Aci: figlio del Fauno, nascita 9 città siciliane, Galatea
Aci è un personaggio della mitologia romana, in modo particolare della storia siciliana, che però ritroviamo, in alcune citazioni anche nella mitologia greca.
Ma… chi è Aci? Lui è il figlio di Fauno, l’antica divinità dei boschi e delle greggi amatissimo, temuto e venerato dall’Impero romano dai tempi più antichi della sua nascita.
In alcune leggende è identificato come figlio del dio Pan, ma questo è quello che vediamo nella mitologia greca. In fondo i due personaggi hanno le stesse sembianze del fauno, cioè da metà caprone e metà uomo.
La madre era una Nereide, tale Simetide che, a sua volta, era figlia di Dorite e del dio Nereo, divinità del fiume che porta il suo stesso nome. Infatti il Simeto è uno dei più grandi fiumi che attraversano la Sicilia.
IL BELLISSIMO GIOVANE FAUNO
Vediamo quale fosse l’aspetto di Aci. Era un giovane ragazzo di circa 16 anni, dalla capigliatura riccioluta e scura sul capo. Porta un serto, cioè una corona o ghirlanda, di canditi e fiori sulla testa o appesi al collo. Almeno cosi viene rappresentato in numerosi dipinti e statue.
Era totalmente nudo, snello, coperto da un drappo di stoffa che svolazzava o perdeva continuamente mentre camminava, ballava, cacciava e via dicendo. Gli piaceva costruire e suonare il flauto, come suo padre, mentre componeva versi per la sua amata Galatea. Spesso si riposa seduto sull’erba e le sue greggi pascolavano indisturbate.
C’è una grande differenza con suo padre, vale a dire che lui era un amante fedele. Ha una compagna di nome Galatea che ama moltissimo.
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Il ciclope non corrisposto
La storia più famosa raccontata nelle Metamorfosi di Ovidio che parla di Aci e Galatea.
Vogliamo raccontarla per capire chi sia questa divinità. Galatea era una nereide, divinità del mare. Lei usciva spesso dalle onde del mare e passeggiava sulla spiaggia. La sua bellezza attirò tanti spasimanti e ammiratori, tra di loro c’era Polifemo, il ciclope con un solo occhio. Il gigante se ne innamorò perdutamente, ma senza essere corrisposto.
Aci la vide un giorno mentre era a pascolare le sue pecore proprie vicino alla spiaggia. I due ragazzi si scambiarono qualche sguardo e tanto bastò per innamorarsi perdutamente uno dell’altro. Senza dire tante parole, entrambi si facevano trovare alla stessa ora nello stesso luogo.
Dopo qualche giorno i due diventarono amanti. I loro incontri giunsero alle orecchie di Polifemo che si rodeva dalla gelosia. Avvisato da un amico che inizialmente non volle credergli.
A questo punto l’amico gli disse di appostarsi su una collina lì vicina che mostrava il luogo dove avvenivano gli incontri amorosi. Il ciclope si sdraiò per spiarli, attendendo il momento propizio. Al calar della sera arrivo Aci con le sue pecore. Il giovane posò il bastone che portava in mano e si sedette. Con il suo flauto cominciò a suonare le sue dolci note che risuonarono per tutta la spiaggia attendendo la sua amata Galatea.
Giunse la bella fanciulla e i due si baciarono. Dopo il bacio Polifemo li sorprese e li minacciò dicendo: questo è il vostro ultimo incontro.
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L’amore ostacolato
Galatea si allontanò spaventata, tuffandosi in mare. Aci provò a scappare, ma Polifemo prese un grande masso alle pendici dell’Etna e lo scagliò sul giovane che morì sotto il suo peso formando una pozza di sangue rosso cupo. Il sangue si sciolse nel mare.
Galatea cercò di salvare il suo amante, ma Aci era morto. Pianse tutte le sue lacrime, fino al mattino seguente. Gli Dei ebbero pietà di questo amore ormai distrutto. Dal sangue del ragazzo scaturì una sorgente formando il fiume Akis, cioè Aci. Questo fiume sfoca nel mare in modo che i due ragazzi possano ancora incontrarsi.
In un’altra leggenda, conosciuta sull’isola Polifemo, dopo che il ciclope uccise Aci, lo fece in 9 pezzi e lo disseminò lungo il percorso del fiume creato con il suo sangue.
Questi pezzi diedero nascita a ben 9 cittadine, quali:
- Acitrezza
- Acicastello
- Acireale
- AciBonaccorsi
- Aci Sant’Antonio
- Aci San Filippo
- Acicatena
- Aci Santa Lucia
- Aci Platani
Sangue di Aci
Il fiume Aci o Akis, in origine era un piccolo corso d’acqua che nasceva sull’Etna e rendeva fertili le terre vicine. Questo percorso oggi non e più localizzabile per via delle numerose eruzioni vulcaniche che hanno modificato il terreno.
Il vulcano continua, ancor aoggi, a muoversi sui fianchi del tumultuoso vulcano sempre in attività. Il fiume in questione purtroppo è stato coperto parzialmente però continua a scorrere sotto terra. Poi emerge a Capo Mulini per immettersi direttamente in mare creando una sorgente di acqua rossastra. La colorazione è dovuta dalla forte concentrazione di ossidi di ferro. Queste acque sono dette appunto: sangue di Aci.
Sempre nei pressi di Capo Mulino sorgeva un paesello che venne chiamato come la giovane divinità, cioè: Aci. Fu nell’XI secolo d.C. che un forte terremoto lo distrusse. Le persone che lo abitavano furono costrette ad andare via.
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Articolo scritto e pubblicato da Il bosco delle streghe