Odino: Kvasir nato dallo sputo, il segreto del Triskelion
Odino (in norreno Óðinn) è la divinità principale della mitologia norrena e germanica. Divinità della saggezza, della guerra, morte, della magia, poesia e profezia. La sua storia è ricca di mistero e sacrifici.
La sua forza magica è immensa. L’amuleto o simbolo che sono stati creati direttamente da Odino c’è il Triskelion!
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Origini di Odino
Odino, la saggezza e magia, è figlio del gigante Borr e della dea Bestla. Ha due fratelli: Vili la volontà e Vé il sacro. Insieme crearono il mondo dopo aver ucciso il gigante primordiale Ymir da cui plasmarono la terra. Dal sangue del gigante nacquero li oceani, dalle sue ossa le montagne. Il cranio formò il cielo e il cervello le nuvole.
Trascorsero secoli in solitudine e poi nacquero i primi due esseri viventi: Ask e Embla che erano due alberi: Ask il frassino e Embla la vite o vigna. Odino gli donò l’anima, il respiro vitale. Vili invece gli regalò l’intelligenza e le emozioni.
Vé regalà i sensi, parola e l’aspetto umano. Infatti Ask e Embla divennero il primo uomo e donna, che sono poi l’equivalente di Adamo ed Eva. Noti, nella mitologia norrena come: I nati dagli alberi!
Odino tuttavia non era soddisfatto della creazione del mondo e del suo regno ed è per questo che creò il Valhalla, per accogliere i guerrieri morti. Un luogo che sopravviverà al Ragnarok, cioè alla fine del mondo.
I suoi poteri erano immensi, più di qualsiasi altra divinità, ma sapeva usarli in modo saggio. Genitore di moltissime divinità come Thor e progenitore dei vichinghi.
Divinità dell’antica saggezza!
Odino è il più antico tra gli dei della mitologia norrena. In base alla datazione possiamo dire che è più antico anche di Zeus e, per certi versi, ha un’età pressappoco similare a quella delle prime divinità “italiche”. Lui è la saggezza ed è sempre accompagnato dai suoi due fedeli corvi: Hugin, il pensiero, e Munin, la memoria. Regalati dalla dea Hel, la dea della morte e del regno dei morti.
Odino, proprio perché è il dio della saggezza, è continuamente alla ricerca di altra conoscenza poiché non si finisce mai di imparare e, allo stesso tempo, la magia universale e naturale è ricca di misteri che anche lui ambiva conoscere.
Uno degli aspetti più famosi di Odino è appunto la sua sete infinita di conoscenza che lo rende quasi avido o folle.
- Per esempio lui decise di sacrificare sé stesso, appendendosi per nove notti all’albero del mondo, Yggdrasill, trafitto dalla sua stessa lancia, per ottenere il segreto delle rune magiche.
- Donò un occhio in cambio di un sorso dal pozzo della saggezza custodito dal gigante Mímir.
Ci sono poi tanti altri episodi di cui parlare e che ci fanno ammirare questa figura tradizionale, ma di cui parleremo direttamente in un video dedicato a Odino.
Odino hatanti simboli usati dal popolo vichingo. Tra questi ci sono i corni usati dai guerrieri per bere birra e idromele. Nei loro riti, per ingraziarsi la benevolenza del Dio, usavano ornare di corni i loro cappelli di guerra.
Tuttavia ricordiamo che il corno era ed è un simbolo fallico, cioè il pene eretto che simboleggia la forza vitale o seme della vita. Infatti gli studiosi suppongono che Odino sia semplicemente la mutazione del Dio celtico, quindi divinità primordiale, Cernunnos! Se vi interessa il discorso su “corno e corna”.
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Odino e il Triskelion!
Odino è il padre degli Dei del Nord Europa, dei vichinghi e di un popolo con un forte legame con la natura e le forze primordiali che va dall’estremo Nord Europa fino in Germania.
Il suo simbolo è il: Triskelion, noto amuleto. Tanti sono i simboli che rappresentano la forza del Dio, ma questo è quello principale, il più importante che racchiude l’intero potere di Odino!
Esso è detto anche il triplo corno di Odino. Simile alla Triquerta o al Valknut o ancora alla Triskeles. La sua caratteristica è quella di ripetere il numero 3 (tre). Nella numerologia il 3 è il numero sacro della vita! Del ciclo vitale.
Apriamo una parentesi rivolta proprio alla numerologia. Il 3 e l’unione di due forze opposte che sono: 1 l’uomo e il 2 la donna: 1 + 2 = 3 la creazione, il figlio, la vita che continua. Tale numero lo ritroviamo poi in tutte le religioni con nomi diversi come:
- Trinità: mente, corpo e spirito
- Triplice Dea: vergine, madre, anziana
- Triplice Dio: fanciullo, padre, anziano
- Cicli della vita: nascita, vita, morte
- Tempo: passato, presente, futuro.
Ecco perché è tanto importante. Chiudiamo questa parentesi!
Questo numero esoterico lo ritroviamo poi nel Triskelion che ricorda il sacrificio di Kvasir, il saggio, dal cui sangue è nato l’idromele, la bevanda della sapienza.
Kvasir: chi è l’uomo più saggio al mondo.
Quando la guerra tra Asi e Vanir (le due stirpi di Dei del cielo e dei guerrieri) era giunta alla fine della lotta, sancirono la pace e sputarono tutti in un vaso. Facciamo una piccola precisazione. Il segno di sputare indicava il disprezzo verso la guerra, cioè verso l’odio che divideva le due stirpi.
Siccome gli Dei non volevano che questo simbolo di pace, lo sputo nella coppa, svanisse o fosse dimenticato, poiché voleva dire ricominciare la guerra, esso venne trasformato in un uomo che chiamarono Kvasir. Costui era l’uomo più saggio mai esistito.
Mi viene da pensare in modo filosofico, quindi: apro la parentesi! Costui fu creato da sputi divini per disprezzare la guerra, la morte e le esperienze crudeli durante le battaglie. Nato da un gesto scaramantico, quello di sputare, in effetti è normale che fosse una creatura piena di saggezza poiché conosceva l’aspetto più oscuro delle lotte.
Però devo dire che non è molto romantico. Osservandolo dal lato filosofico posso trarre la conclusione che, un popolo “crudo”, passatemi il termine, grezzo, come quello dei vichinghi, aveva maggiore facilità ad assimilare cose disgustose a pensieri più profondi.
Kvasir ne è appunto una testimonianza. Chiudo la parentesi.
Kvasir intraprese un viaggio presso popolazioni in modo da dispensare saggezza e conoscenza. Una notte trovò ospitalità presso due fratelli nani che lo uccisero, ne presero il sangue e lo addolcirono con il miele.
Il sangue venne raccolto in 3 corni. Esso fermentò è fece nascere l’idromele. Questa bevanda rendeva: saggi, poeti, grandi maghi e filosofi, chiunque la ingerisce.
Il gigante Suttungr
Tutti continuarono la loro vita, uomini, Dei, giganti e nani, ignari che Kvasir fosse stato ucciso. Un giorno giunsero da questi nani due giganti, marito e moglie. Anche loro trovarono ospitalità e anche loro vennero uccisi.
Suttungr, il figlio dei giganti assassinati, venne a conoscenza della ferocia dei due nani e della morte dei suoi genitori e voleva vendetta per 2 motivi.
Il primo era appunto punirli per il loro misfatti.
Il secondo era che i nani erano venuti meno alla legge sacra, poiché era una legge non scritta, ma da tutti rispettata, dell’ospitalità. Ospitare qualcuno nella propria casa era una virtù morale che ritroviamo in tutte le religioni antiche. Ad esempio esso prende il nome di Xenia nell’antica Grecia e anche nell’antica Roma. Chi ospitava doveva essere cortese e ritenere l’ospite sacro. Mentre l’ospite era cortese e disponibile poiché rispettoso.
C’era poi la credenza che un ospite inatteso poteva essere una divinità che ti benediva o maledice in base al tipo di ospitalità che trovava.
Suttungr decise di dare la caccia ai nani e vi riuscì. Li catturò e per punirli li isolò su uno scoglio in mezzo al mare che con l’arrivo dell’alta marea sarebbe stato sommerso fino a farli morire annegati. I nani lo supplicarono di salvarli e in cambio gli avrebbero dato una bevanda prodigiosa: l’idromele! Così fu!
Odino: il ladro della conoscenza
Suttungr prese il prezioso liquido e lo nascose dentro una montagna mettendo una gigantessa di guardia.
Odino però venne a conoscenza della morte di Kvasir, dai suoi fedeli corvi che gli riportavano tutto quello che succedeva nel mondo. Scoprì la ferocia dei nani e del patto con il gigante Suttungr.
Infine, avvertito sempre dai suoi due corvi, venne a conoscenza della nascita dell’idromele, la bevanda della somma conoscenza nata dal sangue di Kvasir. Una bevanda segreta di cui voleva assolutamente impadronirsi.
Come recuperare il prezioso sangue di Kvasir? Odino fu aiutato dal fratello del gigante Suttungr, cioè Baugi. Costui lo aiutò perché seppe che Suttugr aveva reso salva la vita dei due nani assassini. Baugi era un gigante astuto. Lui praticò un foro nella montagna, nel retro fino ad arrivare nella grotta che custodiva il tricorno con il sangue di Kvasir.
Odino si trasformò in un serpente. Entrò nel foro e si ritrovò in un’ampia caverna dove abitava la gigantessa. A questo punto si trasformò in gigante che la sedusse e giacque con lei per tre notti.
Tuttavia, ogni notte, quando la gigantessa era profondamente addormentata Odino beveva un sorso dell’idromele da ogni corno fino a svuotarli.
Qui notiamo il richiamo del numero 3, cioè:
- Tre erano i corni
- Tre erano le notti
Al termine della terza notte si trasformò in aquila volando via. Tornato nel suo regno divino rigettò la bevanda e la offrì agli Dei e uomini più meritevoli, coloro destinati alla poesia e al coraggio.
Mentre volava per tornare a Asgaror caddero, dal suo becco, alcune gocce di idromele sulla terra che vennero raccolte e diffuse tra gli uomini.
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Com’è il simbolo del Triskelion?
Si tratta di 3 corni incastrati o intrecciati tra di loro che formano una foglia stilizzata a tre lobi con la punta del corno che esce da ogni apice della foglia.
Essi rappresentano direttamente i tre corni dov’è stato creato e conservato l’idromele, quindi la sapienza!
C’è da dire anche che il Triskelion non ha inizio e non ha fine, nel senso che è una sorta di linea unica che vuol dire il ciclo continuo della conoscenza e vita, in poche parole è: Il senso della vita! Ci sono molti altri simboli nella mitologia nordiche, amuleti di protezione e buona fortuna, che richiamano sempre il Triskelon, come:
- Valknut: simbolo dei guerrieri vichinghi conosciuto come il nodo di Odino, paragonato alle tre corna di Odino. Valknut sono tre triangoli intrecciati tra di loro.
- Triskell: sono tre spirali collegate tra di loro che mostrano una simmetria nella sua rotazione e simboleggiano le forze della natura nella rappresentazione della ciclicità cosmica
- Yggdrasi:l simboleggia la connessione di tutti gli elementi dell’universo.
Tutti hanno una radice comune che richiama il Triskelion, ma con influssi e poteri esoterici diversi.
Il “complesso” senso della vita
Il Triskelion indica: fedeltà agli Dei, saggezza, ispirazione poetica, spirito, energia positiva e coraggio.
Il suo significato antico riguarda la ricerca del coraggio stesso. Essere coraggiosi non è un qualcosa che si insegna, ma deve essere ricercato, assimilato e compreso. In fondo vivere non richiede coraggio?
Vi rivelo un insegnamento importante del Triskelion, uno insegnamento dei vichinghi. Ho ritrovato la spiegazione in lingua danese, in alcuni testi del 700 D.C, non antichissimo perché i vichinghi non usavano la scrittura per tramandare la loro storia e religione, che però si unisce al Triskelion!
Ci ho messo un po’ a comprendere, ma ve lo spiego.
Il senso del coraggio dei vichinghi
I Vichinghi era un popolo votato alla morte e alla guerra. In battaglia non indietreggiavano poiché erano convinti che se la morte ti voleva oppure se il tuo destino era morire, non potevi evitarlo. Era importante andare incontro alla morte con coraggio, tenete in mente questa parola: coraggio!
Già da piccoli si insegnava che non esiste un unico motivo per avere coraggio di lottare in battaglia. Ognuno ha un suo motivo che nasce dal proprio animo e convinzione,
In poche parole il coraggio era semplicemente il “Senso della vita”. Praticamente loro quanto lottavano in battaglia lo facevano con uno scopo personale: chi per la gloria, chi per essere ricordato, chi difendeva la propria famiglia, cultura o religione. In poche parole il termine coraggio acquista, nel Nord Europa, il significato di: senso della vita che noi possiamo tradurre in: un Ideale!
Tu combatti per un ideale!
Non è strano sbagliare le traduzioni di altre culture poiché si ha la tendenza a modificarle in base alla propria. Vi do dimostrazione pratica con una parola: Fatato! In Italia tale termine, indica qualcosa di dolce, magico, di benevole, come le fatine, tanto carine e magiche.
Nel Nord Europa il termine fatato indica: qualcosa di malefico. La magia, nella loro ottica, ha una connotazione sovrannaturale, che appartiene ad un altro mondo, interagendo con il nostro, modifica la realtà e spezza il ciclo continuo e naturale della vita.
Ecco che quindi il termine fatato per noi ha un significato e per loro un altro.
Ciò è capitato anche con la traduzione della parola Coraggio in senso della vita o ideale!
Coraggio, significato e senso della vita
Tra l’altro c’è una curiosità! La parola che identifica il nome Odino nasce da un termine dell’antica lingua della Danimarca: Mod, che significa coraggio e visdom che indica saggezza.
Nell’anno 600 A.C, più o meno quando Odino fa la sua comparsa nelle tribù pre-vichinghe, si usava il termine, per evocarlo, vis – om che, in varie popolazioni e con il tempo, è stato tradotto in spirito, anima, energia, cambiamento interno, coraggio, ma traducendola in modo unico collegandolo ai rituali antichi, la parola vis-om significa: senso della vita!
Ognuno di noi può avere il proprio senso di vita che poi si modifica nel corso degli anni, ma che spinge a fare scelte specifiche. Riprendendo nuovamente l’esempio dei vichinghi: essi erano abili guerrieri, ma ognuno di essi lottava per uno suo senso di vita, per un proprio ideale!
In fondo è una saggezza antica, come Odino stesso, perché dove si può trovare il coraggio di affrontare la morte? A spingerci deve essere qualcosa di superiore, un sentimento talmente forte che non è umano, ma divino!
Per comprenderlo e necessaria una conoscenza superiore alla stessa saggezza ed ecco che Odino ha continuamente sete di sapere! Soprattutto, la cosa che mi ha “stupita” è che non esiste una parola, ad oggi, che possa identificare questa emozione o sentimento.
Qualcosa di talmente puro che, i celtici, non avendo un termine per poterlo fare capire, si è preferito farlo divenire una divinità, chiamandolo solo con suoni, cioè: Odino!
Questo insegnamento mi ha dato molto da pensare e la mia riflessione è: I nostri antenati sapevano vivere meglio di noi, perché erano in pace con sé stessi! Ti chiedo secondo te quale parola può identificare questo: senso della vita?
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Articolo scritto e pubblicato da: Il bosco delle streghe