Strega Tresana: sangue, silenzio e le streghe dimenticate
La torre delle streghe! Cosa vi fa venire in mente? Una prigione silenziosa, ma al suo interno riecheggiano ancora le grida di chi vi ha perso la vita.
Caccia alle streghe! Cosa capitava alle donne, ma anche agli uomini, una volta accusati di stregoneria o di adorare il diavolo? Finivano in una prigione? Peggio, per loro erano riservati dei luoghi di agonia dove l’umanità si fermava all’entrata.
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La torre delle streghe è una delle strutture più antiche e ancora oggi esistenti e visitabili, che racconta una storia che si vuole dimenticare. Appartenente alla famiglia dei Malaspina, una delle più ricche e potenti della Liguria tra il 1200 D.C fino 1700 D.C., mostrando suo potere economico e politico di questa nobile famiglia. Solo che in realtà nasconde anche un legame con la stregoneria, occultismo, pratiche demoniache e alchemiche.
Andiamo per gradi, intanto dove si trova?
Esistono diverse torri delle streghe in Italia, chiamate così poiché legate a tradizioni e personaggi “occulti” di vario genere. Tuttavia noi di Il bosco delle streghe parliamo della Torre delle streghe dei Malaspina, in Liguria, a Tresana. Imponente, alta 29 metri e con un perimetro di 33. Al suo interno c’è una ripidissima scala, assassina, poi vi dico il perché, che conduce a 4 stanze ben separate tra di loro.
La Torre delle streghe, presente a Tresana, è una rappresentazione, anzi io direi che è una “macchia” scura sulla loro facciata di “devoti fanatici cattolici”.
La terribile morte del Ruglìn
Il castello, risalente al 1100 D.C, fu costruito per volere di Federico Barbarossa e assegnato alla famiglia Malaspina. La Torre è quadrangolare, nota come “Turris Sana” da qui che nasce il nome: Tresana!
Tra le leggende più interessanti, c’è la strega di Tresana e il Ruglìn. Quest’ultimo è un trabocchetto, situato alla base della torre, dove i condannati venivano gettati dentro. Un cunicolo verticale con delle lame affilate ai lati. Il condannato veniva gettato dentro e, nella caduta, il suo corpo veniva letteralmente graffiato, tagliato, lacerato e macellato. La vittima moriva in modo atroce. Chi aveva la sfortuna di arrivare alla base ancora vivo, non veniva poi salvato o graziato, anzi si attendeva la sua fine che avveniva per dissanguamento, per inedia, cioè per fame o per disidratazione.
I fantasmi dell’Osca
Solo dopo che era certo il suo decesso, i resti della vittima venivano raccolti e poi gettati nel torrente Osca, che si trova lì vicino. Tutta la zona veniva a conoscenza della punizione di chissà quale condannato proprio perché le acque del torrente si tingevano di rosso. Tali acque poi erano usate per annaffiare i raccolti e il terreno. Per questo si narra che le terre di Tresana, dove si erge la torre delle streghe, sia attraversate da decine di fantasmi che sono i condannati a morti che non trovano ancora pace.
Le anime delle vittime del ruglìn, note come “menada”, si manifestino ancora oggi lungo le rive del torrente Osca. Queste apparizioni spettrali sono descritte come lunghe processioni di spiriti che si lamentano o intonano delle nenie, dei lamenti, che, nelle durante le notti d’estate, si confondono con il suono di grilli e cicale. Gli spiriti cercano di ricomporre i propri corpi smembrati, emettendo urla strazianti che poi echeggiano in tutta la zona.
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Strega di Tresana
Nel borgo medievale di Tresana, in Lunigiana, c’era una donna accusata di stregoneria che fu rinchiusa nella torre del castello Malaspina, cioè la “Torre delle Streghe”.
Chi era questa donna? Intanto sappiate che tra le punizioni più crudeli c’è un richiamo alla cultura romana, vale a dire la: obliviscatur tui.
Questa punizione veniva esguita per i crimini più atroci e crudeli nell’antica Roma e venne ripresa dalla chiesa e Santa Inquisizione durante la caccia alle streghe. Tale punizione consisteva nel: dimenticare la tua memoria. Molte streghe, stregoni e adoratori o adoratrici del diavolo, sono senza nome ancora oggi poichè alla popolazione era vietato pronunciare il nome dei condannati. All’interno di tanti verbali si preferiva cancellare il nome della vittima e indicarla come: la strega, l’adoratore del diavolo, l’adepto di satana…
Si usavano diversi nomignoli perchè c’era il timore che dire ad alta voce il nome della persona processata gli avrebbe dato potere e quest’ultima poteva poi possedere, come una vera possessione demoniaca, l’accusatore. Unendoci poi la totale mancanza di un certificato di nascita, poichè nel medioevo non era certo in uso tra la popolazione, quella più povera, ecco che semplicemente non si sanno tutti i nomi delle streghe (uomini e donne) che sono stati condannati e uccisi durante il periodo della caccia alle streghe. Ciò fa tornare a galla il problema che in realtà non si sa quante sono le vittime, milioni di persone dimenticate.
Per questo non so e non sa nessuno, il nome della Strega di Tresana.
Chi è la strega Tresana?
Ad ogni modo chi è questa strega? Cosa ne sappiamo? La strega di Tresana era una donna guaritrice. Un’arte e conoscenza che gli era stata insegnata da sua madre appresa, a sua volta, da sua nonna. Dunque era una delle streghe naturali che però viveva ai margini del paese è preparava: unguenti, tisane, pozioni. Conosceva preghiere per togliere malesseri di ogni genere. Quando raccoglieva le sue erbe era solita usare delle parole sussurrate. Inoltre aveva il potere di prevedere il futuro come: sapere se qualcuno guariva, se si ammalava, per le donne vedeva se un matrimonio sarebbe stato buono oppure no. Durante la caccia alle streghe, l’alone di mistero e timore, su questa donna aumentò. Infine eseguiva degli incantesimi di amore e anche di vendetta.
In realtà sappiamo che a denunciarla per stregoneria fu un uomo che aveva richiesto alla strega di Tresana, un legamento d’amore per una fanciulla. L’uomo era già sposato, ma sua moglie era molto malata e infatti non sopravvisse all’inverno. In questo inverno lui si innamorò di una fanciulla più giovane e quindi chiese un legamento d’amore. Tuttavia, siccome l’uomo era anche molto pettegolo, la fanciulla lo venne a sapere e chiese alla strega un incantesimo per spezzare questo legamento d’amore. Alla fine la fanciulla si sposò, in primavera, con un altro giovane. Il vedovo quindi se la prese con la strega e la denuncia.
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Colpa della strega!
La prima denuncia comunque non venne presa in considerazione perché era una sola. Alla fine la chiesa sapeva che c’erano delle guaritrici nei paesi, legati alla cultura pagana. Dato che comunque la popolazione continuava a rivolgersi a queste figure, non bastava una singola denuncia per condannare la donna.
Il vedovo, furente contro la donna, la minacciò più volte e le usò anche violenza, nel senso che la picchiò. A questo punto la donna gli disse, di fronte a dei testimoni: che tu possa soffrire la fame e non solo la solitudine.
Qualche mese dopo, ci fu una carestia improvvisa e la morte misteriosa di alcuni animali del villaggio. L’intera comunità, spaventata, sospettosa e ricordandosi della maledizione della strega, accusò la donna di stregoneria. Le voci si moltiplicarono e parlarono di patti con il demonio, riti notturni compiuti nel bosco e di bambini spariti. La Strega di Tresana fu arrestata e condotta nel castello dei Malaspina.
Rinchiusa nella torre, fu interrogata e torturata. Le chiesero i nomi di complici, formule magiche, dettagli sui presunti sabba. La donna però non confessò mai di adorare il diavolo o di praticare la stregoneria pagana. Dopo giorni e giorni di prigionia… scomparve misteriosamente.
Alcuni dicono che morì tra le mura, altri che fu gettata nel ruglìn, il pozzo-trabocchetto. Altri ancora sostengono che sparì nel nulla trasformandosi in una nube di fumo che volò fuori dalle sbarre della sua prigione.
Da allora, si racconta che il suo spirito inquieto si aggiri attorno alla torre, soprattutto nelle notti di luna piena. Alcuni abitanti giurano di aver visto una figura femminile con lunghi capelli apparire e svanire nel cortile del castello e di aver udito lamenti e bisbigli provenire dalle mura.
Secondo la leggenda, il suo fantasma non troverà pace finché non verrà riconosciuta la sua innocenza.
La prigione delle streghe
La torre di Tresana, dei Malaspina, non è stata resa famosa solo per la condanna della strega di Tresana, ma per altro.
Le sue stanze vennero adibite a prigione. Grazie alla sua altezza mura molto forti, è una prigione perfetta, da cui non si può evadere. Al suo interno, durante gli anni tra il 1460 e 1500, nella caccia alle streghe, vennero richiuse 25 donne e svariati uomini, di un numero imprecisato. Tutte queste vittime vennero processati per stregoneria e addirittura per cannibalismo, condannati al rogo e quindi bruciati vivi nella piazza pubblica di fronte alla torre.
Ciò consentiva di soddisfare il popolo che poteva assistere al rogo e, unitamente, terrorizzava i restanti prigionieri che, oltre alle torture, subivano violenza psicologica.
Nel 1464 arriva a Varzi, vicino a Tresana, un frate domenicano Padre Paolo Folperti ( Paulus de Folpertis) maestro di teologia nel convento di san Tommaso a Pavia. Il domenicano era anche un inquisitore famoso per la sua durezza e ferocia.
Una volta giunto a Varzi, padre Paolo, iniziò a cercare qualsiasi indizio per scoprire streghe, adoratori del diavolo, demoni, posseduti e eretici per punirli della loro blasfemia. Dopo tre mesi dal suo insediamento lui mandò al rogo 17 persone, torturate e bruciate sotto la torre. I mesi a seguire furono ancora peggio. I Malaspina si lamentarono con il duca Sforza di quello che stava accadendo e del fatto che la loro torre veniva usata per scopi non cristiani. I Malaspina cercarono di mandarlo via ma lui volle restare e per farlo avvisò che nella famiglia dei Malaspina c’erano delle streghe e non solo.
Tale accusa era grave, anche se però ci sono delle testimonianze, ciò gli consentì di rimanere ancora qualche mese per poi andare via.
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Cosa subirono le vittime della Torre delle streghe?
Come detto, all’interno della torre vennero imprigionati uomini e donne. Vittime che furono torturate lasciando ogni sorta di confessione dagli infanticidi al cannibalismo, ai rituali oscuri e venerazione o evocazione del diavolo. Una donna confessò di aver arrostito i suoi 5 figli sul fuoco e consumato la loro carne. Molti si autoaccusarono di blasfemia e pratiche diaboliche, di aver utilizzato erbe per preparare dei filtri magici.
Per le fanciulle o donne più giovani, si preferiva far confessare che esse avevano avuto rapporti con spiriti e demoni in riunioni notturne, cioè durante i sabba. Di aver fatto una croce per terra e di averla pestata sotto i piedi.
Sono 2 le cose assurde!
Confessioni pilotate
La prima è che le confessioni erano sempre le stesse, come se fossero suggerite e, il monaco domenica Paolo, aveva anche delle strane preferenze. Le fanciulle confessavano i rapporti intimi con demoni, mentre le donne più anziane facevano rituali e creavano erbe. Anche per gli uomini c’erano delle confessioni che dipendevano dalla loro età. Gli uomini giovani, fino a 25 anni, confessavano peccati di sodomia con il demonio e quelli più grandi o anziani, di cannibalismo o pratiche blasfeme ed eresia.
La seconda cosa è che tutte le confessioni venivano verbalizzate dopo settimane di torture dove si richiedevano dei testimoni per verbalizzare, in parte, le confessioni. Però io mi chiedo come mai una persona veniva arrestata è solo quando confessava, si scriveva quello che dicevano, ma non quello che avevano subito nei giorni di prigionia.
Hai mai visitato un luogo con una storia così oscura da farti venire i brividi solo a guardarlo? Raccontaci nei commenti le tue esperienze più inquietanti! Credi che la Strega di Tresana fosse davvero colpevole… o solo vittima della paura collettiva?
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Articolo scritto e pubblicato da: Il bosco delle streghe