Strega Sibilla Appenninica: culti, rituali oscuri e mistero
Il mistero del Monte Sibilla, che si trova in Italia, sui monti appenninici, sul confine tra Umbria e Marche, è un misto di: storia antica, demonizzazione e beatificazione. Testimonianza che dimostra come il cambio delle epoche, società e religione, abbia modificato miti antichi, realmente esistiti, in base alle proprie necessità.
La Sibilla Appenninica trova il suo “culmine” di terrore nel primo medioevo per poi divenire un racconto leggendario intorno al 1500, a fine medioevo. La sua verità è nascosta tra credenze, timori inquietanti, stregoneria e sabba. Incantatrice, indovina, maga, seduttrice e poi fata che viveva in un modo sotterraneo, nascosto, ma stupendo.
Però se vi diciamo che la storia vera è tutt’altro che idilliaca?
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La città del mistero
Per ricostruire la vera storia di questa strega, maga, veggente o sacerdotessa, devo partire dal 907 A.C! Prima della fondazione di Roma, che avvenne nel 753 A.C L’Italia era popolata da varie tribù e popolazioni che riassumiamo come: primi uomini italici.
Proprio sull’appennino venne creata una colonia, un villaggio, che oggi è noto con il nome della città di Visso che si trova in provincia di Macerata. Il nome originale era: Vicus Elacensis che nasce dalla parola: Elacens is, che vuol dire: Essere emozionante oppure si può tradurre con: è emozionante, e può spiegare la bellezza di questo luogo.
Indubbiamente è un territorio bellissimo, selvaggio, che consigliamo di visitare, ricco di energie naturali e influssi magici. Angolo di mistero dove la sua storia è legata alla vera e antica stregoneria pagana.
Mito della Sibilla
Chi è questa strega, di strega si parla? Ci troviamo intorno all’anno 805 A.C è sappiamo di questa data grazie a dei reperti e incisioni ritrovati nelle grotte dei monti appenninici e della stessa grotta della Sibilla.
Dividiamo però il racconto reale dalla leggenda e iniziamo dal mito della Sibilla!
La sibilla Appenninica, di Picena o di Norcia, era una veggente, un sapiente oracolo. Prevedeva il futuro osservando il comportamento degli animali o controllando le sue viscere.
Apriamo una parentesi: la divinazione di predire il futuro tramite il rituale che richiedeva il sacrificio di un animale e controllare il suo interno, era famosa e diffusa nell’antica Roma, culto che ha però un’origine etrusca. I nobili avevano addirittura il loro Aruspico, nome che identificava questi consultanti. A testimonianza di questa divinazione c’è, oggi, un modello in bronzo di un fegato di pecora con segni divinatori noto con il nome di: fegato di Piacenza. A dimostrazione di quanto tale pratica era famosa e rispettata. Chiudiamo parentesi.
La sibilla riceveva messaggi, consigli e visioni future ascoltando o osservando il fruscio dei rami della quercia. I suoi responsi profetici però, alle volte, erano difficili da interpretare. Questa donna non invecchiava mai e aveva delle seguaci che la servivano per imparare i suoi segreti. Per questo è una figura mitizzata.
Tuttavia la verità è diversa! Questa è la vera storia della Sibilla!
Chi è la Sibilla Appenninica?
Ritorniamo nell’anno 805 A.C. Sul monte appenninico arrivò una fanciulla con qualche testo e pochi averi. Viveva nelle grotte della zona Appenninica che, in passato erano state già vissute da altri uomini, si suppone preistorici. Qui la donna creò degli altari, accessori che oggi sono stati riscoperti e datati.
Si scoprì che era una delle sacerdotesse della Sibilla Cumana nei campi Flegrei, esiliata dall’ordine antico a causa di pratiche rivolte alla dea Trivia e Ecate.
Apriamo una seconda parentesi: la sibilla Cumana era l’oracolo, sacerdotessa e custode, che presiedeva il famoso “Antro della Sibilla” nei campi Flegrei. Il tempio è stato riscoperto dall’archeologo Amedeo Maiuri nel 1932 ed oggi è visitabile. Una struttura di circa 135 metri con forma a trapezio che permetteva l’ingresso della luce del Sole in ogni ora della giornata.
La sua costruzione è avvenuta intorno al 400 A.C Però la parte originale, quella ad Est, dove nasce il Sole, è stato ritrovato un antico altare databile intorno al 960 A.C. Questo antro era dedicato al dio Febo e poi al dio Apollo, divinità solare. Qui dimorava la sibilla Cumana, l’oracolo, circondata da adepte e ancelle.
Per servire il dio, queste donne, sottostavano a “severissime regole morali e comportamentali”, quali:
- Castità: cioè verginità e purezza totale
- Servizio al tempio: riti, sacrifici, cerimonie dedicate ad Apollo
- Studio e conoscenza: iniziando con le divinazioni per arrivare a astronomia, medicina, musica
- Partecipazione ai rituali di purificazione: quali il lavaggio dei piedi personali e altrui, pulizia personale con zolfo e pietre, lunghi periodi di digiuno, abluzione cioè lavaggio delle dita ogni volta che si entrava nel tempio
- Atti di umiliazione: autoflagellazione in alcuni periodi dell’anno, indossare abiti ruvidi o cinture in metallo per la mortificazione del corpo, cammini di espiazione pubblici o privati su carboni ardenti, lame, pietre e schegge, stendersi a terra come segno di sottomissione in alcune ore specifiche del giorno
- Lavoro manuale: conoscenza della tessitura, ballo, laboriosità nei ricami
Chiunque non rispettava tali regole, veniva allontanata dal tempio. C’è un però!
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Guerra tra sibille
A poca distanza dai Campi Flegrei esistevano degli altari dedicati alla dea Trivia, Ecate e Diana, che sono divinità lunari. Riassumendo, per non dilungarmi, c’erano due fazioni: le sacerdotesse di Apollo e quelle di Ecate!
Quest’ultime, note come le cagne nere di Ecate o empusa. Le Empuse avevano pratiche diverse dalle sibille di Apollo, ad esempio la prostituzione sacra e spesso erano coloro che cercavano di “corrompere” le sibille! Il motivo era appunto quello di aumentare le seguaci alla dea della luna.
La punizione per coloro che erano seguaci, ancelle o sacerdotesse di Apollo che si convertivano o semplicemente si interessavano ai culti misterici di Ecate o della dea Trivia, venivano uccise oppure esiliate.
In conclusione la Sibilla Appenninica, in base alle scoperte della sua storia originale, potrebbe essere una sacerdotessa esiliata per salvarsi la vita.
La Sacerdotessa del fauno
Essendo stata esiliata, ecco che questa sacerdotessa fece un voto diverso. Tradita da Apollo e abbandonata dalla dea Trivia o Ecate, si dedicò al culto del dio dei Boschi, cioè il Fauno.
Il culto del Fauno era composto da culti di vario genere, oracoli e veggenza, ma soprattutto da rituali orgiastici e prostituzione sacra.
Dalle informazioni ritrovate si parla di pratiche specifiche eseguite dalla sibilla Appenninica come incantatrice e ammaliatrice di uomini, specialmente di soldati e giovani pastori.
Quest’antica leggenda, riportata da Barberino nel suo romanzo del 1400, spiega l’arte della seduzione della sibilla Appenninica: il cavaliere Tannhäuser si recò sul Monte Sibilla per avere un responso, ma venne ammaliato dalla bellezza della Sibilla. Essa lo trattenne per più di un anno, nascosto nella grotta. Venne poi chiamato da Papa Urbano IV per parlare dei suoi peccati e per l’assoluzione. Cosa che il cavaliere Tannhäuser non ebbe, anzi lui fuggì nuovamente per tornare tra le braccia della Sibilla nella grotta, per poi sparire per sempre!
Oltre a questo c’è un altro racconto interessante dell’antropologo religioso Polia che ci dice che: il mito dell’amore della sibilla e delle sue adepte legava gli uomini. Essi venivano sedotti e sottratti dal loro mondo per vivere in eterno nel mondo sotterraneo del regno di Alcina.
L’aspetto della Sibilla Appenninica
Bella? Affascinante? Qual è l’aspetto di questa strega, sacerdotessa o maga? Descritta come una eterna fanciulla bellissima, ma dalle gambe e piedi caprini che nascondeva sotto la lunga tunica o gonna. Sempre insieme alle sue ancelle o adepte che, una volta votate al suo culto, venivano anch’esse trasformate, divenendo donne bellissime, ma con i piedi caprini.
Il calpestio dei loro passi era uguale al rumore degli zoccoli degli animali sulle pietre. Una caratteristica, quella del piede caprino, che, secondo noi, è associata a due motivi:
- Il culto del fauno appunto il Dio caprino dei boschi, completo di corna e di gambe caprini
- L’aspetto da peccatrice, nel senso che le gambe caprine erano associate alla lussuria e al peccato
Di notte si recavano alle feste ed i balli dei paesi per ritirarsi sui monti prima dell’alba. Una fuga veloce, rapida poiché, in presenza di altre persone, alle prime luci del Sole si sarebbero trasformate in serpenti.
Nelle notti di plenilunio danzavano e cantavano nei boschi per poi appropriarsi dei cavalli delle persone vicine. Erano anche dispettose. Intorno al 600 D.c, quando i culti pagani vennero vietati, molti villaggi vicini iniziarono a definirle come streghe. Si dimostrarono irrispettosi e crudeli. Fu infatti per questo che, i villici del paese di Colfiorito, si mostrarono irrispettosi, calunniando la sibilla e le sue adepte come peccatrici.
Secondo la tradizione locale, la Sibilla si vendico e gli a scaraventare sull’antico paese di Colfiorito una pioggia di pietre per punire gli abitanti per la loro mancanza di rispetto nei suoi confronti e nei confronti delle sue seguaci. Tale pioggia costrinse gli abitanti abbandonarono questa località, ma successivamente un popolo nomade rifondò il nuovo paese chiamandolo: Pretare, nome che evoca appunto la pioggia di pietre. Essi giurarono fedeltà alla sibilla e agli abitanti del bosco.
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L’eterna giovinezza
Questa sibilla era eterna, non invecchiava mai ed aveva un’età, in prima epoca medioevale, nel 480 A.c, di circa 1000 anni.
Sappiate che questa è una verità a metà! La sibilla è una figura unica, un mito intramontabile e soprattutto immutabile. La verità è che questa sacerdotessa non sceglieva le sue adepte tanto per avere un seguito, ma per un obbligo morale preciso ed etico, vale a dire quello di scegliere la prossima sibilla.
Infatti le sibille, arrivate ad una determinata età, venivano sostituite! Esistevano quindi delle “gerarchie” dai 6 ai 10 anni si era semplicemente delle servitrici o ancelle. Dai 10 ai 15 anni si intraprendeva il percorso da sacerdotessa. Dai 16 ai 22 si diveniva sacerdotesse. Infine, l’età massima, almeno da quello che si è compreso per divenire una sibilla era di 26/27 anni! Un’età in cui essa veniva poi sostituita!
Per divenire una sibilla si doveva eccellere in tutte le arti richieste dalla divinità che si serviva! Ottime danzatrici e cantanti, sapevano usare strumenti musicali, tessevano e soprattutto erano streghe, maghe e incantatrici! Esse onoravano tutte le divinazioni, rituali e magie.
Ecco come mai le sibille erano eternamente giovani!
Pensiero sull’eterna giovinezza
Lo stesso, supponiamo, è avvenuto direttamente alla Sibilla Appenninica! Lei ha iniziato ad avere delle seguaci ed ecco che si è nuovamente iniziato il segreto della “sostituzione” sibillina!
La credenza che essa era sempre giovane nasce perché, chiunque richiedesse i suoi servigi, si ritrovava di fronte una fanciulla che però era abile a incantare e a svolgere rituali di ogni genere! Però esisteva una regola, anzi una legge religiosa. Chiunque chiedesse i suoi servigi poteva interpellare la sibilla solo una volta all’anno o solo quando lei gli dava udienza. Capite quindi da soli che non vedendo questa persona per molto tempo o spesso, era facile confondere le persone e magari credere che era sempre la stessa donna.
Ecco come nasce la convinzione della sua eterna giovinezza!
Culti sibillini sui monti appenninici
Giungiamo ai sabba! Fino ad ora è palese che la sibilla Appenninica ha tenuto fede comunque alla sua cultura e al proseguimento degli insegnamenti antichi. Lei insegnava a: tessere, l’uso di erbe medicinali, dei culti e delle divinazioni.
Soprattutto mostrava i suoi poteri che erano sovrannaturali come:
- Profezia e divinazione con veggenza, premonizione e messaggi divini per predire il futuro
- Magia e incantesimi, sia di benefici o maledizioni
- Controllo sul tempo e sugli elementi, come influenzare le tempeste, clima e condizioni atmosferiche
- Viaggi tra mondi paralleli, dove la sua grotta rappresentava l’accesso per un’altra dimensione che era consentita solo a pochi eletti, scelti da lei
Quest’ultima caratteristica mi fa venire in mente il culto della dea Trivia o Ecate che aveva il potere di viaggiare tra il regno dei morti e quello dei vivi.
Leggenda medioevale
Il mito medioevale ha trasformato la sibilla in una vera e propria strega demoniaca. La sua magia era ambigua e l’aspetto incantatore nascondeva la sua vera natura.
La Sibilla Appenninica si intrecciò con il fenomeno della caccia alle streghe. Alcuni ecclesiastici e inquisitori vedevano nella Sibilla una figura demoniaca, che corrompeva gli uomini e li induceva ad atti impuri, pratiche pagane e proibite, in modo da farlo arrivare direttamente, tramite la sua grotta, al cospetto del Diavolo o di Satana.
Per molti secoli, fino al 1500, la grotta della sibilla, oggi visitabile, era una delle “bocche dell’inferno”, cioè delle porte da dove entravano ed uscivano i diavoli, demoni inferiori e satanassi.
Fu poi nel 1500 che ci fu una nuova trasformazione divenendo, per la tradizione popolate, una strega buona. Rimase custode della conoscenza antica, astronomia e della medicina. Però acquistò l’aspetto fatato, cioè da fata.
Tipologie delle ancelle sibilline
Lo stesso capitò alle sue ancelle o adepte che divennero fate con alcune caratteristiche specifiche. C’erano le:
- Treccioline, cioè le sibilline che intrecciavano le criniere delle cavalle o degli animali portati al pascolo direttamente sui monti appenninici
- Le Lucis, cioè coloro che erano luminose. Esse divenivano visibili da maggio a giugno, durante la notte. Poi all’alba degli inverni, quando c’era la neve sui monti.
- L’umbra, che erano coloro dall’aspetto di un’ombra e vivevano nei boschi facendosi appena intravedere tra alberi e foglie
Apriamo una parentesi: il termine umbra, nella lingua medioevale, significava ombra e si pensa che proprio le abitanti dei boschi, queste sibille trasformate in fate, sono le madri della popolazione dell’Umbria che porta poi il loro nome. Chiudiamo parentesi.
Infine la grotta della Sibilla ancora oggi è vissuta da questa strega mitologica. Gridando al suo interno si riceve il suo responso. Noi pensiamo che sia semplicemente l’effetto dell’eco, ma è affascinante trasformarlo come il messaggio di un oracolo antico.
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Articolo scritto e pubblicato da: Il bosco delle streghe