Fuente Magna (Vaso Fuente): cos’è il vaso di pandora?
Il vaso di Fuente Magna è un manufatto scoperto negli anni ’50 in Bolivia, ma che è simile alla storia di pandora. Su di esso sono incise diverse scritture in lingue antiche, oltre a bassorilievi zoomorfi raffiguranti rane e serpenti. Una piccola parte del vaso presenta iscrizioni con caratteri cuneiformi, simili alla scrittura sumerica. Questo grande vaso, scolpito nella pietra, era probabilmente utilizzato per cerimonie religiose e per offrire libagioni alle divinità.
Datato al 3500 a.C., è decorato con due manici e viene spesso paragonato alla Stele di Rosetta, che riporta iscrizioni in tre lingue diverse: geroglifico, demotico e greco antico, ripetendo lo stesso testo in tre sezioni. Il vaso Fuente Magna è stato trovato in una fattoria a Chua, appartenente alla famiglia Manjon, vicino a La Paz, nelle vicinanze del lago Titicaca, a 3800 metri di altitudine.
RITROVAMENTO DEL VASO
La storia del vaso di Fuente Magna (o vaso di pandora) inizia quando un bracciante agricolo lo trovò arando un appezzamento di terreno. Il vaso fu portato alla fattoria, ma a causa delle sue iscrizioni insolite, il proprietario contattò il comune di La Paz e lo consegnò in cambio di terreni vicini alla città. L’archeologo Max Portugal Zamora venne a conoscenza del vaso, che suscitò in lui molta curiosità. Lo portò al museo “Los Metales Preciosos” di La Paz e tentò di decifrare le iscrizioni, ma non riuscì. Il vaso fu quindi dimenticato nel magazzino del museo per 40 anni.
Dopo quattro decenni, durante la catalogazione dei reperti archeologici del museo, il vaso riemerse. Due archeologi, Freddy Arce e Bernardo Biados, ripresero a investigare sul misterioso artefatto. Ritornarono sul luogo del ritrovamento e incontrarono un anziano del posto che riconobbe il vaso, affermando che un tempo era usato per nutrire i maiali prima che il suo datore di lavoro lo consegnasse a un conoscente.
Un epigrafista nordamericano, Clyde Ahmed Winters, riuscì finalmente a decifrare le iscrizioni. Queste erano di diverse culture, tra cui proto-sumerica, proto-elamita, un idioma berbero e una lingua usata dalle popolazioni boliviane dei Pukara. Le incisioni appartenevano a popoli esistiti 5000 anni fa, in luoghi molto lontani dalla Bolivia. Decifrando le iscrizioni, si scoprì che il vaso era usato per le offerte sacrificali alla dea della fertilità e abbondanza sumerica Ni-Ash (o Nia o Nammu), che secondo la mitologia aveva dato vita al cielo e alla terra. Le iscrizioni erano preghiere per invocare benedizioni, purificazione e ringraziamenti alla dea affinché portasse gioia, luce, prosperità, forza e saggezza.
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Mistero del vaso fuente magna o vaso di pandora
Nonostante la parziale decifrazione, il mistero del vaso di Fuente Magna persiste. Non ci sono prove concrete che i Sumeri siano mai giunti in Bolivia. Diverse ipotesi sono state formulate. Alcuni sostengono che i Sumeri, noti come grandi navigatori, potrebbero aver circumnavigato l’Africa e raggiunto l’India per il commercio di metalli preziosi e tessuti, e che accidentalmente si siano spinti fino in Sud America. È possibile che abbiano deciso di rimanere nella nuova terra, risalendo fino in Bolivia e influenzando la lingua e le religioni locali. Infatti, sono state trovate somiglianze tra la lingua proto-sumerica e l’Aymara locale.
Un’altra ipotesi suggerisce che il vaso possa essere un falso, dato le diverse rappresentazioni culturali presenti. Tuttavia, studi più approfonditi hanno confermato l’autenticità del manufatto.
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Articolo scritto e pubblicato da Il bosco delle streghe.