DEA SPAVENTOSA DELLA VENDETTA: TISIFONE – mitologia greca
La vendetta! Nella mitologia greca esse sono divinità materiali, visibili, che hanno nomi e caratteristiche. La vendetta è divisa in 3 dee che sono le Furie e fanno parte delle Erinni.
Come mai però esistono 3 dee ben classificate? Ciò nasce dalla considerazione e dal fatto che non esiste una sola tipologia di vendetta ed una sacro santa verità.
Le furie sono 3 sorelle divise in:
- Tisifone: colei che punisce gli omicidi, il rimorso
- Megera: colei che porta rancore o l’invidiosa
- Aletto: l’implacabile, colei che non si dà mai pace, l’incessante
Chi di noi non ha mai provato uno di questi sentimenti? Ebbene sappiate che allora avete incontrato le furie.
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Nell’antica Grecia esse erano talmente temute che, per ingraziarle e non provocarle, erano chiamare le: Eumenidi: cioè le benevole. Un controsenso, ma che in realtà era un modo di venerazione, una parola scaramantica, per evitare che la vendetta potesse mai far visita sottoforma di una delle tre dee, facendo impazzire il malcapitato.
Tisifone: la voce del morto
Tisifone era la personificazione della vendetta incaricata di punire i crimini gravi, specialmente quelli all’interno delle famiglie, come l’omicidio di genitori e fratelli, tormentando i colpevoli fino a farli impazzire.
Il nome Tisifone arriva da una serie di parole greche che sono. Tou che significa: di, e unisce le parole: Pèthane: morto e Phone: voce. Nella lingua greca antica essa venne unita diventando: Tophèthone, spero di averlo pronunciato bene, per divenire poi: tisiphon, in modo più fluido e infine, in italiano, si dice: Tisifone. Riassumendo queste parole diventano un nome che significa letteralmente: La voce del morto!
Ci sono due versioni sulla sua nascita! Il primo, quello più famoso, è che le Erinni, tra cui Tisifone, nacquero dal sangue di Urano, il cielo, dopo che fu castrato, cioè evirato, da suo figlio Cronos. Un atto crudele che avvenne in seguito al maltrattamento degli altri figli di Urano, i Titani, da parte del padre.
Il falcetto di selce con cui Cronos compì la castrazione, generò una serie di eventi che portarono alla nascita di Afrodite dal mare e delle Erinni: Tisifone, Aletto e Megera, dee vendicative destinate a punire chi commetteva crimini orribili più orribili!
La seconda versione ci dice che Tisifone è figlia di Nemesi, la dea della vendetta, del destino e dell’inevitabilità che dona, a sua figlia, la frusta delle punizioni brucianti, e di Acheronte, il fiume del dolore dell’oltretomba, nell’ade. Le sue acque sono nere e putride, sono la disperazione pura alimentato dai lamenti e dai gemiti delle anime tormentate.
Dunque dal fuoco della punizione inevitabile e dalla disperazione non poteva che nascere Tisifone, la voce dei morti, il rimorso, la punitrice.
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L’ASPETTO DI TISIFONE
Nella mitologia greca, Tisifone è una donna anziana dall’aspetto orrendo. Vestiva con una lunga tunica nera. Aveva dei serpenti che si contorcono tra i suoi lunghi capelli e che potevano mordere o allarmarsi quando ella si presentava. I suoi occhi bruciavano come brace, fiammeggianti e lucenti. Dalla sua bocca, deformata dalle urla contro i colpevoli di omicidio, esce un alito pestilenziale, un miasma verdognolo che ricorda i cadaveri in decomposizione.
Tisifone porta con sé armi di tortura per tormentare le sue vittime. Avvolta in un mantello insanguinato che lascia gocce o strisce di sangue a terra, nasconde ali simili a quelle di un pipistrello. Risiede nell’ade, il regno dei morti, rinchiusa in una gabbia di ferro, da dove esce una volta al mese per tornare sulla terra e punire i colpevoli di gravi crimini, quali gli omicidi e specialmente gli omicidi tra consanguinei.
Per questo sua figura spaventosa, è tra le furie più temute.
Possiede poteri di mutaforma ed è per questo che si può presentare anche in altri modi, come: fanciulla, uomo, bambino, familiare o conoscente morto o che si è ucciso. Può rappresentare anche il rimorso ed è per questo che poi non ci lascia mai più.
Quando inizia a tormentare un colpevole, la si vede comparire da lontano con una torcia in mano. Questa descrizione evidenzia il suo ruolo di portatrice di punizione e di terrore. La sua presenza era sinonima di angoscia e disperazione per coloro che cadevano sotto la sua ira.
La vampa della giustizia
Tisifone è uno dei personaggi più oscuri e potenti della mitologia greca! Una divinità che si voleva dimenticare, ma che in realtà è presente continuamente tra gli uomini. Simboleggiando la vendetta, il rimorso e la giustizia intransigente che, prima o poi arriva.
Fu lei a dar vita al proverbio: prima o poi tutto viene ripagato! Oppure: aspetta, il tempo non perdona è prima o poi tutti pagano i propri debiti. O ancora: La punizione arriva, impiega tempo, ma non dimentica.
Però, nella mitologia antica, essa rappresentava un qualcosa di diverso, una giustizia divina che appunto arriva e nemmeno il tempo la ferma. Essa può attendere diverse generazioni, ma è una vendetta che non dimentica mai di essere soddisfatta.
Per questo veniva chiamata anche: la vampa della giustizia divina. Vampa indica il fuoco e non dimentichiamoci che Tisifone poteva palesarsi appunto con una torcia in mano.
Questo fuoco persegue senza tregua coloro che hanno commesso un crimine di sangue perché lei si connette al sangue, specialmente se è quello tra familiari. Anche in questo caso va ricordato che l’abito di Tisifone è appunto intriso di sangue.
Apriamo una parentesi! In uno scritto greco ho trovato la descrizione di come Tisifone si preparasse per la sua apparizione. Ella conosce e vede l’assassino e la vittima. Preleva il sangue della vittima e si tinge i suoi abiti in modo che l’assassino ricordi, quando la vede, chi ha ucciso!
Anticamente il sangue aveva un forte richiamo, una voce propria in grado di richiamare o urlare e rappresentava la vita! Chiudiamo parentesi!
Il fuoco che porta Tisifone simboleggia anche la purificazione dal castigo. La punizione dei crimini impuri che bruciano e il castigo eterno al pari del fuoco di ade che brucia l’anima dei peccatori. Ecco come mai lei è il: rimorso!
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5 Armi di tortura
Tisifone possiede ben 5 armi di tortura per eseguire la sua vendetta ed ognuna ha un suo significato.
Frusta di fuoco: questa è, secondo la mitologia antica, l’arma che gli venne data da Nemesi, che si suppone sia sua madre. Questo è uno strumento che colpisce incessantemente provocando dei “graffi” brucianti che, per analogia, possono anche significare quelle fitte che si provano quando si hanno dei rimorsi.
Serpenti velenosi: Tisifone ha, tra i capelli, dei serpenti velenosi che si nascondono tra i capelli. Essi si intravedono muoversi in modo da far ondeggiare i capelli, ma quando lei accusa le sue vittime o si arrabbia, i serpenti si mostrano con le fauci spalancate e sono in grado di: sputare veleno e mordere le proprie vittime, strangolarle e stritolarle. Esso simboleggia quella stretta al cuore che da male ed è un veleno lento.
Torcia infernale: Essa contiene il fuoco regalato da Ade che diede a Tisifone direttamente la sua fiamma ed essa brucia l’anima dei peccatori. Simbolo di un’ira inarrestabile che continua a bruciare e a corrompere l’anima.
Artigli affilati: In alcune descrizioni di Tisifone, siccome lei è anche una mutaforma, è possibile notare i suoi artigli lunghi, affilati con cui lacera le carni delle vittime. Anche in questo caso c’è un simbolismo, cioè il dolore, il dolore che si prova per la colpa che si è commessa.
Catene di bronzo e ferro: Esse sono usate per imprigionare, bloccare e trascinare i dannati nell’Ade. Simbolo di “trappola” del delitto che si è commesso. Una rappresentazione del rimorso.
Ade: il signore delle Furie
Il compito di Ade, il dio degli inferi, non è solo quello di controllare i morti, ma di giudicare i vivi che hanno commesso gravi colpe. Per questo esso ha un suo esercito e divinità temibili, spaventose. T
Le Erinni sono coloro che servono Ade e Persefone. In particolare Tisifone è colei che è la più rispettata dai due signori dell’oltretomba, non a caso Ade regala a questa divinità terribile, il suo fuoco per punire.
Nel regno dei morti lei era responsabile del tormento delle anime dannate in modo che ricevessero la giusta punizione per i crimini commessi in vita. Però era anche colei che veniva inviata ai vivi per condurli ad una punizione terrena prima di giungere alla morte.
Il rimorso tormentava i vivi fino a farli impazzire. Per esempio le Furie furono inviate da Ade, sotto richiesta di Era, ad Ercole poiché ella lo odiava perché era il figlio preferito di Zeus. Purtroppo Ercole reso folle dalla visita delel Furie, uccise, per sbaglio sua moglie e figli. Compiendo tale atto mostruoso di assassinio dei suoi consanguinei, l’eroe non venne mai più abbandonato da Tisifone che lo perseguitò fino alla morte.
La punizione di Tisifone
Un mito famoso che coinvolge Tisifone è quello di Alcmeone. Alcmeone era un guerriero valoroso che partecipò alla spedizione degli Epigoni. Un eroe che, quando tornò in patria scoprì che sua madre, Erifile, aveva ucciso suo padre. Il motivo dell’assassinio fu che l’uomo scoprì che Erifile lo aveva tradito e, prima che si spargesse lo scandalo, magari con un ripudio, lei decise di ucciderlo.
A questo punto Alcmeone, per vendicarsi, decise di uccidere sua madre trafiggendola con la punta della sua spada, preso dall’ira e dal desiderio di vendetta.
Dopo il matricidio giunsero le Erinni che lo tormentarono facendolo impazzire. Per anni l’uomo cercò di espiare il suo peccato, ma ovunque andasse veniva seguito da Tisifone che gli ricordava la sua colpa, cioè quella di non aver provato pietà nell’uccidere sua madre Erifile.
La pazzia lo condusse a errare senza meta per poi vivere continuamente nelle sventure fino alla morte. La sua punizione avvenne sia in vita che poi nella morte.
Il processo di Oreste
Un altro racconto che ci parla del ruolo cruciale di Tisifone, nella cultura greca, è quello presente nella trilogia di “Orestea” di Eschilo”.
In seguito alla guerra di Troia, Agamennone tornò in patria, a Micene. Qui però trovò la morte per mano di sua moglie, Clitennestra che, nel frattempo, durante i tanti anni di lontananza del marito, trovò un amante.
La donna però odiava suo marito Agamennone per due motivi. Il primo è quello del sacrificio umano in cui venne ucciso la loro figlia Ifigenia, in onore ad Ares. Il secondo fu quello che l’uomo portò con sé, come concubina, cioè amante, la bellissima Cassandra.
Supportata dall’amante, Clitennestra uccise Agamennone.
Suo figlio Oreste, in esilio all’epoca, venne a sapere dell’assassinio e già qui intervenne la prima Erinne, cioè Megera, colei che porta rancore. Apollo ordinò poi ad Oreste di vendicarsi e qui giunse l’Erinne Aletto, la vendetta incessante. Il giovane tornò in patria per uccidere sua madre e l’amante a fil di spada. Mentre la madre era morente e ancora supplicante, giunse Tisifone, il rimorso, che non lo lasciò più.
Oreste impazzì e riuscì ad arrivare a Delfi per chiedere aiuto ad Apollo, il Dio protettore di Agamennone. Tuttavia nemmeno Apollo poté fermare Tisifone, nonostante fosse stato lui ad ordinare il matricidio. L’unica cosa che si poté fare per porre fine alla sua persecuzione, fu il processo ad Oreste al tribunale di Atene.
Atene venne interpellata come giudice, le Erinni come accusatrici e Apollo come difensore. Raccontata tutta la storia, Atena riuscì ad assolvere Oreste dalle sue colpe. Le Erinni, sconfitte, dovettero eliminare la loro maledizione, cioè quella della pazzia e sventura, trasformarsi in Eumenidi, cioè divinità benevoli. Rimase solo Tisifone, il rimorso, in sua compagnia fino alla morte.
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Articolo scritto e pubblicato da: Il bosco delle streghe
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