Chi è Zeus? Vita, segreti, curiosità – mitologia greca
Zeus è figlio dei titani Crono e Rea.
Al padre fu predetto che un giorno uno dei suoi figli lo avrebbe spodestato e usurpato il suo trono. Lui avrebbe perso il controllo su tutti e 3 i regni: cielo ed aria, mari e inferi.
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Tale rivelazione avvenne nel momento in cui Rea rimase incinta aspettando il suo primo figlio, Ade. Crono non aveva alcuna intenzione di lasciare i suoi regni ai propri figli, essendo lui immortale e potente avrebbe regnato in eterno. Però non poteva nemmeno uccidere i propri bambini poiché anch’essi sarebbero nati immortali e con poteri divini. Escogitò quindi uno stratagemma, vale a dire quello di ingoiarli.
I figli sarebbero vissuti in eterno, ma nel suo stomaco da dove non sarebbero mai più usciti.
Il bambino nascosto
Il mito di Zeus inizia con la sua nascita. La madre Rea, stanca di dare alla luce figli che il marito Cronos divorava in un solo boccone, decise che il suo terzogenito maschio, Zeus, sarebbe scampato al destino riserbato ai suoi precedenti fratelli e sorelle.
Rea, appena partorito, aveva l’obbligo di presentare il bambino a Crono. Quest’ultimo non degnava i neonati nemmeno di uno sguardo. Rea decise di sfruttare questo comportamento in suo favore.
La titanide diede alla luce Zeus sull’isola di Creta. Ancora dolorante per il parto e il travaglio avvolse una grande pietra con le bende che si usavano per fasciare i neonati. Presentandolo poi al marito lui lo ingioiò in un sol boccone senza rendersi conto che era una pietra. Abbandonò nuovamente Rea affermando che quello sarebbe stato il suo ultimo figlio, per dedicarsi ai propri compiti divini.
Rea aveva nascosto suo figlio in una cesta sospesa, legata ad un albero. Crono, essendo il titano dio sovrano dei regni del: mare, inferi e cielo, poteva facilmente accorgersi della sua presenza. Essendo sospeso fra i 3 elementi, Zeus rimase invisibile al padre. Tant’è che lui crebbe legato, sospeso, in una grotta, fino all’età adulta.
La titanide Rea recuperò il neonato e decise di nasconderlo in una grotta sul famoso Monte Ida che si trova a Creta. Lo consegnò alle cure di Gea, titanide sua madre. Nutrito dalla Capra Amaltea e sorvegliato dai Cureti, divinità minori fedeli a Rea. Quest’ultimi ebbero un importantissimo compito, vale a dire quello di battere i loro scudi per fare baccano in modo che il suono coprisse il pianto del bambino alle orecchie di crono.
Unitamente ebbe le cure della ninfa Adamantea, Cinosura, Elice e Melissa.
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Zeus adulto
L’aspetto di Zeus era uguale a quello degli uomini. Al contrario dei titani, che erano esseri giganteschi che potevano essere composti da rocce e terra, da acqua o natura oppure somigliare agli esseri umani, ma in dimensioni gigantesche.
Da neonato e poi fanciullo, il suo corpo era uguale a quello degli umani, riluceva di luce divina, forte e coraggioso. Diventando un giovane uomo era un bellissimo uomo muscoloso e prestante. La sua forma da adulto, quella immortale poiché non sarebbe mai invecchiato, aveva l’aspetto di un uomo grande e possente. Capelli e barba bianca che sono poi simbolo di lunga vita e di saggezza. Sul suo capo indossava una corona d’alloro. Indossava una tunica bianco candido con inserti e accessori di argento. Una cintura in cuoio sulla vita e dei bracciali all’altezza degli avambracci. Con sé aveva sempre le sue folgori o fulmini.
Le raffigurazioni più comuni sono: Zeus seduto sul suo trono con in mano ina folgore e uno scettro oppure con uno scettro nella mano sinistra e la dea Nike nella destra.
Liberazione dei fratelli
Già da bambino il “piccolo Zeus” pensava a cosa c’era al di fuori della grotta, al padre e al destino dei suoi fratelli. In età adulta, divenuto uomo, prese la sua decisione: avrebbe affrontato Crono. Consapevole del pericolo poiché, appena messo un piede a terra, scendendo dal suo altare sospeso, Crono avrebbe compreso l’inganno di Rea e che c’era uno dei suoi figli pronto a sfidarlo.
Essendo un Dio astuto studiò un modo per poter intraprendere la guerra. Crono era un titano potente e poteva contare su un esercito fedele di altri titani e giganti. Sfidandolo da solo il suo destino sarebbe stato quello di essere ingoiato dal padre e intrappolato per l’eternità oppure in prigione nel Tartaro.
Come avrebbe potuto vincere? Zeus doveva agire con astuzia, anche lui si sarebbe creato il suo esercito composto da guerrieri fedeli alla sua causa: spodestare Crono. Gli unici esseri di cui poteva fidarsi erano i suoi fratelli e sorelle ingoiati e i titani che il padre aveva imprigionato nel tartaro.
Per prima cosa chiese aiuto a Metide o Meti figlia dei titani Oceano e Teti, dea dell’intelligenza, astuzia, furbizia e prudenza. Lei compresa la situazione pianificò cosa fare. Zeus non poteva affrontare Crono nel tentativo di squarciargli la pancia e far fuoriuscire i fratelli e sorelle. Occorreva ingannarlo. Gli fornì una bevanda in grado di stimolare il vomito.
Sotto finte spoglie Zeus riuscì a convincere il titano a bere questo intruglio. In pochi minuti Cronos si sentì male e iniziò a vomitare. Sputò la pietra che doveva essere Zeus, il suo terzogenito maschio e l’ultimo figlio avuto con Rea. Poi vennero fuori tutti gli altri figli diventati Dii adulti.
Nel mentre Crono soffriva Zeus liberò dal Tartaro gli Ecantonchiri, Ciclopi e i titani fratelli del padre imprigionati da quest’ultimo per evitare che essi lo tradissero.
Ha inizio la Titanomachia! La guerra degli Olimpi contro l’esercito dei fedeli a suo padre. A vincere fu Zeus che però dovette imprigionare nel Tartaro i titani più potenti suoi nemici. Ciò scatenò l’ira dei giganti che volevano che i loro fratelli titani fossero liberi. Tale decisione scatenò poi la gigantomachia.
In entrambe le grandi guerre ne uscì vincitore Zeus e gli olimpi! L’ultima battaglia del padre degli Dei avvenne contro Tifone, il titano più temibile e pericoloso. Il Dio vinse intrappolando Tifone sotto l’Etna creando il vulcano più pericoloso della terra, che non si spegnerà mai poiché immortale. Infatti le eruzioni di questo vulcano rappresentano gli sbuffi e la rabbia di Tifone che cerca di liberarsi dall’alba dei tempi.
Ora inizia il regno del padre degli Dei, Zeus!
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Conquista del regno del cielo e dell’aria
Per quale motivo proprio Zeus è l’erede del regno del cielo e dell’aria?
Crono, il titano, era padrone indiscusso di tutti e tre i regni che costituivano l’Universo, vale a dire:
- Regno del mare
- Cielo e aria
- Regno degli inferi
Gaia, la madre terra, essendo una Titana e uno regno indipendente, poiché è la terra, dove vivevano e vivono gli uomini, non venne concessa in esclusiva a nessuno. Lei sarebbe stata condivisa in base alla necessità dei tre regni.
Apriamo una nota: Il cielo e l’aria era considerato quello più importante e ambito poiché abitato dagli esseri umani. L’uomo era ed è, alla lontana, parente delle divinità poiché anch’esso nato dal caos originale e possiede una scintilla divina. Idolatrare un Dio consente agli uomini di avere la sua benedizione.
Mentre il Dio che viene venerato, ricordato e idolatrato, acquisisce più forza e potere. Ecco come mai tra i 3 regni esistenti, quello dell’aria e del cielo, era il più agognato.
Ora, secondo le leggi dell’epoca, solo ai figli maschi era concesso il diritto di eredità, nulla alle figlie femmine. Al primogenito maschio spettava l’eredità più cospicua.
Crono ebbe da Era, in ordine:
- Ade
- Poseidone
- Zeus
Questo voleva dire che ad Ade spettava il regno dei cieli e dell’aria. Poseidone i mari e a Zeus gli inferi o regno dei morti. Tuttavia Ade come poteva rivendicare tale regno se a liberarlo e a sconfiggere il padre fu proprio Zeus? Inoltre lui aveva ricevuto in dono le folgori dai ciclopi e la loro fedeltà, intraprendere una guerra sarebbe stato del tutto inutile.
I 3 Dii decisero di lasciare scegliere al fato poiché anche gli dei, nonostante siano immortali, debbono sottostare al destino che è l’essenza originaria del caos a cui nessuno può sfuggire.
Ebbe luogo un sorteggio! La fortuna volle che Zeus diventasse il sovrano del cielo e aria. Curiosamente Poseidone divenne il dio dei mari, eredità che gli sarebbe spettata perfino se si fossero rispettate le regole del lascito “normale”. Ade divenne il Dio degli inferi.
Compiti di zeus
Nonostante fosse il Dio più temuto e amato, non possiamo dire che la sua fosse una vita senza doveri. Anzi tutto il contrario. Essendo la divinità principale a cui gli uomini si rivolgevano aveva il compito di: stabilire ordine e giustizia. Divinità associata poi all’ospitalità e al matrimonio, agli affari e all’abbondanza.
Non è un dio creatore, ma un dio padre (in latino: pater familias), ed è per questo che era anche il protettore della famiglia dalla parte del padre.
Dio dei fulmini e dei cambiamenti atmosferici. In grado di decidere il corso di una battaglia. Non a caso viene raffigurato insieme a NIKE, che tiene nella sua mano destra, dea della vittoria.
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La virilità di zeus
Nel mondo antico, dalla Grecia a Roma, dall’Africa all’oriente, la forza di un uomo era chiamata virilità. Rappresentata dalla quantità di amanti e di figli che un uomo “collezionava”. Concetto che ancora oggi è presente in tutte le culture e nel “mondo maschile”: più donne hai e più sei un uomo virile!
In totale Zeus mise al mondo più di 100 figli avuti con: dee, ninfe, titane e comune mortali. Le sue avventure amorose sono ancora oggi studiate. Tutti i suoi figli non sono poi divenuti eroi leggendari, come Ercole, altri semplicemente hanno avuto una vita da comune essere umano, guerriero o Re.
Zeus era indubbiamente un amante passionale, scaltro e alle volte violento. Non possiamo quindi dire che fosse sempre stato corrisposto. Essendo poi il padre degli Dei era facile intuire che chiunque gli si fosse negato sarebbe stato punito, ma c’è chi gli resisteva.
Tuttavia attenzione che le sue amanti non furono solo donne. Infatti ci sono stati anche amori maschili che non erano mal visti nell’antica Roma e tantomeno nell’antica Grecia. Apriamo un’altra nota, uno sguardo affascinante sulla cultura sociale dell’epoca antica.
L’omosessualità, l’amore tra uomini e l’amore tra le donne, non aveva come scopo finale la nascita dei figli, era accettato poiché rispecchiava gli istinti umani, il piacere, l’amore platonico oppure la passionalità.
Però c’erano delle “regole” se così possiamo dire. Tra gli uomini ad essere giudicato non era mai il soggetto attivo, ma quello passivo. Tale concetto era ben noto nella civiltà romana, specialmente tra i nobili romani e gli schiavi o servi. Colui che era il soggetto attivo manteneva intatta la sua virilità.
Mentre colui che era il soggetto passivo offendeva la sua natura diventando un essere inferiore che però rispettava come e comunque i propri istinti. Lo si considerava in un oggetto, una proprietà. Tant’è che, nelle tradizioni dell’epoca, gli amanti passivi solitamente erano gli schiavi, considerati una proprietà, oppure coloro che rientravano nelle classi sociali più basse.
Mogli di Zeus
Chi non conosce Era, la moglie di Zeus, donna gelosa e vendicatrice che non sopportava i tradimenti del marito.
Però quello che in molti ignorano è che lei non è stata la prima moglie di Zeus, ma la seconda.
La prima compagna di vita, quindi moglie, del padre degli Dei fu “Metis o Meti” personificazione della ragione e dell’intelligenza, della prudenza e astuzia. Colei che lo aiuto a liberare i suoi fratelli e sorelle dallo stomaco di Crono. Il suo nome indica prudenza o perfidia ed è opposta all’entità Ananke, che indica la fatalità.
Prima di divenire la sposa di Zeus, Meti, cercò di sfuggirgli in tutte le maniere. Essendo una divinità scaltra e intelligente non ci impiegò molto a capire che il padre degli Dei l’avrebbe posseduta, amata e abbandonata. Il Dio riuscì alla fine a conquistarla solo a patto che lei divenisse sua moglie in modo che non avrebbe mai potuta abbandonare.
Un’unione che fu di breve durata!
Rea, madre di Zeus, ebbe una premonizione. Metis avrebbe dato al mondo un figlio che avrebbe detronizzato il padre, proprio come lui aveva fatto con suo padre Crono e come Crono fece con Urano.
Il Dio, temendo di perdere il suo regno, decise di ingoiare per intero non i figli avuti con Metis, ma Metis stessa. Per riuscirci sfidò la dea ad assumere diverse forme, poiché anch’essa era una mutaforma. La sfidò a trasformarsi in qualcosa di infinitamente piccolo, una goccia d’acqua. La dea accettò Zeus la ingoiò. Da lei acquisì saggezza, intelligenza e furbizia.
Tuttavia lui non sapeva che Meti era incinta. La dea partorì, all’interno del corpo di Zeus, Atena e gli costruì elmo, spada e scudo. Forgiando le armi da donare a sua figlia, Zeus ebbe violenti mal di testa, tanto che gli sembrava di impazzire.
Il Dio decise di spaccarsi la testa fino ad arrivare al cervello. Dal suo capò balzò fuori Atena adulta con un urlo spaventoso di guerra. Lei era la dea della guerra e della giustizia. Giurò fedeltà al padre e divenne la figlia prediletta scongiurando la profezia di Rea.
La seconda e ultima moglie ufficiale del Dio divenne poi Era, sua sorella.
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Matrimonio con Era o Hera
Era è la sorella di Zeus che divenne poi sua moglie. Dea del matrimonio, focolare, fedeltà coniugale e della famiglia. Benediceva e santificava la casa, sotto tutte le sue forme. Tra i suoi compiti c’era quello della protezione delle partorienti. Divinità celeste considerata la regina del cielo.
Al pari di suo fratello e marito, anche lei riusciva a controllare le manifestazioni atmosferiche, ma in modo più delicato, aiutata da Iride e Ore.
Prima di unire la sua vita a Zeus, Era viveva nel giardino delle Esperidi. Quando un giorno rincontrò suo fratello Zeus lui se ne innamorò perdutamente. Solo che Era resisteva ai tentativi di seduzione dei Dio sia perché lui era noto per l’insaziabile appetito sessuale sia perché lei era la Dea del matrimonio e non dei facili amori.
Zeus escogitò un metodo per sedurla. Si trasformò in un cuculo e scatenò la peggiore delle tempeste. Il povero uccellino era stremato, quasi moribondo per aver volato sotto la pioggia. Era intenerita dall’animale decise di scaldarlo abbracciandolo con il suo corpo e fu in questo momento che il Dio riuscì a sedurrla.
In seguito a questa unione i due decisero di sposarsi. Il matrimonio avvenne sul monte Olimpo alla presenza di tutte le divinità. Tranne kerone la ninfa più pigra al mondo. Ermes trovò la ninfa addormentata, la svegliò e andò via dopo che lei promise che sarebbe arrivata in poco tempo ai festeggiamenti. Appena il messaggero degli Dei andò via Kerone tornò a dormire. Quando si svegliò era ormai troppo tardi, lentamente si avviò al monte Olimpo, ma incontrò gli ospiti del matrimonio che tornavano alle loro abitazioni perché la festa era finita. A questo punto anche Kerone decise di tornarsene a casa.
Ermes fu rimproverato da Zeus ed Era furiosi per l’accaduto e diedero a lui la colpa di non averla avvisata poiché nessuno si sarebbe mai assentato da questo evento. Il povero Ermes adirato per l’accaduto tornò a cecare la ninfa pensando che gli fosse accaduto qualcosa e invece la trovò nuovamente addormentata nel laghetto di fronte la sua casa. Furioso Ermes sollevò la casa di Kerone e gliela scagliò contro maledicendola: che tu possa portare sempre con te la tua casa.
Kerone riemerse dalle acque con la sua casa sulle spalle divenendo un rettile, nello specifico lei fu la madre delle tartarughe costretta a trasportare la sua casa sulle spalle per sempre.
Dal matrimonio con Zeus, Era diede al mondo altrettanti figli divini, quali:
- Ares: dio della guerra
- Efesto: dio del fuoco e metalli
- Ilizia: protettrice delle nascite
- Ebe: dea della giovinezza e coppiera degli Dei, colei che serve l’elisir dell’eterna giovinezza ed immortalità
Venne attribuita la paternità di Zeus ed Era anche alla dea Eris, divinità della discordia, cosa non vera poiché lei era è una divinità-entità nata dal Caos. Venne adottata dalla coppia ed è per questo che è considerata una delle loro figlie, ma mitologia originaria non lo è.
Le amanti di Zeus
Il matrimonio con Era lo possiamo paragonare a tanti altri matrimoni attuali, ma sono il simbolo perfetto dei matrimoni dei nostri “nonni” e di molte zone che ancora hanno un’idea arcaica di: matrimonio, infedeltà solo maschile, donna che sopporta e continuazione dell’unione.
Zeus non fu mai fedele alla moglie, anzi le sue amanti sono state tante, prima e durante il matrimonio, con altrettanta nascita di prole. Solo che Era, la moglie tradita, colei che deve assolutamente proteggere l’essenza originale del matrimonio e della fedeltà coniugale, non è che se la prendeva con il marito traditore, ma con le amanti e i figli.
Le avventure più famose del Dio sono state:
- Europa
- Danae
- Alcmena
- Callisto
- Mnemosine
- Latona o Leto
- Demetra
- Maya o Maia
- Semele
- Dione
- Eurinome
Queste sono le donne, divinità e ninfe da cui ha avuto una prole gloriosa e dove le sue avventure per conquistarle ancora oggi suscitano sia invidia che spunti di riflessione filosofica sulla reale condizione umana!
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Mitologia romana o greca: qual è nata per prima?
La mitologia romana e mitologia greca sono uguali in tanti aspetti, anzi erroneamente c’è chi pensa che la derivazione della mitologia romana sia da attribuirsi a quella greca, quando molti studiosi affermano il contrario.
Per cercare di capirci qualcosa vediamo quali sono i concetti di discussione. L’impero romano non si è creato dall’oggi al domani. Roma, come città, che aveva già acquisito una certa importanza commerciale, è stata fondata nel 753 A.C. Però le popolazioni italiche sono datate, come prime presenze umane, nel lazio, circa 3.000 anni A.c. Mentre quelle greche sono datate 1.000 Anni A.c.
Fu durante l’età del bronzo, 2300 anni A.c, che le diverse popolazioni indigine italiche iniziano a uniformare parte del loro linguaggio e commercio. Infatti per i precedenti 700 anni, le popolazioni della penisola, erano diversificate a causa di problemi linguistici e culturali. Però è già dalle prime testimonianze e reperti che sono presenti in Sardegna, nel Lazio e nella parte Sud dell’attuale Italia, che ritroviamo miti e leggende appartenenti alla mitologia romana.
Per esempio in Sardegna ci sono reperti e cimiteri dedicati ai titani e giganti, siti archeologici ancora visibili databili tra il 1800 e il 1500 A.c . Mentre le testimonianze di Saturno (che sarebbe Cronos nella mitologia greca) sono già presenti in reperti che hanno 2300 anni A.c. quindi molto prima della nascita e diffusione della mitologia greca.
Fusione divinità
Un’altra curiosità interessante è quella della fusione di divinità italiche con quelle etrusche. La toscana ebbe delle colonizzazioni etrusche intorno al 900 A.C ed una delle divinità più potenti era un certo Tinia: dio dei fulmini, del matrimonio e del focolare domestico.
Ora la motivazione principale che ha permesso alla mitologia greca di essere più famosa e confusa come quella originale, nonostante le date dimostrano che la mitologia italica è più antica, è solo perché i greci svilupparono la scrittura.
Fu il popolo greco a dare inizio ad una fusione linguistica nei suoi territori tradotta in simboli che si potevano scrivere e comunicare con i posteri. Il loro alfabeto è nato da quello fenicio, ma con diversi adattamenti.
Le testimonianze scritte diedero una forte spinta dell’evoluzione culturale e, unitamente, una diffusione rapida della cultura nei paesi vicini e nel territorio ellenico. Non a caso è ancora oggi considerata come la: culla della civiltà.
Lo sviluppo della scrittura ha costruito un potere diverso da quello dato dalle guerre o dal commercio.
Purtroppo Roma riuscì a sviluppare una tipologia di scrittura intorno al 403 A.C grazie alle colonie etrusche, presenti in toscana, che fusero parte del loro alfabeto a quello greco creando quindi le prime scritture latine.
La diffusione dell’impero romano, la sua estensione e la lingua parlata, cioè la pronuncia, condussero alla creazione della prima lingua italica che iniziò a sopprimere quella etrusca e greca. Il dominio dell’impero romano, che si estese in tutta Europa, parte dell’Africa e nel sud Asia permise la diffusione della lingua italica con diversi accenti, ma con una base di scrittura a sostegno dello sviluppo culturale.
Considerate che le prime scritture italiche ispirarono l’alfabeto runico (base che fondò la lingua inglese).
Chi è Giove per i romani?
Torniamo a parlare di Giove per i romani! Considerata la prima divinità importante. Dio dell’ordine e della giustizia. Colui che era il garante degli affari e di qualsiasi tipologia di patto. Dio del matrimonio e dell’ospitalità.
I romani lo chiamarono: Iuppiter Optimus Maximus, cioè: Giove Ottimo Massimo, e veniva invocato in questo modo! Il termine Iuppiter risale alla prima lingua italica ed indica il cielo, fulmini, cambiamenti del tempo. Da Iuppiter, nel cambio della pronuncia linguistica, divenne: Giove!
Dio del cielo e della luce. I suoi simboli erano il tuono e il fulmine. L’albero consacrato: la quercia. L’animale sacro il Toro e l’Aquila. Noto anche come: il risplendente, non inteso come il Sole, ma come: il risplendere improvviso del fulmine. Il simbolo di giove è simile ad un 4 che in realtà è una rappresentazione del fulmine.
A lui fu dedicato un giorno della settimana: giovedì! Tale giorno è associato alla benevolenza del dio, quindi: abbondanza, crescita, buoni affari e prosperità. I romani eseguivano i loro commerci, spese o addirittura i raccolti proprio di giovedì.
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Giove e la religione crudele
Giove era il figlio di Saturno e di Opi. In generale vediamo che la vita di questa divinità è uguale a quella di Zeus.
Le differenze più sostanziali sono nella pratica della religione. La cultura romana non richiedeva di seguire una dottrina, essa era molto severa. Per rispettare il Dio si eseguivano rituali in spazi specifici e consacrati, esposti nei punti cardinali. I sacrifici erano più violenti rispetto a quelli greci. Esistevano date e giorni dedicate esclusivamente al culto di Giove.
I sacrifici e le offerte, come il sacrificio personale erano gli omaggi per rendere il Dio, ma in generale tutti gli Dei, benevolo. Non esistevano quindi scritti o dogmi. Le divinità, più crudeli, richiedevano offerte e sacrifici. Nel primo periodo italico, quello antecedente alla fondazione di Roma, si eseguivano addirittura sacrifici umani. In seguito vennero effettuati solo quelli animali o vegetali.
Tuttavia non è del tutto vero che i sacrifici umani smisero. Essi continuarono sottoforma di spettacoli con lotte violente dei gladiatori, corse di cavalli e rappresentazioni di guerre in cui il sangue scorreva a fiumi. I partecipanti potevano essere: cittadini romani votati alla lotta oppure schiavi. Gli schiavi erano coloro che, nella cultura romana, erano considerati una proprietà. Non si esisteva il diritto umano come oggi. Un popolo conquistato, era un popolo debole, diveniva una proprietà e gli schiavi potevano essere: uccisi, fatti a pezzi, torturati, usati dai gladiatori come vittime sacrificali.
Guarda caso gli spettacoli negli anfiteatri, di lotta o combattimenti, si svolgevano durante i giorni del culto delle divinità. Uno spettacolo che divertiva il popolo, ma rimanevano una tradizione arcaica di sacrificio ed offerta agli Dei.
Infine, una delle regole principali per la religione romana era quella del patto con il Dio o le divinità: il devoto eseguiva una supplica, se essa veniva esaudita, il devoto doveva onorare il Dio che lo aveva ascoltato con omaggi, offerte o con il rispetto del patto iniziale.
Per esempio: se un devoto o supplico richiedeva al Dio di avere fortuna negli affari in cambio della vita della prima figlia, in caso si esaudiva il suo desiderio, la figlia doveva divenire una servitrice a vita del dio.
Santuario e culti
Giove, essendo il Dio principale dello Stato Romano, su cui si basavano gli atti di giustizia, erano stati edificati tantissimi templi. Il più famoso e grandioso, quello principale, fu eretto sul campidoglio o Monte capitolino. Era il monte più piccolo di Roma, ma era interamente dedicato al culto del Dio, considerato quindi un: terreno sacro.
Nel suo tempio vi era consacrato il Flamine maggiore, un sacerdote che faceva le “veci” del Dio in terra. Una carica importantissima (oggi la possiamo assimilare al Papa). Questa figura era l’unico che poteva celebrare i riti di Giove. Nonostante fosse una carica importante, per mantenere il suo sacro voto, il Flamine maggiore non poteva lasciare il tempio di Giove per più di un giorno e non poteva dormire fuori al suo letto per più di due notti.
Una strana usanza, ma che contribuiva a mantenere intatta la purezza e il suo sacro scopo, cioè: la venerazione del Dio Giove.
Una delle frasi tipiche che ci si scambiava tra romani, quando si doveva andare in battaglia o per stipulare un patto o un commercio, era: Iuppiter hac Stat, vale a dire: Giove è con noi. Un’evocazione che rimarcava l’importanza del rispetto dei valori del Dio che se non rispettati rappresentavano un grave oltraggio.
Un altro tempio importante e imponente, di cui c’è ancora un sito archeologico oggi, è quello di Agrigento. Tempio edificato per ringraziare Giove della vittoria dei greci siculi sui cartaginesi nella battaglia di nera nel 480 A.c.
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Articolo scritto e pubblicato da: IL BOSCO DELLE STREGHE
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