Anfinomo e Anapia i gemelli della sicilia – mitologia romana
Anfinomo e Anapia sono due fratelli protagonisti di un racconto della mitologia romana-greca, particolarmente venerati nella tradizione siciliana. I due vivevano nei pressi della città di Katane (l’odierna Catania), ai piedi del più grande vulcano europeo, l’Etna. Di mestiere, lavoravano la terra per sostenere la loro famiglia, composta da genitori anziani che non potevano più lavorare.
RACCONTO EROICO
Un giorno, mentre i due fratelli erano impegnati nei campi, l’Etna emise un forte boato, e la lava iniziò a scendere dai fianchi del vulcano dirigendosi minacciosamente verso la città. Mentre la popolazione cercava di fuggire portando con sé oggetti preziosi, Anfinomo e Anapia pensarono subito ai loro genitori.
Corsero verso la loro casa, presero la madre sulle spalle di uno e il padre su quelle dell’altro, e cominciarono a correre verso la salvezza, nonostante la lava invadesse tutto intorno a loro.
Gli Dei, commossi dalla loro pietà filiale, fecero sì che la lava non li toccasse, permettendo loro di mettere i genitori in salvo. Questo atto di coraggio e devozione fu giudicato un esempio supremo di “Pietas,” un sentimento di amore filiale, compassione e rispetto. Ancora oggi, questa storia è ricordata con orgoglio nella città di Catania.
Questo evento o leggenda ispirò anche l’animo pietoso di Enea, descritto da Virgilio nell’Eneide. Come Anfinomo e Anapia, Enea portò il padre Anchise sulle spalle mentre fuggiva dalla città di Troia in fiamme, salvandolo dalla distruzione.
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Vulcano Etna
L’Etna è un vulcano perennemente attivo, formatosi nel Quaternario circa 600.000 anni fa. Le prime eruzioni menzionate nella storia risalgono al 477 a.C., descritte dallo storico e militare ateniese Tucidide, uno dei principali esponenti della letteratura greca. L’eruzione vulcanica che racconta la storia dei fratelli Pii, Anfinomo e Anapia, avvenne nel 425 a.C. e fu descritta da Tucidide e anche da Eschilo. Tra le tante eruzioni del vulcano, quella del 252 d.C. è particolarmente famosa per aver distrutto gran parte della città di Catania e per essere durata dieci anni, coprendo con la lava ben 21 km² sul versante settentrionale del vulcano.
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Orgoglio siciliano!
La storia dei fratelli Pii rimane un punto d’orgoglio nella storia siciliana.
Furono coniate due monete in bronzo, “un denario romano,” che rappresentano i fratelli del II secolo a.C. Le loro tombe furono poste nel campo dei fratelli Pii, nel tempio di Cerere. Oggi, a Catania, nella Piazza dell’Università, vi sono quattro candelabri con sculture in bronzo raffiguranti leggende siciliane. Realizzati nel 1957 dall’artista Mimì Maria Lazzaro e dallo scultore Domenico Tudisco, rappresentano le leggende di Anfinomo e Anapia con i loro genitori, Gammazita (una ragazza che si gettò in un pozzo per difendere il suo onore), il paladino Uzeta (un eroe medievale innamorato di una principessa), e Colapesce (un uomo che preferiva stare in acqua anziché sulla terra, maledetto dalla madre a diventare un pesce).
Amore filiale, atto di coraggio
Anfinomo e Anapia non sono solo figure eroiche della mitologia romana-greca, ma rappresentano anche un esempio di come le storie e i miti possono viaggiare e trasformarsi, influenzando altre culture, come quella romana. La loro storia dimostra come i temi universali di amore, sacrificio e devozione possano attraversare il tempo e lo spazio, rimanendo rilevanti e ispiratori per le generazioni future.
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Articolo scritto e pubblicato da e sul Il bosco delle streghe