Morte personificata, il mietitore di vite – storia o leggenda
La morte in persona è il mietitore di vite. Figura popolare nelle tradizioni più ataviche. Fin da tempi antichissimi, la morte personificata era colei o colui che ti prende e ti accompagna nel regno dei morti.
Raffigurata con Dei e Dee delle culture greche e norrene. Spiriti che regnavano sui mondi occulti, sulle guerre e sulle catastrofi. Venerata con un senso di accettazione dell’inevitabile. Il mietitore di vite era un fattore della vita, l’inizio e la conseguente fine.
In tutte le religioni c’è un personaggio sacro che la contraddistingue. Il mietitore di vite, come è simboleggiato oggi, nacque nel medioevo e nel rinascimento grazie a molti attori che si ispirarono a leggende del popolo celtico e della mitologia pagana romana e greca.
CHI ERA IL MITITORE DI VITE
Lo si raffigura come uno scheletro incappucciato, coperto da un lunghissimo mantello nero. Presente nei periodi in cui le epidemie di peste hanno mietute migliaia di vittime, mostrando il volto orripilante della morte.
Crudele, ma il mietitore di vite cammina su morti disseminati dappertutto, accatastati per le strade e nelle case mentre imputridiscono, senza essere seppelliti.
La morte arriva senza giudicare il bene e il male che una persona può fare. Un triste accompagnatore per arrivare nell’al di là. Il mietitore di vite non ha il potere di alcuni Dei di giudicare e condannare, di scegliere e castigare, ma è un tacito servo del mondo occulto.
In molte, se non a tutte le persone, anche se consapevoli che un giorno avranno la loro fine, lo temono perché dovranno lasciare questo mondo e tutti i loro beni terreni. Lui non è né un demone né un angelo. Nel cristianesimo, la morte di una persona è raffigurata come un periodo di riposo e attesa, aspettando la resurrezione che verrà.
Il popolo celtico invece sfidava e non temeva la morte mietitore di vite, anzi essi seguivano questo motto in battaglia: Va incontro alla morte prima che il suo posto sia preso. A significare che se la morte non ti vuole, non ti prende, ma lei sa che c’è un posto già pronto per te e sarà lei a decidere quando ti accompagnerà
La morte è temuta e scongiurata, qualcosa che non si può combattere e nemmeno sconfiggere. Il cessare della vita. Per questi tutti la temono ed è qui che il suo ruolo diventa indispensabile e inevitabile. Anticamente essa era considerato il dio supremo perché tutto finisce.
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Descrizione fisica, simboli indossati
Nella nostra cultura la morte è raffigurata come uno scheletro umano con alcuni brandelli di pelle sulle ossa. Coperto da un lungo saio fino ai piedi con cappuccio nero. Il mietitore di vite ha una lunga falce in mano con una lanterna appesa al manico. Un libro nell’altra.
Infatti il suo simbolo è la falce e il libro. Il primo uccide e il secondo insegna. Si narra che lei sia l’essere che tutto conosce, virtù e peccati, segreti e non detti. In fondo si dice che la creatura intelligente non appartiene a questo mondo, ma all’altro.
Un altro simbolo della morte e la falena che rappresenta l’anima della persona che vola via.C’è poi la clessidra o klessidra, lei viene associata alla morte. La sabbia del tempo della vita che si è andata sempre più esaurendo e il tempo che passa lentamente e non torna più, ma giunge alla fine
Nella mitologia indù il mietitore di vite e raffigurata da Yamaraj, il signore della morte che cavalca un bue nero e con un lazzo cattura le anime dei defunti per portarle nel suo regno dei morti. Essi credono nella reincarnazione avendo un buon Karma.
In antiche culture slave era raffigurata da una donna vestita completamente di bianco con alcuni germogli in mano e se ti toccava con questi germogli, si cadeva in un sonno perpetuo.
Nell’ebraismo l’angelo della morte Azrael decide il destino dei viventi. Tiene un registro interminabile, un rotolo di carta, su cui scrive i nomi dei defunti e dei peccati di ogni anima che accompagna.
Mietitore di vite, leggenda
Il mietitore di vite è uno dei tarocchi maggiori. Raffigurata con uno scheletro con la falce, ma non significa in sé e per sé la fine di tutto. Esso è l’emblema della rinascita. Un periodo sfortunato, negativo che finisce e la rinascita di nuove occasioni e opportunità
La presenza della falce nel triste mietitore ci riporta con il pensiero alla campagna in cui si usa la falce per mietere il grano e l’erba. Ogni stelo tagliato è una vita che finisce.
Il colore indossato dal mietitore è il nero, simbolo di conoscenza suprema, della notte e delle tenebre Essa simboleggia la paura dell’uomo che non sa quando il triste mietitore lo colpirà.
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