Arte eroti..ca Pompei: posizioni s3ss..uali degli Dei ed esoterismo
Pensavi che il kamasutra fosse hot? A Pompei le divinità dominavano… anche a letto. Scopri tutte le posizioni divine! E cosa ci rivelano le ceneri di Pompei sulla sua cultura e sul legame con pratiche pagane?
Pompei, sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., è una delle testimonianze più straordinarie della vita quotidiana romana, della connessione spirituale con l’erotismo, di culti antichi e di curiosità dimenticare su Dei e uomini.
Immagini esplicite, considerate non scandalose, ma piuttosto benefiche, simboli di fertilità, prosperità e protezione.
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Pompei: perché l’erotismo era tanto importante
L’erotismo a Pompei non era un aspetto marginale o nascosto della società, ma un elemento profondamente integrato nella vita quotidiana, religiosa e simbolica. Nell’antica Roma, e in particolare a Pompei, la sessualità non era vista come un tabù, bensì come un’espressione naturale dell’esistenza umana e una forza vitale fondamentale. Questo spiega perché scene erotiche si trovino ovunque: nei lupanari, nelle case patrizie, osterie, terme, botteghe e soprattutto nei templi.
Per i Romani, il sesso non era solo piacere, ma anche potere. Il potere di legare, di fertilità, prosperità, ma soprattutto di fedeltà.
A Pompei, città vivace e commerciale, crocevia di culture diverse, l’erotismo aveva un valore sociale. Gli affreschi erotici mostravano la raffinatezza e l’apertura mentale dei padroni di casa. Esporre tali immagini era un modo per dimostrare cultura, ironia e anche status sociale. Chi era nobile o ricco mostrava appunto questa “spudoratezza”.
Però è curioso la connessione e il collegamento con la magia, le divinazioni e i templi presenti. In poche parole, le radici principali della magia risiedevano nella sessualità.
Qui ci inoltriamo in un cammino affascinante poiché gli antenati pensavano che la vita fosse magia e per la procreazione occorreva appunto fare l’amore. L’elevazione spirituale, la saggezza, nasceva poi dall’amore e l’amore cos’è? La spiegazione più ovvia è: magia! Mentre la complicità tra amanti che è poi la passione, dove si era disposti poi a cambiare totalmente la propria indole, nasceva anch’essa dai legami o attrazione sessuale.
L’importanza dell’erotismo pompeiano risiede quindi nella sua funzione sociale, simbolica e spirituale. Non si trattava solo di immagini spinte, ma di un linguaggio visivo che parlava di vita, di fortuna e di equilibrio cosmico. Per questo, camminare tra gli affreschi erotici di Pompei significa entrare in contatto con una mentalità diversa dalla nostra, ma straordinariamente coerente nel suo modo di vivere e rappresentare il desiderio.
Esoterismo e sesso a Pompei: tra desiderio e potere invisibile
A Pompei, la sessualità non era un semplice piacere carnale, ma un linguaggio sacro, profondamente intrecciato con la magia e la religione. La città, sepolta nel 79 d.C. dall’eruzione del Vesuvio, ci ha restituito centinaia di testimonianze visive e materiali che dimostrano quanto l’eros fosse uno strumento di potere, protezione e trasformazione.
Uno degli elementi più evidenti è la presenza onnipresente del fallo, scolpito, dipinto o fuso in bronzo. Lo si trovava sulle porte delle case, nei crocicchi delle strade, perfino appeso come ciondolo. Questo simbolo, lungi dall’essere osceno, aveva una funzione apotropaica, ovvero di difesa contro il malocchio e le influenze negative. Il fallo era legato al dio Fascinus, una divinità protettrice dei bambini, degli eserciti e dell’imperatore stesso. Oltre che al dio Priapo, dio dall’enorme pene, tanto per curiosità, negli scritti ritrovati, costui aveva una “lunghezza” di oltre un metro e il diametro di 20 centimetri. Comunque le informazioni sono discordanti.
Nei lupanari, cioè nei bordelli pompeiani – le immagini erotiche sulle pareti non servivano solo a incuriosire i clienti, ma ad evocare forze magiche. La sessualità era vista come una forma di energia, capace di influenzare la fortuna e la salute. Alcune posizioni sessuali raffigurate avevano un valore simbolico, legato a rituali di fertilità o a culti misterici. Senza contare che alcune di queste posizioni erano addirittura dedicate a specifiche divinità.
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Posizioni sessuali degli Dei
Questa curiosità l’ho trovata interessante, quindi vi dico quello che ho scoperto:
- Missionaria: la classica posizione, era dedicata a Giove! Indicava il dominio
- La Anasyrma, cioè la posizione in piedi dove la donna solleva la tunica, in modo da mostrare le natiche per poi voltare il capo indietro per osservare il sedere, era la tipica posizione di Venere. Adottata dalla stessa Dea per sedurre. Indicava: complicità, passione e seduzione. Controllo di sé stessi e delle passioni altrui
- La capra, cioè la posizione a 4 zampe, esaudiva un impulso erotico naturale, questa era la posizione di Priapo e del fauno, indica: forza selvaggia, coraggio delle proprie azioni, forza e impulso o istinto.
- Poi uomo seduto a terra con la donna sopra, era la posizione di eros, un elemento interessante è che, in questo caso, perché: l’uomo si sottomette alla donna, dandogli potere e controllo. Indica: l’uomo che cede alla donna, alla sua passione e di conseguenze le regala potere. Tant’è che essa era molto usata dalle sacerdotesse in alcuni rituali per avere potere, controllo e autorità.
- La posizione di Prosimno, vale a dire l’uomo steso a terra, la donna (o l’uomo) si siede sul fallo eretto dando la schiena al volto della persona di spalle. Questa è la posizione di Dioniso ed indica: fedeltà di un patto, compimento di un affare oppure proliferazione degli affari.
Ciò dimostra quanto i rapporti intimi, non erano solo per il piacere, come oggi, ma avevano significati specifici ed era importante, sia nei matrimoni, tra amanti, ma soprattutto durante dei rituali magici o dei culti, rispettare questi significati. Per avere poi la benevolenza della divinità che si stava pregando.
Per quanto oggi ci può sembrare “strano” in verità essi erano elementi fondamentali per l’esoterismo del passato. Tale importanza la vediamo proprio nella città di Pompei.
La posizione di Prosimno
Apro la parentesi su Dioniso perché, sicuramente, vi siete chiesti, almeno io me lo sono chiesto quando ho scoperto le pratiche sessuale degli Dei, perché Dioniso ha una posizione da sodomita? Quindi ho ricercato il motivo.
La posizione di Prosimno è tra le più usate tra uomini d’affari e perfino nella politica, ma il motivo nasce dal mito di: Dioniso e di Prosimno che ora vi racconto.
Prosimno era un giovane pastore che, durante i suoi viaggi per potare il proprio gregge al pascolo, aveva scoperto uno degli ingressi per l’Ade, cioè gli inferi. Si era vantato con altre persone di averla scoperta poiché questi accessi erano consentiti solo ai morti. Ade, il signore degli Inferi, aveva scavato delle uscite sul mondo degli uomini che usava solo quando lui voleva, magari per andare da sua moglie Demetra o per altri motivi.
Dioniso, il dio del vino, voleva salvare sua madre Semele dalla morte e per farlo doveva scendere negli inferi, ma tale ingresso era concesso solo in 3 modi:
- Morire e Dioniso non poteva morire poiché immortale
- Per richiesta di Ade, che magari essendo pregato decideva di dare udienza alla persona in questione
- Trovare uno degli ingressi mortali e quindi infilarsi per arrivare negli Inferi, tra pericoli e non solo
Dioniso aveva pregato Ade che non gli voleva dare udienza e così venne a sapere che esisteva un pastore, tale Prosimno, che conosceva una delle porte per gli Inferi.
Il Dio incontrò il pastore che decise di aiutarlo, ma solo se facevano un patto (qui iniziamo a vedere la connessione con gli affari o con i patti), il pastore, colpito dalla bellezza, simpatia e dall’ilarità di Dioniso, gli chiese di unirsi sessualmente al Dio con Dioniso nel ruolo passivo.
Quest’ultimo accettò e disse dove si trovava l’ingresso e il percorso per arrivare agli Inferi. Quando Dioniso tornò dalla sua spedizione negli Inferi per salvare sua madre, trova il pastore morto. Ade si prese la vita del giovane poiché aveva saputo che era stato lui a dire a Dioniso come arrivare agli Inferi. Però il Dio doveva tenere fede alla parola data, altrimenti sarebbe stato puntino da Giove per non aver rispettato il patto. Per onorare la promessa Dioniso scolpì un fallo di legno e lo pose sulla tomba di Prosimno avendo poi il rapporto intimo che avevano “pattuito”. Che dire… un Dio di parola!
Da qui è nata la posizione di Prosimno.
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Divinità di Pompei!
La connessione tra sesso e magia non si fermava alla decorazione e alle posizioni. Numerosi graffiti pompeiani contengono formule d’amore, maledizioni erotiche e invocazioni magiche. I cittadini scrivevano sui muri parole per legare amanti, punire tradimenti o attrarre desiderio. Queste frasi erano accompagnate da nomi, simboli e persino formule rituali.
Le divinità legate all’amore, come Venere (patrona di Pompei), Priapo o Mercurio, erano invocate per rituali legati alla sessualità e alla protezione. Gli oggetti votivi ritrovati nei templi pompeiani suggeriscono che il sesso fosse un atto sacro, capace di connettere l’umano al divino una potente forza magica.
Nella mentalità romana, il sesso aveva una dimensione mistica, capace di influenzare il destino, proteggere la casa e persino allontanare gli spiriti maligni. Questa connessione tra eros e magia si riflette in molti elementi archeologici ritrovati tra le rovine.
Il simbolo più ricorrente è il fallo, scolpito o dipinto ovunque: sugli stipiti delle porte, nei mosaici delle abitazioni, perfino su campanelli e lanterne. Si trattava di veri e propri “amuleti sessuali”, con funzione apotropaica, cioè destinati a scacciare il malocchio. Il fallo era associato al dio Fascinus, divinità minore che proteggeva dai pericoli attraverso la potenza sessuale.
Le prostitute, o meglio, le meretrici, avevano un ruolo in questa dimensione magico-sacrale. Considerate intermediarie con il divino, in grado di manipolare desiderio e fortuna attraverso pratiche sessuali, come le posizioni che abbiamo citato in precedenza. Nei lupanari, le decorazioni erotiche avevano il compito di evocare poteri occulti.
La sessualità a Pompei era vissuta come un rituale di potere: generava vita, proteggeva, guariva. Era un linguaggio magico che univa corpo, spirito e destino.
A cosa serviva l’arte erotica a Pompei
L’arte erotica a Pompei aveva molteplici funzioni: estetica, simbolica, religiosa, apotropaica e perfino educativa. Non si trattava soltanto di decorazioni provocanti, ma di rappresentazioni che rispondevano a un bisogno culturale e spirituale preciso. In primo luogo, l’arte erotica serviva ad abbellire gli ambienti mostrando il proprio status sociale, politico, militare ed economico. Più si era ricchi e più affreschi osceni c’erano in casa.
In secondo luogo, tali raffigurazioni avevano una funzione simbolica. Il fallo, ad esempio, era onnipresente a Pompei, rappresentato su muri, lampade e amuleti. Esso non era visto come osceno, ma come un potente talismano contro il malocchio. L’erotismo, quindi, aveva una funzione protettiva e apotropaica: tenere lontani gli spiriti maligni e attirare la fortuna.
L’arte erotica serviva a celebrare l’armonia tra corpo e natura. Le scene sessuali mitologiche, come quelle di Venere e Marte o di Leda e il cigno, erano interpretate come metafore dell’equilibrio cosmico e dell’unione tra forze opposte. In alcuni casi, queste immagini assumevano un valore didattico: negli spazi pubblici e nei bordelli, potevano anche servire come “menù visivi” o come esempio di comportamenti.
In poche parole era una forma di liberazione, in cui il desiderio umano non veniva represso ma rappresentato senza colpa.
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Misteri sull’arte erotica di Pompei
Perché una società così ricca di immagini sessuali è stata per secoli censurata e nascosta? E soprattutto, cosa ci sfugge ancora su queste rappresentazioni?
Uno dei primi misteri riguarda la reale funzione di certi affreschi. Molti studiosi si interrogano sul perché alcune case patrizie, apparentemente di famiglie nobili, presentino scene erotiche così esplicite. Erano semplicemente decorazioni, o avevano significati rituali? In alcuni casi si ipotizza che queste immagini fossero legate a culti iniziatici o misterici, dove l’erotismo rappresentava il passaggio da uno stato spirituale all’altro.
Ci sono poi simboli ancora poco chiari: come le posizioni sessuali raffigurate nei lupanari, spesso esagerate o idealizzate. Erano istruzioni, giochi artistici o metafore religiose? Inoltre, alcuni affreschi mescolano sesso e violenza, amore e dominio: un contrasto che solleva interrogativi sulle dinamiche sociali e culturali dell’epoca.
Infine, resta aperta la questione dell’autorevolezza simbolica del fallo. Era davvero solo un portafortuna, o nascondeva una concezione molto più profonda del potere creativo e distruttivo del desiderio?
Pompei, sebbene silenziosa da secoli, continua a porre domande scomode in base alla nostra attuale visione dell’erotismo.
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Articolo scritto e pubblicato da: Il bosco delle streghe
