El Vulon maschera Fano, storia e curiosità maschera carnevale
Il carnevale è la festa delle maschere, dei travestimenti e del divertimento di grandi e piccini. Le sue origini sono antichissime. Si ritrovano delle testimonianze e reperti che datano tale evento già dall’antica Roma. Infatti, il carnevale, altro non è che: le feste Dionisie e Saturnali dove ci si divertiva tra banchetti e bevute.
Ricorrenza che viene rispettata e festeggiata in tutte le città d’Italia e del mondo. Completo con le sue storie e le sue tradizioni. Oltre alle maschere ci vogliamo occupare di un carnevale molto famoso e rinomato in Italia, cioè: il carnevale di Fano, città delle Marche.
Nato nel lontano 1347 è uno dei più antichi e popolari carnevali. Qui più che travestirsi, si facevano gare di destrezza: il palio di carnevale. La sua crescente notorietà la si deve alla famiglia dei Malatesta.
STORIA DEL VULON FANO
Nel 1450, con un decreto ufficiale di festeggiare il carnevale, facendo cadere per un giorno i divari sociali, dove il ricco festeggiava e rideva insieme al povero, si diede nuovamente vita ad una delle feste più antiche. Con il passare del tempo il carnevale si è arricchito di trovate e divertimenti, fino ad arrivare, negli anni ’50, a ingrandire le iniziative per il suo successo usando le sfilate delle persone in costume. Unitamente si decise di riprorre un’antica usanza romana, quella dei carri allegorici.
Quest’ultimi erano creati dal nulla con la tecnica della cartapesta e iniziarono a diventare sempre più grandi, oltre ad essere sempre più satirici e contro il potere politico.
A questo punto fa la sua entrate una novità assoluta, oggi la chiamiamo “mascotte”, all’epoca era invece la maschera tradizionale della città. Ogni città ne aveva una, quindi Fano non poteva certo essere inferiore.
Nel 1950 nacque la maschera tradizionale di Fano: El Vulon, un mix di epoche che incuriosisce e diverte, dal costume colorato e sorridente, che rappresenta la città.
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Com’è El Vulon costume?
El Vulon ha un particolare vestito, per metà paggio e per metà vestito con un’armatura. Ha un alto cilindro nero, un monocolo all’occhio sinistro e due splendidi baffoni con un pizzetto sul mento. Naso grosso e adunco. Il corpino e i calzoncini sono per metà figura da paggio e per metà ha un corpetto da armatura. Il colore prevalente è il bianco e il rosso con una gorgiera bianca. Sulle spalle indossa un mantello fatto di piume nere. Calzamaglia a un piede e ad uno ha uno stivale con sperone. Ci sono poi dei richiami alla civiltà etrusca poiché ha un sandalo con gambale di bronzo. Cintura in vita e spada. Possiede una mandola.
All’atto pratico è una maschera realmente molto confusionaria. Tanto che la sua creazione non piacque agli abitanti di Fano.
Inoltre dobbiamo dire che ci su più di una discussione su questo costume perché molti affermano che esso ha cercato di imitare, in modo pacchiano e scadente, l’abito di Stenterello. Tra l’altro c’è un forte influsso toscano anche per quanto riguarda la parte “etrusca”, non a caso la civiltà toscana deriva dalle colonie delle popolazioni etrusche.
Ad ogni modo, dal 1950, El Vulon è diventata la maschera tradizionale del carnevale di Fano.
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Nascita di El Vulon
La maschera di El Vulon nasce nel 1951 ideata dal pittore Melchiorre Fucc,i artista che si è formato all’accademia delle belle arti di Urbino. El Vulon ha ottenuto il riconoscimento di essere scritta nel registro nazionale Coordinamento delle maschere carnevale italiane insieme alle più famose, come Brighella, Balanzone, Arlecchino, Pulcinella, ecc. Il Fucci all’epoca aveva il ruolo di vicepresidente del carnevale di Fano. Lo scopo era quello di ideare una maschera che sarebbe rimasta nella storia. Il nome: Vulon, pare che venga da francese: Nous Voulons, che significa noi vogliamo.
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Carnevale di Fano, l’ombrello acchiappa dolci.
La particolarità del carnevale di Fano è il fatidico: lancio dei dolciumi e il suo ombrello.
Dai carri allegorici vengono lanciati, durante le sfilate, caramelle e dolcetti in grande quantità verso i tali delle strade. Purtroppo però, tra spintoni e via dicendo, vediamo che prendere i dolci al volo, a mani nude, non è possibile.
Ecco che quindi nacque l’idea, non è chiaro come e quando, di usare degli ombrelli rovesciati, in modo da avere una sorta di cupola di raccolta. Oggi si vendono, a Fano, dei cartoni che si chiudono e tendono a ricreare un cono. Questo è stato fatto perché c’è chi ancora usa l’ombrello, con molte repliche da parte di chi vi abita oppure che si trova ad essere offuscato, nella visuale, da questi ombrelli.
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