Il fantasma con il saio: Munaciello – buono o cattivo?
Munaciello, lo spiritello dispettoso, un fantasma che porta sfortuna o notizie. Esistono diverse versioni sulla sua nascita e ancora di più sulle sue manifestazioni!
Questo spiritello è una delle figure più famose e temute nella città di Napoli, ma in generale in tutta la campania. Per inciso il termine Munaciello significa: il piccolo monaco oppure il manachello.
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Nell’archivio di Stato di Napoli ci sono documenti dettagliati, databili dal 1400 in poi, che ci raccontano storie della cultura e tradizioni italiane ed è qui che sono riuscita a ritrovare la vera storia del Munaciello.
Tuttavia vi parlo anche del mito e di altri significati perché è uno spiritello interessante, anche se dispettoso come pochi.
Il frutto di un amore infelice
Uno dei racconti più accreditati sulla nascita di questo fantasmino, si ritrova in uno scritto di Matilde Serao, Municiello esistito secondo lo scritto di Matilde Serao, giornalista e scrittrice, ci dice che il Munaciello fosse un bambino nato al di fuori del matrimonio da una donna ricca e un uomo molto povero.
Ci troviamo nel 1445 a Napoli. Tale Caterinella Frezza era figlio di un ricco mercante di stoffe, bella e con una dote cospicua. Essendo molto giovane sognava il grande amore, come tutte le sue coetanee. Un giorno notò un giovane garzone, Stefano Mariconda. Costui però era molto povero e non avrebbe mai potuto ambire ad un matrimonio con Caterinella.
Inizialmente pare che proprio il giovane evitasse apertamente la bella erediteria, nonostante Caterinella, da quando lo aveva notato, trovasse tutte le scuse possibili per andare alla sua bottega oppure incontrarlo mentre lui trasportava legna e carbona in strada.
Il trionfo dell’amore… e disgrazia
Alla fine comunque l’amore ebbe la meglio e i due divennero amanti. A fare la spia al padre, il ricco mercante, fu una delle serve più fidate della giovane che, una notte, in preda ad un incubo, vide una luce al di fuori della sua camera, da sotto l’uscio.
Incuriosita, si affacciò e vide Caterinella che si faceva strada nei corridoi della servitù per poi uscire fuori di casa. Nella porta sul retro dell’abitazione, dove si scaricava la legna e il carbone, incontrava il suo Stefano, il garzone.
Ad ostacolare l’amore dei due, erano entrambe le famiglie. La povera famiglia di Stefano sapeva che rischiava di perdere sia il lavoro che la vita. Mentre la famiglia di Caterinella desiderava aumentare il suo rango e proprio tramite il matrimonio della figlia con un nobile, avrebbe appunto fatto fare questo “scatto di ceto sociale”.
Solo che la notizia dei due amanti, avrebbe gettato scandalo e trovò un metodo per mettere a tacere i pettegolezzi.
Una mattina, sua figlia, venne letteralmente imprigionata in una stanza della sua abitazione dove si erano murate le finestre. La porta era chiusa dall’esterno con due donne a guardia. Lei comprese che il suo garzone era in pericolo, ma come avvisarlo? Non poteva.
Infatti questa non è una storia a lieto fine, ma una storia vera nella sua crudeltà.
La lunga strada
Quella stessa notte, Stefano, ignaro di quello che era successo, trovò ad aspettarlo la serva più fedele di Caterinella che gli disse che la giovane, in collera con il padre, era fuggita via e che lo aspettava al monastero Monastero di Donnaregina Nuova, un convento di suore, dove c’era una sua lontana zia.
Se i due avessero trascorso insieme la notte, in modo che tutti lo sapessero, suo padre non avrebbe più potuto negare il suo consenso per il loro matrimonio.
Il giovane, sconvolto dalle azioni di Caterinella, non si fece domande. Mentre si dirigeva verso il Monastero di Donnaregina Nuova, venne assalito da uomini assoldati dal ricco mercante che lo uccisero gettando poi il suo corpo in una Gola, dove scorreva un fiume. Il suo corpo venne ritrovato qualche giorno dopo.
Alla notizia della morte del suo amante, Caterinella si chiuse nel suo dolore. Dopo qualche mese si rese conto di essere incinta, ma non disse nulla a suo padre, temendo che uccidesse anche il neonato. La giovane decise di chiudersi in convento, chiedendo aiuto proprio a sua zia che, involontariamente, era stata usata come “bugia” per trarre in inganno Stefano. Qui la giovane partorì suo figlio.
Il bambino del peccato
Il bambino era deforme, con la testa grande e il corpo piccolo. A quel che sappiamo, perché non è che ci fosse una verbalizzazione di quello che accadeva nei Monasteri, ci sono alcune notizie che sono “popolari”.
Quando la suora, zia di Caterinella, vide il bambino, accusò la giovane che era deforme a causa sua, nel senso che non essendosi sposata il suo peccato carnale, era ricaduto sul bambino. Quest’ultimo quindi doveva espiare la colpa della madre ed è per questo che lo vestirono con un saio da Monaco e non ebbe mai il battesimo, quindi rimase senza nome e senza cognome.
Apriamo una parentesi: in questi anni era credenza comune che i peccati ricadessero sui figli oppure che ci fossero “disgrazie” di: morti alla nascita (spesso indotte e non naturali) oppure che avvenivano a pochi giorni dal parto, deformazioni del corpo o mentali. Tutto perché quella era la punizione dei peccati commessi. Chiudiamo parentesi!
Il Monaciello crebbe nel convento, ma, quando fu più grande, iniziò a uscire fuori dal Monastero e a girovagare, di notte, fino all’alba per le strade della città di Napoli. Il luogo che preferiva, a quanto pare, era il quartiere Porto.
Fu qui che una notte, venne notato da alcuni giovani pescatori, che inizialmente lo presero ingiro. Poi gli tolsero il cappuccio vedendo una creatura deforme. Credendo che fosse il diavolo, venne preso a sassate e a male parole.
Dopo la sua morte, il Munaciello, ha continuato e continua a tormentare proprio questo quartiere, ricordandosi di chi lo aveva maltrattato.
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Morte misericordiosa
Collegandoci direttamente a questo episodio, c’è una seconda versione che però parte da quando il Munaciello, era già adulto e non un bambino.
Si dice che costui era un giovane fraticello cagionevole di salute, un novizio, intorno ai 10/12 anni. Affidato ad un Monastero perché figlio illegittimo di una nobildonna, di cui non si sa il nome, che però non morì in convento come Caterinella, anzi dopo il parto del bambino, circa 7 mesi dopo, si sposò con un altro nobile.
Il giovane quindi crebbe sotto le attenzioni dei monaci di diversi monasteri di Napoli. Questo Monaciello conosceva molto bene tutte le strade e quartieri di Napoli, proprio perché ne aveva cambiati molti, nella sua breve vita.
Tuttavia morì tragicamente, assassinato e gettato in un pozzo ancora vivo. Per voce popolare si dice che venne ucciso perché, il monaco che lo aveva preso in affidamento da neonato, quando morì gli confessò chi era sua madre.
Il Munaciello poi iniziò a fare domande, nelle sue passeggiatine notturne, per capire chi fosse la nobil donna. Quindi è possibile che la morte sia stata ordinata direttamente da questa famiglia.
Munaciello e ‘o pozzaro: stessi spiriti?
Secondo alcuni studiosi antropologi napoletani, questo spirito in realtà è un altro fantasma noto come ‘o pozzaro. I due hanno molte caratteristiche similari. Come comparire e sparire nelle case, muoversi nelle fogne che collegano le abitazioni, vestono di scuro e sono piccoli e deformi.
Però: chi è il pozzaro? Questa più che una figura è un lavoro, nel senso che, in passato, per avere acqua corrente in casa o per avere delle fognature, esistevano dei lavoratori che si occupavano di: scavare, collegare e mantenere pulite le condutture.
Il pozzaro era di solito un bambino dai 7 ai 10 anni, piccolo che poteva scivolare nelle condutture. Oppure erano dei nani.
Tuttavia, intorno al 1500 a Napoli si sparse la voce che era facile entrare nelle case dei nobili o ricchi, proprio attraverso le tubature, che non erano piccole come lo sono oggi, anzi erano grandi perché raccoglievano l’acqua di diverse abitazioni.
Tanti ladruncoli divennero quindi abili pozzari che di giorno lavoravano per spurgare questi cunicoli e di notte apparivano nelle case per derubarli.
Il pozzaro e il Munaciello hanno in comune proprio le apparizioni presso: cisterne, botole, pozzi, cunicoli o tombini!
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Spiritello buono o cattivo?
Questo fantasma può essere buono o cattivo. Premia lasciando oggetti di oro o denaro a chi lo tratta bene lasciandogli dei biscotti o del pane all’entrata. Diventa dispettoso o infastidisce chi lo ignora, fa scongiuri oppure usa brutte parole per allontanarlo.
Si percepisce in casa perché il munaciello sposta le cose, fa rumori, agita gli armadi o i mobili facendoli scricchiolare o ancora soffia nelle orecchie quando si dorme.
Se lo si incontra di notte occorre fare attenzione al colore del suo cappuccio. Se è rosso allora portafortuna, ci sarà una lieta nascita o una vincita. Mentre se è nero allora avvisa di una malattia, incidente o lutto in famiglia.
Può comparire anche nei sogni ed è per questo che è bene che si interpreti il suo comportamento e abbigliamento.
Testimonianze del Munaciello
Non pensate che lo spirito del muniaciello sia una storia fantasiosa o una leggenda urbana. I suoi avvistamenti sono più frequenti di quanto si pensi. Perfino molti turisti, in visita sia a Napoli, lo hanno addirittura fotografato.
Infine ci sono delle credenze che affermano che il munaciello sia lo spirito dei bambini che non nascono, muoiono per parto prematuro ed è per questo che, nella cultura tradizionale napoletana, le donne in gravidanza non devono: vestire di nero, non dire il nome del bambino prima della nascita, apporre nelle culle o sugli abiti dei bambini i corni napoletani, amuleti.
Tornando a parlare del Munaciello, i gesti scaramantici in gravidanza, sono per mantenere lontano questo spiritello per timore che esso non porti via il bambino.
Non ci si veste di nero per non attirare la malasorte. Non si dice il nome del bambino perché il Munaciello non ne ha di suo e potrebbe prendersi quello del futuro nascituro. Gli amuleti sono appunto per allontanarlo senza usare male parole.
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Articolo scritto e pubblicato da: Il bosco delle streghe