Drago Ladone, uno dei mostri mitologici della dea Era
Nella mitologia antica il drago o draghi sono animali mitologici, alle volte sono esseri distruttivi e malefici. La cultura orientale li vede dei veri portafortuna e in altre, sono protettori di immensi tesori.
Ogni cultura ha la sua credenza, ma ciò dimostra che, in qualche modo, il drago o dragone è esistito. Perfino all’interno della religione cristiana vediamo dei dragoni che alle volte sono benevoli ed altre invece sono delle rappresentazioni del demonio.
Uno dei più interessanti draghi è Ladone. Chi è e come mai è tanto interessante? Facciamo la sua conoscenza.
DRAGO LADONE, MITO
Ladone era un drago della mitologia Greca a cui vennero attribuiti diversi genitori. In alcune versioni dicono che fosse figlio di Tifone ed Echidna. Essi ebbero molti figli mostruosi, tra cui l’idra di Lerna che fu poi una delle 12 fatiche di Ercole. In altre leggende vogliono che il drago Ladone fosse figlio delle profondità marine, di Forco e Ceto divinità dalle sembianze di un grosso pesce.
Tralasciando chi fossero i genitori, quello che è certo è che Ladone il drago fu adottato e cresciuto da Era, la dea moglie di Zeus. Esso venne messo a guardia del pomo d’oro. Le Esperidi erano sette ninfe, figlie di Atlante ed Esperide, che vivevano ai confini del mondo e ai piedi del cielo sorretto dal padre Atlante. Qui vi sorgeva uno splendido giardino paradisiaco, sempreverde e fiorito, dove si è felici e sereni sempre. Un paradiso terrestre che ospitò lo sposalizio di Zeus ed Era.
Qui c’erano i pomi d’oro ambiti dagli uomini. Per proteggere questo splendido posto, la dea Era, decise di porvi a guardi Ladone il drago.
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Aspetto di Ladone
Anche nella descrizione del mitologico mostro ci sono diverse versioni, probabilmente era un “mutaforma”.
In una dice che era un drago dalle cento teste con altrettanti occhi rossi come fuoco e bocche con la lingua biforcuta. Descritto come malefico e astuto, dotato di poteri magici donatogli dagli stessi Dei per difendere e sorvegliare i pomi d’oro.
In altri racconti lo descrivono come un grosso serpente velenoso dalle lunghe spire che sputava veleno e in tanti pensano che fosse il famoso serpente che viveva nel giardino dell’Eden, perfido e maligno. Esso si nascondeva nelle fronde dell’albero. Tant’è che in un passo nel libro biblico della Genesi in cui Eva, venendo convinta dal serpente a mangiare la mela, invoca il suo nome dicendo: La dove il serpente mi ha ingannato. La traduzione è però errata perché è possibile che Eva dicesse: Ladone il serpente, mi ha ingannato. Quindi si torna a parlare di un personaggio che appartiene alla mitologia pagana, ma dove troviamo una seconda testimonianza della presenza del giardino dell’Eden.
Indubbiamente Ladone è considerato una divinità minore nella cultura pagana, ma che acquista una importanza enorme in quella cristiana e nella genesi poiché diventa il famoso serpente peccatore e ingannatore.
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Costellazione Ladone
Del drago Ladone o serpente tramutato in una delle più grandi costellazioni esistenti nel cielo, si hanno notizie ormai lontane. Le sue stelle non tramontano mai, ma non sono molto luminose. Si snodano tra la costellazione dell’orsa maggiore e quella dell’orsa minore fino ad arrivare alla stella polare. La costellazione è osservabile solo dall’emisfero nord.
La sua stella gigante più luminosa è: Gamma Draconis più grande del Sole e lontana 300 anni luce dalla terra.
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Il mito di ercole e ladone
La leggenda narra che Gea, dea della terra, per onorare le nozze di Zeus ed Era diede vita ad alberi che producevano mele d’oro, simbolo di fertilità e amore. Era, per paura che fossero rubati, li mise nel giardino delle esperidi e li fece sorvegliare da Ladone il drago.
Il drago appartiene all’undicesima fatica di ercole (Eracle per i Greci). Gli fu ordinato dal re Euristeo di cogliere i pomi d’oro e qui vi sono due diverse versioni della storia.
In una Ercole, per evitare il confronto con il drago, propose ad Atlante di reggere al suo posto il cielo sulle spalle se gli avesse consegnato le mele. Atlante andò a cogliere le mele mentre il drago dormiva. Quando questi tornò non voleva più riprendersi il cielo. Ercole gli disse: va bene, terrò il peso del cielo, ma prima fammi sistemare meglio. Vorrei fare un cuscino, sotto le ginocchia, con la mia pelle di leone. In questo modo potrò reggere il cielo senza problemi.
Atlante pose a terra i pomi d’oro, si prese sulle spalle il cielo e Ercole si liberò le mani. A questo punto l’eroe raccolse le mele d’oro e andò via, sotto lo sguardo sbigottito di Atlante che si rese conto dell’inganno.
In seguito i pomi d’oro vennero restituite ad Era. Nel frattempo le Esperidi, distrutte dal dolore per il furto subito, si trasformarono in tre alberi che simboleggiano la tristezza, vale a dire:
- Salice
- Olmo
- Pioppo nero.
Nell’altra versione Ladone il drago vide Ercole che si avvicinava con le sue cento teste. Dette l’allarme strepitando e soffiando. Ercole, con le sue frecce avvelenate dal sangue dell’idra, le scagliò contro il drago e lo uccise. La dea Era lo mise nella costellazione chiamata del: draco, dragone o del serpente, per ricordarlo in eterno.
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