Armonia dea dell’amore e della concordia – mitologia greca
Armonia o Harmonia è una divinità immortale della mitologia greca.
Non penserete mai a chi siano i genitori. Armonia è figlia di Ares, dio della guerra, e Afrodite, dea dell’amore. Com’è possibile che due entità così diverse: guerra e amore, possano dare alla luce l’armonia?
La spiegazione è semplice questa è la figlia che si presenta al termine di qualsiasi conflitto. Non possiamo intendere il termine “guerra” solo come battaglia, ma anche come: conflitto in amore, tra rivali oppure tra coniugi. Sono tanti gli esempi di “guerra” che non richiedono per forza armi o migliaia di soldati.
Armonia placava i conflitti tra i nemici, regalava gioia dopo una lotta e aiutava ad apprendere dai propri conflitti. Sappiamo che lei era una dea bellissima ed eternamente giovane. Non ebbe grandi avventure appunto perché l’armonia è un qualcosa che si avverte e che si dimentica facilmente.
MATRIMONIO DI ARMONIA

Le nozze di questa Dea sono citate nella mitologia greca. Zeus decise di dare Armonia a Cadmo, il re e fondatore di Tebe (alcune versioni invece dicono che fu il re che incontrò la bella dea, se ne innamorò e la rapì).
Quello che è certo è che i due si sposarono. Queste furono le prime nozze tra una dea e un mortale. Per questo vennero invitate tutte le divinità che scesero dall’Olimpo per omaggiare la bella sposa. Tutti portarono dei doni.
- Hermes gli regalò la lira che con il suo suono poteva allietare la coppia.
- Demetra gli donò i semi del grano per sfamare il suo popolo
- Athena diede alla posa una bellissima veste, perché una sovrana deve essere sempre composta
- Ares, suo padre, le donò una lancia perché l’armonia spesso deve essere difesa
- Efesto creò per lei una collana particolare che avrebbe donato a chiunque la indossasse eterna giovinezza e fascino
Il dono di Efesto fu quello più apprezzato, ma che la fanciulla avrebbe dovuto rifiutare.
LA COLLANA DI EFESTO
Efesto era il dio dell’artigianato. La bellissima collana che costruì per Armonia era di una bellezza tale da suscitare invidia alle altre Dee. Dotata di poteri magici, come: rimanere eternamente giovane e aumentare il suo fascino.
In realtà Efesto voleva vendicarsi della moglie Afrodite che era madre naturale di Armonia, ma Afrodite era anche la moglie di Efesto. Quella dea era la prova lampante del tradimento di Ares, che era il padre della giovane dea. Essendo comunque una Dea, lui non poteva vendicarsi direttamente su di lei, ma escogitò un modo per usarla in modo da vendicarsi della moglie traditrice.
La collana era maledetta, portava sfortuna e porto sfortuna a tutti i discendenti di Tebe. Dal re Cadmo la dea ebbe 5 figli: 1 maschio Polidoro, e 4 femmine:
- Agave che impazzì
- Autonoe che fu smembrata dalle baccanti di Dioniso
- Ino che divenne la dea Leucotea (dea del mare)
- Semele madre di Dionisio forse la vera causa dei loro guai
Tutti ebbero una sorte terribile e morirono. Solo Polidoro scampò alla maledizione diventando re di Tebe, ma solo perché Polidoro non indossò mai la collana donata da Efesto poiché era un gioiello da donna.
LEGGI ANCHE: Mnemosine: dea della Memoria, Mitologia Greca
Amore tra “serpenti”
Armonia amava terribilmente il marito Cadmo e fu per lui che decise di non indossare mai la collana che gli aveva regalato al suo matrimonio. Dono che lei passò alle sue figlie. Facendo così lei poteva invecchiare insieme al marito.
Un giorno Cadmo, insieme alla moglie, iniziarono a ricordare la loro gioventù e le sue imprese. Le divinità si impietosirono, ma non potevano renderlo un Dio perché non aveva compito imprese epiche. Unitamente non era una semi divinità, poiché i suoi genitori erano mortali.
Per renderlo immortali lo trasformarono in un serpente che cambiava la sua pelle ringiovanendo e quindi poteva vivere in eterno. Armonia chiese a Cadmo di abbracciarla un’ultima volta tra le sue spire. La dea era tremendamente triste per questo addio. Le divinità videro il suo dolore e decisero di trasformare anche Armonia in un serpente.
I due si abbracciarono in una danza unendosi per sempre. Tra l’altro questa è la danza o metodo che i serpenti utilizzano quando c’è l’accoppiamento.
In molte raffigurazioni Armonia viene sempre rappresentata con vicino un serpente o con lei che si sta trasformando.
LEGGI ANCHE: Pontus o Ponto: Divinità Primigenia del Mare, Mitologia Greca
Armonia e l’amore romantico
La dea Armonia divenne la personificazione dell’ordine morale e sociale. Per la devozione dimostrata verso il marito, nella mitologia romana, era associata alla dea Concordia che aveva le sue stesse qualità Armonia.
Rappresentava la pace e la concordia tra le persone e sul campo di battaglia. Mediatrice dell’ordine e dell’equilibrio. La sua controparte era la zia Eris, sorella di Ares, dea dei conflitti e delle liti.
Armonia rappresentava anche l’amore romantico e duraturo, ricco di sentimenti, non solo fisici, ma platonici come la dedizione al proprio compagno. Al contrario di Eros, suo fratello che rappresentava l’amore erotico.
Culto e misteri
La sua leggenda nacque in Boezia e si propago in tutta la Grecia. Il suo culto, amato si conosce poco e faceva parte dei culti misterici riservati a una cerchia di persone a cui era vietato l’accesso ai profani. Si praticava ne templi in cui vi erano delle scuole in cui educavano le fanciulle ad avere una disciplina “femminile” dai sacerdoti.
LEGGI ANCHE: Phoebe: dea della Profezia, Mitologia Greca, titano prima generazione
Ino: l’umana che diventò una dea del mare
Ino aveva origine divine poiché sua madre, Armonia, era una divinità. Il padre era un mortale e lei non ricevette alcun dono divino. Dunque era una semplice mortale, principessa Tebana figlia di re Cadmo fondatore della città.
Divenne la sposa di Atamante, figlio di Eolo, il re di beota, ma era la seconda moglie. Dalla prima, Nefele, ninfa delle nuvole, che lui ripudiò per sposare Ino, ebbe due gemelli: Frisso, maschio, e Elle, femmina. Mentre da Ino nacquero: Learco e Malicerte.

IL COMPLOTTO
Ino era gelosa ed odiava profondamente i primi figli del marito. Per questo ordì un complotto contro di loro. Fece arrostire nei forni tutti semi del grano che doveva essere seminato in modo che non potessero dare frutto. Li consegnò poi ai contadini che li seminarono, ma non ci fu alcuna crescita di grano e nessun raccolto. Il popolo, colpito dalla carestia, credette di essere stato maledetto dagli Dei.
Atamante chiese aiuto all’oracolo del tempio di Delfi. La regina, intercettando il messaggero che stavano trasportando il responso direttamente al re Atamante, gli ordinò mentire: per terminare la carestia si dovevano sacrificare a Zeus i gemelli: Frisso e Elle, i primi figli di Atamante.
Il re non credeva a quello che gli era stato consigliato dall’oracolo, ma non poteva certo disubbidire ad un volere divino. Mentre i giovani erano sull’altare sacrificale, la loro madre, Nefele, ninfa immortale, inviò un ariete d’oro per salvarli. I due saltarono in groppa all’animale e fuggirono.
Durante la fuga, Elle cadde nel fiume che da allora si chiamo: Ellesponto ed annegò. Frisso invece raggiunse la Colchide e fu accolto dal suo re a Eete. Qui sacrificò l’ariete e ne trasse la pelle che divenne il famoso “vello d’oro” che dono a Eete per il suo aiuto.
LEGGI ANCHE: Giapeto titano: Mitologia Greca – chi è giapeto?
Inganno ad Era
Ino si macchiò di un altro tremendo “delitto” contro la dea Era. Sua sorella Semele, una bellissima mortale, venne notata da Zeus che la sedusse. Da lui ebbe Dioniso, il Dio del vino, ozio e del buon vivere.
Per punire la donna di aver ceduto alle lusinghe di Zeus, Era si trasformò in un una vecchia (in alcune versioni: si trasformò in una giovane ancella) per convincere Semele a richiedere a Zeus di vederlo nella sua vera natura. Quest’ultimo acconsentì, ma nessun mortale poteva sopravvivere al vero aspetto di una divinità. Semele morì incenerita dai fulmini di Zeus. Lei aveva in grembo suo figlio, Dioniso, che venne salvato dal Dio e portato ad Ino.
Ino convinse Atamante ad allevarlo poiché quest’ultimo non voleva per non offendere la dea Era. Lei venne a sapere dell’affronto fatto e inviò al Re la follia. Mentre Ino e i suoi figli passeggiavano sul mare arrivò Atamante che li scambiò per cervi li assalì. Learco trovò la morte scaraventato su uno scoglio. Melicerte invece venne gettato in un calderone bollente. Ino riuscì a recuperare il figlio dal pentolone e tentò la fuga, ma anche lei incontrò la follia e si gettò in mare dove annegò.
Afrodite intervenne per salvare sua nipote e pronipote. Supplicò Poseidone di salvarli e il Dio cedette allo sconforto della bellissima dea. Melicerte si trasformò in una divinità marina con il nome Palemone. Ino divenne la divinità chiamata Leucotea ed è la dea che scorre sulla schiuma del mare.
LEGGI ANCHE: Caos primordiale: cos’è il caos d’origine? Introduzione al Caos
Dea del mare: bellissima
Ino-Leucota è una divinità rappresentata come una giovane e bella donna completamente nuda con un drappo di stoffa che regge tra le mani e che copre le spalle. Ha ricevuto dalla nonna, Afrodite, la bellezza ed è anche per questo che Poseidone decise di trasformarla in una divinità marina, in modo che Era non potesse più nuocerle.

Ino – Leucotea viene citata nell’Odissea poiché salvò Ulisse quando fu travolto dalla tempesta scatenata da Poseidone per farlo annegare. Travolto dalla furia del mare Ulisse riuscì a salvarsi grazie al drappo di Ino – Leucotea che glielo porse in modo da farlo galleggiare sopra le acque. In questo modo riuscì a raggiungere la terra e a salvarsi.
Lei divenne la dea marina che veglia sui naviganti e sui naufraghi e suo figlio Melicerte – Palimone era il protettore dei porti. Nella mitologia romana i due furono associati a: Mater Matua e suo figlio a Portuno. Entrambi avevano un santuario accanto al porto fluviale di Roma.
Miti greci, i culti
Ino – Leucotea era venerata in tutta la Grecia nelle zone vicino alle coste del mare. La si ricordava, con grandi festeggiamenti, una volta all’anno. Un santuario era stato costruito in Laconia, dove c’era un lago. Altri tempi a lei sacri possedeva all’interno un pozzo, che rappresentava l’essenza della Dea. Usanza che troviamo anche in tanti templi romani e in molte chiese, monasteri e conventi.
Per onorarla e fare offerte era solito che i devoti gettassero nel pozzo o lago, del pane di orzo invocando il suo nome e chiedendole protezione.
LEGGI ANCHE: Tisifone: divinità triade Furie, dea della Vendetta e punizioni
Articolo scritto e pubblicato da Il bosco delle streghe.