Abellio dio degli alberi da frutto: melo – mitologia celtica
Abellio, Abelionni o Abello è un dio degli alberi da frutto. Per la precisione è la divinità degli alberi di Meli. Il melo è uno dei principali alberi sacri del popolo celtico, viene anche ripreso come albero della conoscenza per la mitologia norrena.
Durante il dominio dell’Impero romano, ci sono delle iscrizioni, in latino antico misto al gallico, in cui si parla di Abellio dio.
Esiste una lapide che loda il dio Abellio per la sua benevolenza e per la sua conoscenza che elargiva agli uomini. Il melo è poi anche il frutto proibito nell’eden.
DOVE SI TROVA QUESTO DIO
Furono trovate delle tavole scritte e siti archeologici di Abellio, nella valle della Garonna, presso Comminges, una provincia della Guascogna dell’antica Gallia Acquitania, cioè l’odierna Sud della Francia.
Questo territorio, in epoca preromana, era abitato dalle popolazioni Acquitane. Alcuni hanno ipotizzato che il nome: abellio, fosse uno dei tanti epiteti del dio Apollo che a Creta, in Grecia, era chiamato appunto Abelios.
Altre ipotesi ipotizzano che fosse una divinità del Sole e solo con il dominio romano venne associato ad Apollo, ma solo per una “comodità” tra le popolazioni indigene e i dominatori romani.
Infatti gli antichi romani, che vivevano e poi si stabilirono in questo territorio, veneravano: Apollo Belenus: il brillante, dio della luce e della guarigione.
Divinità celtiche sopravvissute
Gli Acquitani, che confinano anche con le regioni Basche, erano un popolo misto composto da: celti e Hispani (chiamati anche Iberi). Durante le occupazioni romane, queste popolazioni, adottarono gli usi e costumi dei romani fondendosi in un’unica società.
Associarono poi alcune delle loro divinità a quella dei romani. In parte era perché così si riuscirono a piegare al volere dei conquistatori, cioè l’Impero Romano, dall’altra parte, in questo modo, potevano conservare le loro divinità originarie.
Si diffuse e appresero l’antica lingua latina, sia parlata che scritta. Anzi, in Francia, divenne talmente diffusa nelle regioni che anche il popolo povero imparò questa lingua. In fondo il francese è una delle lingue latine.
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Il popolo tranquillo
Il Sud della Francia era un territorio ricco di risorse. Si praticava la pastorizia con mandrie di: mucche, cavalli, pecore e altri animali. L’agricoltura era tra le più sviluppate e si coltivava: grano, miglio e cereali. Mentre il commercio era rivolto alla lavorazione di oro e argento anche perché questa era una ricca di miniere di questi metalli.
Conquistare le popolazioni esistenti fu facile perché non erano un popolo bellicoso, non amavano fare la guerra e si preferiva più una vita semplice, che piena di battaglie.
C’è da dire che alcuni filosofi romani si stupirono di questa totale sottomissione, tant’è che in molti pensavano che fosse solo una messinscena. Invece, la tranquillità della loro vita, dipendeva proprio dalle divinità che veneravano. Tra questi c’era Abellio dio che venne chiamato poi: Apollo Gallico! Il cui culto era rivolto al benessere, guarigione, conoscenza di sé e pace tra i popoli.
A grandi linee vediamo che all’interno dei numerosi santuari si eseguivano culti in cui si offrivano cibi naturali alle divinità richiedendo benevolenza. Oppure si trasportavano i malati presso i santuari che erano anche vicino a sorgenti di acqua oppure dov’erano presenti, proprio all’interno di questi templi, delle sorgenti che avevano acque miracolose.
Si onorava il Dio del Sole e soprattutto, durante la raccolta, il dio Abellio, il dio dell’albero di melo, veniva venerato per 3 giorni, all’inizio della raccolta delle mele e al termine. Durante l’anno poi si usavano delle corone fatte di rami di meli e mele secche oppure mature che venivano poste sulla teste di fanciulle e fanciulli che danzavano ai piedi dell’idolo del dio Abellio.
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Realtà storica
In uno scritto del Greco di Posidonius, che riteneva che gli Acquitani erano un popolo ricco, narra che Luernios, il re degli Arverni, la più potente tribù gallica e padre di Bituito, era ricco e stravagante. Andava in giro su un carro e seminare monete d’oro e d’argento gettandole ai suoi seguaci, autoconvincendosi di essere un Dio sceso in terra.
Questo Re fu sconfitto dai romani da Quinto e Gneo Enobarbus 121 a.C. Il re degli Anverni, Vercingetorige fu uno dei principali nemici dei romani, fronteggiato da Giulio Cesare e sconfitto nel 53 a.C.
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Articolo scritto e pubblicato da Il bosco delle streghe.