Chi era Heloros, divinità della Sicilia – mitologia romana
Heloros, noto in latino come Helorus o Eloro, era un’antica divinità greco-siciliana legata a un fiume e a una città che portavano il suo stesso nome, situati in Sicilia. Fin dall’antichità, l’acqua era un bene prezioso, venerato per la sua capacità di rendere fertile la terra e sostenere le comunità. I fiumi erano spesso considerati divinità maschili, figli del dio Oceano, mentre le ninfe rappresentavano le sorgenti. Molti di questi erano Geni loci, divinità locali legate a specifici corsi d’acqua.
FIUME HELOROS
Il fiume Heloros, oggi noto come Tellaro, è legato a una divinità di cui si trovano pochissime tracce, come una piccola iscrizione presso il sito archeologico di Eloro, un comune di Noto in provincia di Siracusa. Eloro fu fondata da coloni greci nel VIII secolo a.C. su una collina che domina il panorama fino al mare. La città, situata lungo le sponde del fiume omonimo, divenne una fiorente città antica. Oggi, nel sito archeologico, si trovano tratti estesi di mura e resti di templi dedicati alla dea Demetra, alla figlia Kore e ad Asclepio. La città cadde in mano ai romani nel 213 a.C., durante la seconda guerra punica, come avvenne anche per Siracusa.
Le divinità dei fiumi erano spesso rappresentate come uomini maturi, nudi, con lunghe barbe folte e capelli scompigliati come le increspature dell’acqua. Indossavano corone di foglie di fico e erbe spontanee che crescevano sugli argini dei fiumi. Solitamente, erano raffigurati adagiati sul terreno con un vaso sotto il braccio da cui sgorgava l’acqua del fiume. Oltre a garantire l’abbondanza di acqua, queste divinità erano venerate anche per la grande quantità di pesce che popolava i loro corsi d’acqua.
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Heloros: sviluppo della popolazione
La Sicilia fu colonizzata dalla Magna Grecia, che portò con sé divinità e tradizioni. Sorsero molte città-stato (poleis) che si distaccarono dalla città originale. Molte stirpi greche si insediarono in tutta l’isola, creando comunità miste di greci e indigeni locali. Il commercio e le arti dell’artigianato si svilupparono, e la popolazione crebbe. Tuttavia, l’espansione portò a numerosi conflitti e guerre tra le città vicine.
Il tiranno di Gela, Cleandro, fu ucciso da un nemico, e il potere passò al fratello Ippocrate nel 498 a.C. Ippocrate, con ambizioni militari crescenti, assediò diverse città, tra cui Zangle, Gallipoli e Leontini. Tentò anche di assaltare Siracusa, ma fu quasi sconfitto sul fiume Heloros. Grazie all’intervento dei Corinzi e dei Corciresi, Siracusa riuscì a stipulare un accordo con Ippocrate, cedendogli la città di Camarina. Ippocrate morì infine in una battaglia contro i Siculi.
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Le lotte del fiume
Il giovane Cromio, celebrato dal poeta Pindaro, combatté sul fiume Heloros. Pindaro descrisse il luogo dello scontro come un punto del fiume tra alte sponde di roccia e una terra ghiaiosa. Il fiume Heloros fu citato anche da altri autori come Erodoto, Licofrone, Diodoro Siculo e Virgilio.
Oggi, il fiume Heloros è conosciuto come Tellaro. Nasce dai monti Iblei e sbocca nel mar Ionio dopo un percorso di 48 chilometri nel golfo di Noto, presso le rovine dell’antica città. La sua portata d’acqua varia a seconda delle stagioni: in estate diventa quasi asciutto, formando diversi guadi, mentre in inverno, alimentato dalle piogge, diventa tumultuoso e spesso straripa nei punti più bassi. La città di Heloros è oggi una meta turistica, rinomata per la bellezza del sito archeologico e delle sue spiagge.
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