa strega.
Moglie devota
Il primo episodio io l’ho intitolato: la moglie devota.
Non sono stati diffusi i nomi di coloro che hanno poi contribuito a denunciare la strega Bonanno, probabilmente per non aumentare lo scandalo. C’è solo l’iniziale del nome C.
Tale C. era sposata con un uomo più grande da cui aveva avuto 2 figli. Donna che apparteneva alla medio borghesia. Suo marito però era malato di cuore e per l’epoca voleva dire vivere continuamente nel dolore. Un giorno rivelò alla moglie che avrebbe cambiato testamento, estromettendo lei dal testamento, e lasciato tutto a suo figlio maggiore sperando che quest’ultimo si sarebbe poi “responsabilizzato”. Tuttavia C. sapeva che il figlio era uno scapestrato, amava la bella vita, le donne e frequentava, tutte le settimane, dei bordelli. Lei poi non avrebbe potuto controllarlo e temeva di finire in disgrazia. Per questo, prima che suo marito cambiasse il testamento, C. si rivolse alla strega Giovanna. Costei, dopo aver fatto il malocchio, diede alla donna una pozione!
Va detto che l’uomo non sospettò mai la moglie poiché ella era ormai da mesi che lo accudiva, somministrava medicine e farmaci di ogni genere prescritti dal medico di famiglia. Inoltre anche lui si fidava della vecchia dell’aceto che, già in passato, gli aveva fornito degli elisir digestivi e di guarigione che gli avevano fatto bene.
Il pentimento
Dopo il secondo giorno in cui assunse questa pozione, l’uomo morì! Non ci furono sospetti perché costui era malato da tempo. Anzi si pensò ad una morte naturale. Sappiamo che in realtà fu un avvelenamento perché C. fu costretta a denunciare la strega poiché lei continuò a chiedergli dei soldi per tale servigio. Confessandosi dal suo parroco, per sapere come comportarsi, l’uomo gli disse di denunciarla per due motivi: il primo evitare che sperperasse il suo patrimonio e il secondo per espiare la colpa di aver ucciso il marito.
Il migliore amico
Questo secondo episodio è stato raccontato alle autorità non dalla cliente della strega Giovanna, ma da un uomo che la temeva.
Una cliente della strega, un giorno, le chiese di fare qualcosa affinché il marito non scoprisse la relazione che lei aveva con il migliore amico del marito. Un uomo giovane, avvenente, che frequentava spesso la sua casa.
La strega diede alla donna un miracoloso liquore istruendola su come somministrarlo al marito. Dopo due settimane ella rimase vedova. Diversi mesi dopo, dato che la relazione con il migliore amico, continuava, costei iniziò a parlare di matrimonio. In fondo lei ora era una rispettabile vedova e nessuno avrebbe visto del male se si sarebbe risposata. Solo che il migliore amico non ci pensava proprio al matrimonio, tanto più che la donna era più grande di lei e una dote modesta.
Dopo la richiesta di sposarsi, lui sparì dalla circolazione. Non la andava più a trovare settimanalmente e se la incrociava per strada, costui cambiava direzione. Nuovamente la donna chiese aiuto alla strega che fece un rituale noto come: legamento d’amore.
L’amante in fuga
Però, per farlo innamorare, doveva fargli bere un infuso che lei gli diede. La donna riuscì, tramite delle lettere, in cui minacciava uno scandalo, a farlo andare a casa. Lei provò a sedurlo, ma l’uomo era andato con il chiaro intento di mettere fine alla relazione.
Ne nacque una discussione e fu qui, in preda all’isteria o alla rabbia, che la donna rivelò tutto. Per lui aveva ucciso il marito! Parlò della strega Giovanna e, quando i due si furono calmati, lei cercò di fargli bere del tè. Tuttavia l’uomo, che aveva avuto la confessione dell’omicidio buttò a terra la tazza con il tè e fuggì via dalla casa terrorizzato. Rivolgendosi poi alle autorità temendo che la donna potesse poi avvelenarlo come aveva avvelenato il marito.
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Solo io
L’ultimo episodio l’ho trovato davvero crudele! Un giovane contadino, Pietruccio, si innamorò di una sua coetanea che si chiamava Ceciu, penso che sia il diminutivo di qualche nome, che però si sposò con un altro uomo, più grande d’età, però più benestante. Il giovane covava rancore e decise di sedurre la sorella dell’uomo gettando la famiglia nello scandalo totale. Le conseguenze furono disastrose. L’uomo che era un pastore, possedeva molto terreno, viveva di vendita di: animali da macello, formaggi e di olio. Perse quasi tutti i suoi clienti e diede la colpa a sua moglie, cioè a Ceciu. La incolpava sia del disastro finanziario che della disperazione della sorella, ormai disonorata.
Alla fine poi Pietruccio, che aveva avuto la sua vendetta, decise di sposarsi e in effetti si sposò! Cosa che non doveva fare perché a questo punto Ceciu si rivolse alla vecchia dell’aceto. Costei, che aveva perfezionato il suo famoso liquore, le diede indicazioni su come agire.
Pietruccio resistette diversi mesi prima di accettare un incontro, in aperta campagna, con Ceciu. Qui non è chiaro cosa sia accaduto, ma, ad ogni modo, l’uomo tornò a casa con una bottiglia di liquore. Disse alla moglie che gli era stata regalata da un amico, ma che lo avrebbe bevuto solo lui.
Dopo 2 giorni, l’uomo, sano e giovane, morì tra atroci dolori.
Ecco perchè: Solo io!
Per quale motivo ho chiamato questo episodio Solo io? Ceciu dopo la morte di Pietruccio lavorò sodo per vendere quello che produceva suo marito. Si occupò anche della cognata, la sorella del marito, che era stata sedotta e che, dopo lo scandalo, soffriva di attacchi di isteria. Così un giorno, mentre ella era in preda ad uno di questi attacchi, parlò di Pietruccio. Di come era bello e sano, gentile e dolce, ma ammise che per salvare il suo onore, lei o suo fratello dovevano ucciderlo e non un malanno misterioso.
Ceciu, forse per calmarla, disse che era stata lei a ucciderlo! Rivelò alla cognata che anche mesi dopo che era sposata, Pietruccio aveva cercato di incontrarla. Aveva provato a contattarla tramite amici comuni. Solo che lei non aveva mai ceduto.
Però non poteva perdonargli che si era sposato dopo che lui aveva messo guerra, fame e disonore nella sua casa. Si era quindi rivolta alla Strega Giovanna Bonanno e lei gli aveva detto come muoversi e cosa fare.
Lo aveva incontrato in un luogo isolato, con la scusa di andare dalle sorelle al convento vicino. Avevano parlato e lui gli disse che era ancora innamorato di lei. Ceciu, a questo punto, gli disse: non ti preoccupare amore mio. Ci incontreremo una volta al mese. Io dirò a mio marito che ho fatto un voto e almeno una volta al mese dovrò portare 2 forme di formaggio alle sorelle e prima di arrivare al convento ci incontreremo. Però voglio una prova di amore! Devi bere, almeno 2 volte al giorno, un bicchiere di questa pozione. Questo è un incantesimo d’amore, l’ho fatto fare da una strega potente con il mio stesso sangue per unirci in eterno. Nel tuo cuore ci devo essere solo io!
Pare che a queste parole, Pietruccio, ha bevuto un sorso appena la donna gli porse la bottiglia. Almeno questo è quello che poi la cognata di Ceciu rivelò al marito, forse per gelosia, e poi l’uomo rivelò alle autorità competenti.
La donna dei rimorsi
Gli episodi di cui abbiamo parlato sono stati recuperati durante le indagini sulla Strega Bonanno, di cui esistono, ancora oggi, una documentazione in archivio a Palermo.
La prima denuncia che portò poi al suo arresto fu fatta da una donna che venne ribattezzata dalle stesse autorità: la donna dei rimorsi.
Questa donna, che non era del paese della strega, ma di uno vicino, si rivolse a lei per avere il suo famoso “aceto” che lei usò per liberarsi del marito violento che l’aveva minacciata di ucciderla. Costei mischiò l’aceto, inodore, al vino dell’uomo e costui morì in meno di un giorno.
Tuttavia la morte non fu rapida, anzi lei stessa ammise che fu terribile. L’uomo sbavava, era disorientato, vomitava, non riusciva a parlare o a gridare per i dolori. Morì in un rantolo! Presa dai rimorsi, ma anche perché si rese conto di aver commesso un crimine. Il giorno dopo i funerali si rivolse alle autorità per denunciare il tutto. Fu arrestata e messa in carcere. Inoltre aveva accusato Giovanna Bonanno di stregoneria e fatto iniziare le indagini come “minaccia sociale”.
La vecchia dell’aceto: quante persone ha ucciso?
Alla vecchia dell’aceto, cioè la strega Giovanna Bonanno, furono addebitati 8 omicidi, ma il numero è, in realtà, molto più alto. La donna non elargiva il suo liquore, che chiamava: il magico aceto, solo per alcune clienti che si volevano liberare dei loro problemi.
Nel suo paese e in quelli nei dintorni, perfino nel convento vicino, si sapeva che ella usava le sue arti magiche e le doti da avvelenatrice anche per scopi privati. Secondo lei, stando a quello che rivela nel suo interrogatorio, lei toglieva di torno le persone che non si meritavano di stare a questo mondo, come: mogli assillanti, donne pettegole, mariti violenti o ubriaconi, senza tettato e viandanti truffatori, amiche che le toglievano il saluto, clienti chiacchieroni e chiunque non le fosse grato.
Le autorità si erano occupati di indagare sulla vita della strega Giovanna Bonanno solo due anni prima del suo arresto, ma da quello che lei diceva, le vittime dovevano essere molte di più. Solo che è impossibile numerarle perché, il suo “liquore” o, come lo chiamava lei, l’aceto magico, era inodore e insapore. Alcune vittime soffrivano di atroci dolori ed altri invece di una strana sonnolenza.
In un’epoca in cui i medici venivano chiamati solo quando si era in punto di morte, era difficile sapere chi fosse stato avvelenato e chi no! Lei poi non aggiunse mai altro alla sua confessione!
Le torture subite dalla strega Giovanna Bonanno
Nonostante ci troviamo nel 1700, la caccia alle streghe, era ancora usata. Tant’è che le indagini sulla vecchia dell’aceto, iniziarono appunto con l’accusa di stregoneria e in un secondo tempo si aggiunse il reato di veneficio, cioè avvelenamento con le sue pozioni.
In questo periodo, cioè nel 1700, Palermo era sotto il controllo della monarchia borbonica fortemente legata alla tradizione, cristianità e soprattutto alla cultura popolare. Insomma erano monarchi votati contro le streghe. Non sono pochi gli atti di persecuzione delle streghe, processi delle streghe e caccia alle streghe, eseguiti da questa monarchia.
Però essi dovevano rispettare l’obbligo imposto dal Papa di eseguire una documentazione sulle pratiche e arresti delle streghe.
Quali sono le torture eseguite?
Per questo troviamo un archivio in cui sono scritte, parzialmente, le torture che ha subito prima di confessare che sono:
La corda: si legavano i polsi della vittima ad una corda. Si sollevava il corpo per poi lasciarlo cadere e bloccando la caduta. Ciò provoca delle lussazioni a spalle e braccia
Veglia forzata: oggi, questa tortura, è nota anche come privazione del sonno
Cavalletto: la vittima si stendeva su una panca rigida e si tiravano gli arti, in diverse direzioni, con delle corde provocando stiramento dei muscoli e delle articolazioni
Privazione di cibo e acqua
Ferri roventi: tale pratica si eseguiva o con ferri roventi o sostante caustiche che provocano dolorose ustioni e infezioni che arrivavano addirittura alle ossa
L’interrogatorio di questa strega durò per circa un mese, mentre il processo 8 mesi, nei quali, per evitare che ella ritrattasse le sue dichiarazioni, venne privata di cibo e acqua. Nella sua confessione parlò della bambina che l’aveva sedotta dichiarando che ella fosse il diavolo. Per inciso le autorità cercarono questa bambina, ormai donna, ma sappiate che lei non solo non era più nel villaggio, ma era sparita da quei luoghi circa 6 mesi dopo l’incontro con Giovanna.
Condanna e morte della strega
Giovanna Bonanno venne accusata di stregoneria e avvelenatrice. La condanna fu di morte per impiccagione. Le fu risparmiato il rogo e la decapitazione perché le venne riconosciuta l’attenuante di “guaritrice”. Nei suoi tanti anni di “attività”, diciamo così, era vero che aveva guarito moltissime persone, lo stesso parroco di un villaggio vicino era stato guarito da lei. Quindi si scelse una condanna a morte più “dolce”, per gli schemi dell’epoca.
Fu quindi portata al patibolo pubblicamente, in modo che la popolazione vedesse qual era la fine di una strega. Accompagnata da un prete per l’estrema unzione.
Venne impiccata il 30 luglio del 1789. La vecchia dell’aceto, durante l’estrema unzione, disse al parroco, io Palermo non l’abbandono. Da allora il suo fantasma vaga per le vie di questa città e sono in tanti che l’hanno vista camminare di notte presso le case delle sue clienti.
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Articolo scritto e pubblicato da: Il bosco delle streghe