Porta alchemica storia, porta magica roma, alchimia e satanismo
La porta alchemica di Roma viene chiamata porta magica o porta dei cieli. Monumento edificato dal Marchese Massimiliano Savelli Palombara nel secondo periodo del 1600. Questo monumento si trova sul colle Esquilino di Roma, nel giardino di piazza Vittorio Emanuele II.
Anticamente la porta alchemica si trovava lungo il perimetro di recinzione di villa Palombara, dove vi erano esternamente 5 porte. Unico resto (cioè maceria) della villa del Marchese di Pietraforte appassionato di alchimia e esoterismo. Passione che condivideva con la regina Cristina di Svezia della quale era un grande amico.
SALVARE LA PORTA ALCHEMICA DI ROMA
La villa divenne un circolo esoterico frequentato da scienziati, medici e gesuiti. Tutti soggetti e personaggi che studiosi di magia, alchimia e esoterismo, per inciso: tutte arti magiche considerate appartenenti alla magia nera.
Questa villa che si estendeva per circa 11 ettari di terreno. Fu espropriata insieme ad altre ville d’epoca nel 1882 e abbattute per costruire una nuova piazza Vittorio Emanuele II. Gran parte di questi terreni fecero largo al nuovo quartiere Esquilino. Sopravvisse solo la famosa porta magica che fu, in un primo momento, scomposta in più pezzi e conservata nei depositi comunali. Poi venne ricomposta e salvata.
Tuttavia c’era un alone di mistero che la circondava e questo fu anche il motivo per cui è stata chiamata: porta magica, come anche porta dei cieli o porta alchemica. Ci sono tante leggende che vi appartengono.
Essa fu sistemata nel giardino della suddetta piazza dal 1890. Durante le demolizioni della villa furono recuperate numerose statue che oggi si trovano nei musei Capitolini, Vaticani e a palazzo Massimo delle terme.
Una leggenda vuole che la porta alchemica conservi il segreto della pietra filosofale scoperto dagli alchimisti e maghi italiani. C’è da dire anche che durante le demolizioni, alcuni operai, quando stavano smontando la porta, si sentiva toccare e tirare. Tant’è che in molti fuggirono in preda al panico. Altri invece udirono delle voci e pare, sempre secondo leggenda, che il capomastro, colui che doveva demolire la porta alchemica, decise di salvare la porta a causa di voci che gli sussurravano delle parole in una lingua a lui sconosciuta.
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Descrizione fisica e poteri porta alchemica
La porta alchemica è incassata in un blocco di tufo con cornice di pietra calcarea bianca. Qui ci sono incisioni cabalistiche, simboli alchemici e scritte in latino. Sopra la porta si trova un fregio circolare in marmo dei Rosacroce, con due triangoli sovrapposti che formano una stella a 6 punte.
Alla sua base c’è un’iscrizione: si sedes non is, che tradotta: se siedi non vai. La stessa frase, se viene letta al contrario. Indica: se non siedi vai.
Oltre a questo, la porta alchemica ha due statue ai lati che raffigurano il dio egizio BES, divinità mostruosa protettore dei bambini e delle partorienti, rinvenuta anche nelle rovine del tempio di Serapide e poste come guardiani della porta.
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La porta di satana?
L’alchimia è una delle arti antiche che venne associata al satanismo. Ancora oggi ci sono delle caratteristiche che l’avvicinano alla magia nera.
La porta alchemica e la villa del marchese di Pietraforte, era uno dei luoghi più misteriosi e temuti dalla stessa chiesa, negli anni del passato. Intoccabile a causa del potere della nobiltà.
Quando venne finalmente distrutta, in molti ne furono soddisfatti, c’è da dire che però sono stati tanti gli incidenti e le morti che seguirono la demolizione. Senza contare le strane dicerie che vi erano associate, come appunto voci invisibili che sussurravano all’orecchio degli operai mentre questi lavoravano. Voci di una lingua sconosciuta. Come anche ombra che si muovevano al tramonto e nei luoghi più oscuri oppure questi spintoni eseguiti anch’essi da mani invisibili.
Arriviamo poi alla porta alchemica che per le sue tante caratteristiche era associata al diavolo.
Innanzitutto le statue. Oggi sappiamo che esse rappresentano un dio egizio, ma siamo sicuri che sia davvero un dio egizio. Stranamente le statue hanno la parte delle gambe nascosta. Il diavolo, secondo l’immagine comune, ha le gambe, quindi la parte finale, caprina. Possibile che esse siano state nascoste agli occhi perché la loro visione era troppo spaventosa per il popolo comune? Non possiamo certo saperlo poiché la demolizione avvenne con lo smontaggio di questo monumento. Però è anche vero che alcune parti della porta vennero modificate poiché danneggiate in fase di demolizione e modificate per non essere spaventose agli occhi del popolino.
Simboli satanici
Altra cosa che aumenta la convinzione che questo sia un monumento satanistico sono le iscrizioni e i simboli. Molti di essi sono al rovescio, i simboli al rovescio si eseguono per chiamare il demonio o per mettersi in contatto con le entità demoniache. La presenza della stella a 6 punte è un altro simbolo satanico (collegato al mondo ebraico, esso è comunque usato nei rituali satanici). Infine c’è la scritta che leggendola all’incontrario ci porta ad aver un altro significato. Leggere al rovescio è un’altra pratica del demonio.
Ecco perché questo simbolo o monumento, ha sempre tanto spaventato ed è ancora oggi molto studiata. Tra le leggende che la circondano c’è la convinzione che questa sia una delle porte degli inferi.
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Unica apertura della porta alchemica
La leggenda narra che un giorno, ospite del marchese, c’era anche un medico e mistico milanese, tale Giuseppe Francesco Borri, amico del proprietario.
Quest’ultimo, ossessionato dalla ricerca alchemica della trasformazione di tutto in oro, andava alla ricerca, nei giardini della villa, di una misteriosa pianta capace di produrre oro. Il giorno seguente fu visto mentre attraversava la porta, sparire nel nulla, come un fantasma.
Ha attraversato questa porta di pietra come se essa fosse fatta d’aria. Sparendo, il medico, lasciò, dietro di sé, alcune pagliuzze d’oro.
Quest’ultime sono le pratiche magiche ricercate dagli alchimisti. In molti affermano che il medico avesse tra le mani una pergamena, un rotolo di carta dove vi erano scritte delle formule magiche. Questi segreti vennero dunque nascosti all’interno della porta alchemica. Inoltre da quel momento, del medico, si persero totalmente le tracce.
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Vita del Marchese di pietraforte
Il Marchese Massimiliano Savelli Palombara ebbe una vita avventurosa. A 34 anni si volle arruolare volontario come soldato di ventura nell’esercito francese, mostrando credenziali false. Fu scoperto e messo ai ferri. Riuscì a scappare per far ritorno a Roma, dalla sua famiglia. Nel viaggio venne catturato dal brigante Giulio Pezzola che lo imprigionò e chiese un riscatto alla sua famiglia d’origine. Il riscatto venne pagato, ma il brigante non tenne fede alla parola e non lo liberò.
A questo punto il brigante dovette fuggire andando a Pescara e portandosi dietro il marchese. Quest’ultimo riuscì finalmente a fuggire e ritornare a Roma.
Tornando alla vita da nobile divenne amico fidato della regina Cristina di Svezia con cui condivideva la passione per l’alchimia. Il Marchese Palombara si sposò due volte. Con la prima moglie ebbe 8 figli. Rimasto vedovo si risposo e con la seconda moglie ebbe altri 5 figli.
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