Eris: dea della vendetta, personificazione dell’odio profondo – Mitologia greca
La discordia! Odio profondo! Follia dell’ira… Un sentimento con mille volti: disarmonia, conflitto, divisione tra persone. La discordia si manifesta in tanti aspetti, ma il più pericoloso è quello della dea Eris.
Nella mitologia greca, questa dea, aveva l’aspetto di una donna ed il ruolo di creare divisioni, scontri e competizioni tra gli Dei e gli esseri umani. Però conosciamo davvero il mito di Eris? Ci piace solo perché è un sentimento che tutti proviamo, quindi è una compagna fedele a cui alle volte diamo retta ed altre no? Siamo tutti Eris?
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La dea Eris è nota come la dea della discordia e non della vendetta, come ritroviamo in alcuni scritti moderni.
La curiosità che ho trovato subito interessante è proprio il nome! Eris, in greco antico, non deriva da nessun’altra parola. La sua etimologia è indipendente. Nel senso che è una parola unica, a sé stante, con un suo significato e non la si può unire ad altre. Quando ritroviamo queste caratteristiche, cioè: nome unico, allora vuol dire che la parola in questione indica una sensazione, un’emozione, un sentimento, un qualcosa di istintivo, incontrollabile che è presente in ogni essere umano! Anche nell’uomo o nella donna più buona, casta e pura, questo sentimento esiste!
Dato che non ho trovato delle informazioni utili sul perché questa dea si chiamasse Eris, ho deciso di spulciare anche nella mitologia romana e qui ritroviamo la dea Eride, l’equivalente di Eris greco.
A questo punto mi è stato chiarito che: Eride o Eris, indica la parola: Brucia! Ma attenzione lei è quel fuoco che brucia i dannati! Che brucia e corrode l’anima, fino a rimanere l’ombra di quel che eravamo.
La discordia è appunto qualcosa che brucia!
Eris: Di chi è figlia
C’è poi un’altra confusione che oggi voglio risolvere sulle origini di Eris ed è: ma di chi è figlia? Da dov’è nata?
Eris non è la figlia di Zeus e di Era, come riportato, in modo confuso, in testi che io definisco “commerciali”, di sapere comune e grossolano. Lei è una divinità molto antica, più vecchia, a livello di nascita, del padre degli Dei e di sua moglie. Eris è una delle divinità originali, primitive, nata dal caos! Essendo immortale rimane una giovane fanciulla.
Secondo il filosofo e poeta Esiodo, Eris è figlia di Nyx, la notte, e di Erebo, le tenebre, le prime entità nate dal Caos primordiale. Omero invece la classifica come figlia di Zeus e di sua moglie Era.
Chi ha ragione? Entrambi!
Tranquilli che spiego la situazione: Eris è figlia della notte e delle tenebre. Dea della discordia, del fuoco dell’ira e invidia, colei che crea conflitti. Chiamata: La perfida!
In seguito alla Titanomachia e dopo la Gigantomachia, durante il regno degli Olimpi, in cui Zeus divenne il padre degli Dei e dopo il suo matrimonio con Era, Eris venne adottata dai due. Non era raro che le divinità adottassero o crescessero altri Dii in modo da tenere vicino a loro le divinità più potenti.
Eris, una volta adottata, divenne sorella dei figli naturali di Zeus ed Era, e per questo li accompagnava nei loro compiti e nella vita. Ad esempio:
- Ilizia dea del parto era accompagnata, alle volte, da Eris nelle nascite di bambini che avevano un destino drammatico, provocando profezie. Ad esempio lei fu presente durante la nascita di Achille, colui che uccise Ettore, principe di Troia, e la madre ebbe la visione del suo destino infausto
- Efesto dio del fuoco, fu consigliato da Eris nel richiedere, come sposa, Afrodite, un consiglio dato non per amore fraterno, ma per provocare discordia maggiore nel difficile rapporto tra Efesto e i suoi genitori, Era e Zeus.
Tuttavia fu Ares, dio della guerra, che la voleva sempre al suo fianco nei campi di battaglia o per scatenare guerre. Eris incitava i soldati a combattere poiché felice di veder scorrere il loro sangue e sentire le loro grida di dolore.
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Madre e vergine
Chi si unirebbe alla discordia? Nessuno! Eris ha avuto numerosi figli, ben 15, e li ha generati da sola, senza un compagno maschile. Questo tipo di generazione, nell’antica Grecia e Roma era chiamata: partenogenesi, una nascita verginale simile a tante altre divinità primordiali. Eris infatti era una vergine, ma che riusciva a “fecondarsi” da sola. Una volta partorito, tornava nuovamente vergine.
I suoi figli erano altre sue personificazioni, nel senso che sono figli che alimentano e suscitano discordia, come:
- Ponos: la Fatica
- Lethe: Oblio
- Limos: Fame
- Algea: Dolori
- Hysminai: Battaglie
- Makhai: Combattimenti
- Phonoi: Omicidi
- Androktasiai: Strage
- Neikea: Litigi
- Pseudea: Menzogne
- Logoi: Discorsi Falsi
- Amphillogiai: Dispute
- Dysnomia: Anarchia o la Disobbedienza
- Ate: Rovina, l’Accecamento Mentale
- Horkos: Giuramento, punisce chi mente sotto giuramento
I figli di Eris
Ponos (Πόνος) – La Fatica
Rappresenta la dura fatica, la sofferenza e il lavoro incessante. È spesso associato alla vita contadina e alle difficoltà quotidiane dell’esistenza umana.
Lethe (Λήθη) – L’Oblio
Lethe è l’incarnazione dell’oblio. Nella mitologia, è anche il nome di un fiume dell’Oltretomba: le anime che vi bevevano dimenticavano la loro vita passata. Ha un ruolo importante perché un dannato con una condanna da scontare per tutte l’eternità soffre di più se ha dimenticato il motivo o la causa della sua punizione. Mentre se ricorda soffre di meno perché, in qualche modo, è consapevole di essersi comportato male. Ecco come mai il “lethe” viene addirittura inserito negli inferi.
Limos (Λιμός) – La Fame
È lo spirito della fame e della carestia. Era temuta in tempi antichi come una potenza che devastava città e campi, associata alla sofferenza estrema e alla morte per inedia.
Algea (Ἄλγεα) – I Dolori
Non è una figura singola, ma un gruppo di spiriti che personificano il dolore, sia fisico che mentale. Spesso sono vicine agli uomini, accompagnando le sofferenze della vita.
Makhai (Μάχαι) – I Combattimenti
Sono spiriti della battaglia e della guerra in senso generale. Non incarnano l’eroismo, come Ares, ma il caos e la violenza cieca del combattimento.
Phonoi (Φόνοι) – Gli Omicidi
Rappresentano gli assassinii e gli atti violenti. Come altri figli di Eris, non sono figure singole ma spiriti molteplici, che aleggiano nei luoghi dove si commettono delitti.
Neikea (Νείκεα) – I Litigi
Spiriti delle dispute verbali, dei rancori e delle liti che dividono amici, famiglie e città. Sono sempre presenti dove c’è tensione sociale.
Ate (Ἄτη) – La Rovina / L’Accecamento Mentale
Forse la più importante tra i figli di Eris, Ate induce gli uomini (e persino gli dei) in errore, facendo loro compiere azioni distruttive. È cieca e cammina davanti agli uomini, spingendoli alla rovina. Zeus stesso ne fu influenzato in alcuni miti.
Horkos (Ὅρκος) – Il Giuramento
Rappresenta il giuramento solenne, soprattutto quello infranto. Quando qualcuno mente sotto giuramento, Horkos punisce l’empio. È un figlio temuto, spesso vendicativo.
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L’essenza di Eris: il suo aspetto
Eris era una dea che amava il dolore e la sofferenza e non tutti pensavano che lei fosse bella, ma in realtà è perché questa dea cambiava, parte del suo aspetto, in base all’azione che doveva compiere.
Per questo ci sono diverse descrizioni della sua persona. Sui campi di battaglia lei cresceva a dismisura, diventando gigantesca, come il suo odio e la sua ira. Toccando addirittura il cielo con il capo e la sua lancia. Una “gigantessa” bella e giovane, ma con uno sguardo iroso e cattivo.
Quando doveva sviluppare l’odio tra innamorati o famiglia si trasformava in una donna mostruosa con ali di uccello nere e con capelli lunghi corvini tra cui vi erano dei serpenti. Eris, quando escogitava o prendeva i suoi momenti di riflessione pensando a come diffondere l’odio, diveniva solo una bellissima fanciulla, giovane e atletica, che indossava un lungo mantello mimetico.
C’è poi un’altra descrizione di Omero la descrive come una piccola rosa che cresce fino a toccare con il cielo. Esiste però una descrizione fisica che ritroviamo in diversi racconti, questo è il vero aspetto di Eris, quando è calma, pensa e valuta come agire o ascolta beata il dolore del mondo.
Una fanciulla bellissima e giovane, che non invecchia mai. Ha un volto severo con fiamme negli occhi. Capelli sciolti, selvaggi che ondeggiano sempre perché ha delle serpi che covano sotto di essi. Labbra che ad ogni parola o respiro escono fiamme. Veste di scuro per coprire le macchie del sangue. Ha in mano una lancia e nell’altra un fuoco oppure una mela (entrambi simboli di intelligenza). Al termine di una battaglia le sue vesti trasudano sangue.
Non è mai sola, accompagnata sempre dai suoi fedeli servitori, che sono:
- Demios: la Paura
- Photos: il terrore
Odio: il sentimento opposto all’amore
Eris simboleggia la discordia, ma in generale lei è: Odio. Un sentimento che colpisce sia divinità che uomini. Un qualcosa che non si controlla al pari dell’amore. Anzi possiamo dire che odio e amore nascono improvvisamente e crescono a dismisura. Sono opposti, ma in grado di alimentarsi, nel senso che non esiste l’uno senza conoscere l’altro. Tra l’altro è facile poi che l’amore si trasforma in odio, ma capita anche il contrario.
L’odio cresce e si alimenta senza confini fino a raggiungere le tragiche conseguenze.
Ci sono tre racconti che mostrano come Eris è sempre presente nell’animo degli esseri umani e delle divinità.
Il primo: Un giorno Ercole, nel suo cammino, incontrò una mela. La mela era abbandonata sulla sua strada. Il guerriero la fissò e senza alcun motivo, la colpì con la sua clava cercando di schiacciarla. La mela rimase integra e diventò più grande. Ercole tornò a colpirla e la mela aumentò ancora la sua dimensione. Furente Ercole continuò a colpirla finché ella non divenne gigantesca.
La mela era di Eris che rimproverò Ercole dicendo che quella simboleggiava la crudeltà in tutti i suoi aspetti. Se invece lui l’avrebbe lasciata stare, senza toccarla, la mela si sarebbe rimpicciolita ad ogni suo passo in avanti, fino a scomparire.
Il secondo: Eris fu colei che aizzò Tifone, il titano della tempesta, a scalare il monte Olimpo per sfidare e affrontare Zeus.
Il terzo: fu lei che distrusse il matrimonio di Politecno e Aedon. Una storia di: vendetta, rancore, stupro e cannibalismo.
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Aedon e Politecno: odio coniugale?!
Aedon era una donna bellissima e con una grande abilità nel tessere. Mentre Politecno era un falegname di straordinaria abilità. I due, sposi felici, si vantavano di amarsi più di Zeus ed Era. A quest’ultima gli vennero riferite le parole dei due e ordinò ad Eris di punirli.
Eris fu abile. Mutata in una giovane fanciulla che doveva sposarsi, chiese a Aedon di tessere il suo corredo, ma rimase affascinata dai mobili in legno del marito. Mentre li ammirava disse: chissà chi di voi è più abile. La fanciulla poi salutò la donna e non tornò mai più.
Tuttavia le sue parole misero disarmonia in casa. Aedon diceva di essere più abile del marito e lui diceva di essere più abile della moglie. A questo punto i due fecero una gara di abilità. Chiunque vincesse avrebbe potuto poi chiedere qualsiasi cosa all’altro.
A vincere fu Aedon. Tuttavia Politecno non accettò mai la sconfitta e iniziò a covare rancore. All’apice del suo odio escogitò la sua vendetta.
Mentì alla moglie dicendo che doveva allontanarsi da casa per una commissione. L’uomo invece andò dai suoceri e rapì la sorella di Aedon, Chelidon, che viveva con i genitori. La fanciulla, di giovanissima età, venne rapita e violentata, portata in catene, come schiava, nella sua casa. Aedon, scoprendo quello che il marito aveva fatto e vedendo sua sorella, che amava più dei suoi genitori, poiché giovane e innocente, ridotta schiava e privata della sua innocenza, si vendicò.
Uccise suo figlio, unico figlio, avuto con Politecno e lo cucinò servendolo al marito. Quest’ultimo divorò la carne che c’era nella pentola. Quando era sazio, felice e soddisfatto, ridendo della sua vendetta, Aedon gli rivelò cosa avesse mangiato.
Sconvolto di aver mangiato suo figlio, si avventò contro sua moglie. Durante la lotta, tra ferite e pugni, schiaffi e calci, i due sposi si uccisero a vicenda.
C’è un ultimo passo interessante, in questo racconto. Dopo che i due erano morti, quando ancora il sangue scorreva dai loro corpi, arrivò Chelidon che vide la figura di Eris troneggiare sui due cadaveri. A questo punto si narra che lei fuggì via terrorizzata dalla visione. Mentre fuggiva lei pregò gli Dei di avere salva la vita scampando appunto ad Eris e alla discordia. Gli Dei l’ascoltarono e trasformarono Chelidon in una rodine che volò via.
Pomo della discordia
Il racconto che ha messo in evidenza Eris, che l’ha resa celebre e ha determinato una guerra infinita, con uno sterminio di un’intera popolazione, è l’inizio della guerra di Troia tramite il: pomo della discordia.
Peleo e Teti si sposarono e organizzarono un grande banchetto sontuoso in cui vennero invitate le divinità più potenti, tra cui: Zeus, Era, Afrodite e Atena. Volontariamente, Peleo e Teti, non invitarono Eris. La dea lo venne a sapere e si presentò lo stesso al banchetto nuziale. Le regole della xenia, cioè dell’ospitalità, impedivano agli sposi di cacciare via coloro che si presentavano nonostante non fossero invitati.
Durante la festa, quando tutti erano seduti al tavolo, senza farsene accorgere da nessuno, lanciò una mela d’oro sul tavolo dove c’erano incise queste parole: Alla più bella delle Dee! Zeus la prese e, quasi d’istinto la stava porgendo ad Afrodite, quando si rese conto dello sguardo furioso di Atena e geloso di Era. A questo punto disse: Io non posso giudicare e decidere poiché di alcune dee sono il padre, di una sono il marito e di altre sono un fedele amico. Sarà un mortale a decidere chi sia la più bella delle dee.
Quale mortale poteva essere? Zeus uscì dal banchetto e decise che il primo uomo che avrebbe incontrato, sarebbe stato colui che si doveva prendere l’incarico di dare il pomo d’oro alla più bella.
Zeus vide un giovane pastore, che sonnecchiava mentre guardava il suo gregge che pascolava. Chi era costui? Il suo nome era Paride, principe di Troia, figlio di Priamo, abbandonato da bambino e cresciuto dai pastori.
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Giudizio di Paride
Zeus si palesò a Paride in tutto il suo potere. Gli ordinò di prendere la mela e di darlo alla dea più bella. Le tre dee che si contendevano tale giudizio erano: Atena, Afrodite e Era, le uniche che avevano discusso durante il banchetto.
Ognuna di loro si presentò al giovane pastore e, in qualche maniera, cercarono di sedurlo, ma come?
Atena, si presentò per prima, e gli promise: se sceglierai me, io ti darò fama e gloria in battaglia, sarai un eroe e scriverai la storia. Ti renderò imbattibile in guerra.
Tuttavia Paride, quando ella sparì, pensò: a me la guerra non piace, non voglio uccidere e non voglio essere ferito. Alla fine a cosa mi serve diventare un grande eroe?
La seconda dea che gli si palesò di fronte fu Era, che gli offrì: ricchezza assoluta, una moglie e famiglia fedele. Prosperità avvenire. Non soffrirai mai la fame e sarai uno degli uomini più ricchi al mondo.
Paride si prese qualche momento per pensare e disse, tra sé e sé: io ho il mio gregge, ho da mangiare e vestire. Non ho mai sofferto la fame, che me ne faccio della ricchezza?
L’ultima dea che Afrodite, seducente e ammaliante. La dea sapeva che aveva di fronte un giovane uomo, un pastore, un ignorante che capisce solo i piaceri materiali, come il sesso. Questa dea gli promise: io ti darò la donna più bella al mondo. La creatura che tutti desiderano. La farò innamorare di te diventando un’amante passionale che ti aprirà le porte della gioia infinita. Costei era Elena, moglie di Menelao, il fratello di Agemennone.
Mentre Afrodite parlava, Paride rimase ammaliato da quella promessa, disse semplicemente: la voglio!
Quando Zeus gli chiese se aveva deciso, richiamò le tre dee. Era, Atena e Afrodite erano di fronte a Paride e quest’ultimo offrì il pomo proprio ad Afrodite classificandola come la più bella divinità.
Chi è la più bella donna?
Al termine della contesa, Afrodite doveva tenere fede al suo patto. Elena era la donna più bella del mondo, ma era sposata a Menelao il re di Sparta. Infatti, all’epoca dei fatti era nota come: Elena di Sparta.
La donna era figlia di Leda che venne sedotta da Zeus che si trasformò in un cigno per sedurla e unirsi a lei. Dalla notte di passione, Leda diede alla luce 2 uova di cigno. Da un uovo nacquero i gemelli: Castore e Clitennestra. Mentre dal secondo uovo nacquero: Polluce ed Elena.
Afrodite fece innamorare Elena di Paride, ma per riuscire ad averla, quest’ultimo doveva rapirla sapendo che poi Menelao l’avrebbe ucciso. Afrodite, per convincere Paride, gli rivelò la sua vera identità, cioè che lui era uno dei principi di Troia e che Priamo, suo padre e re di Troia, lo avrebbe sicuramente protetto dalla furia di Menelao.
A questo punto Paride rapì Elena e si fece riconoscere da suo padre Priamo. Quando i due giunsero nella città, Elena divenne: Elena di Troia. Tale Affronto però scatenò la guerra più lunga e feroce della storia antica.
Tutto ciò fu causato da Eris!
Culto di Eris
Nonostante ad Eris non siano stati dedicati templi o altari, sappiate che lei è una delle divinità più evocate e richieste quando si eseguono dei legamenti d’amore, malocchio o divisione delle coppie.
I suoi rituali sono diversi e tra i più famosi ci sono: sviluppare l’odio tra moglie e marito, l’invidia tra sorelle, l’odio politico o di guerra.
Hai mai riconosciuto dentro di te una piccola Eris? Se incontrassi la “mela della discordia” sul tuo cammino, sapresti resistere alla tentazione di colpirla? Cosa scegli: ordine o disordine? Credi che la discordia sia davvero distruttiva o può essere una scintilla creativa che porta al cambiamento?
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Articolo scritto e pubblicato da: Il bosco delle streghe