Minerva dea, divinità romana: chi era e cosa simboleggia
Minerva dea dalle tante qualità. La più popolare e amata nell’antica Roma, chiamata: Menvre o Mnerva, è la dea della guerra, in tutte le sue forme, tant’è che era considerata anche la dea del commercio.
In realtà è la divinità della: lotta leale, coraggio, virtù eroiche, saggezza ed è la protettrice degli artigiani del metallo, cioè dei fabbri. Venerata dagli antichi italici già nel primo periodo della nascita di Roma oltre 800 anni a.c.
Erroneamente si confonde con la dea Atena di origini greche e c’è chi afferma che essa sia di origini etrusche poiché questa civiltà è stata una delle prime che ha invaso le coste italiche. Tuttavia la sua origine appartiene direttamente ai primi uomini italici. A dimostrazione di ciò esiste il santuario di Lavinium composto da ben 13 edifici sacri che sono stati datati, come epoca di costruzione, oltre il 60 a.c.
MINERVA E LE DEE SIMILARI
Tra le tante tesi che indagano sull’origine di Minerva, c’è quella di somigliare che richiama delle origini Etrusche. Essa era figlia di Tinia, dio della natura e dei fulmini (paragonato a Giove romano e a Zeus greco) e Uni, dea dell’amore e del matrimonio.
Tutti e tre, cioè: padre, madre e figlia, facevano parte della trinità sacra protettrice delle città Etrusche. Non vi viene in mente che la trinità è un tema ricorrente anche nella chiesa cattolica, ma dove il protagonista è un uomo, cioè Cristo. Mentre, nelle religioni primordiali, la divinità femminile era colei che portava avanti la vita poiché unica nel generare figli.
Dopo questa parentesi torniamo a parlare di minerva dea. Nella religione romana, al tempo di Tarquinio Prisco, quinto re di Roma, originario di Tarquinia in Etruria, minerva diventa dea della guerra e della lotta giusta. Dea della saggezza, artigiani, tessitori e della fusione di metalli. Perfino in questo caso faceva parte della triade capitolina.
Associata poi, nel corso dei secoli, con l’espansione dell’Impero romano ad Atena, la dea vergine della guerra, imponente e severa, spesso accompagnata dalla divinità Nike, dea della vittoria.
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Il vero aspetto di minerva dea
Minerva, contrariamente al suo alter ego Atena, è rappresentata in modo più austero, non indossa una corazza.
La divinità romana minerva, originale, è una giovane fanciulla con i capelli lunghi, legati all’indietro, in modo austero. Indossa una lunga veste, una tunica, senza fronzoli, semplice. Nella sua mano sinistra impugna una lancia. Interessante questa scelta perché il lato sinistro è associato al lato femminile, per intenderci è la vagina, e la simbologia di lei che stringe una lancia, un’analogia con il membro maschile, cioè il pene, indica che la dea è una vergine che non ha intenzione di cedere il suo potere a nessun uomo.
Sull’avambraccio destro era presente o parte del mantello della tunica oppure una fasciatura che richiamava una polsiera da avambraccio. Questo perché il lato maschile indicava il lato della saggezza e la dea non mostrava a tutti la sua intelligenza ed è per questo che era considerata la divinità delle strategie.
C’è da dire che nel corso dei secoli questi “dettagli” sono stati modificati. Infatti ci sono immagini di Minerva con la corazza, con scudo e, osservando attentamente, la lancia ha cambiato mano. Ciò capitò proprio per associare la divinità ad un’idea femminile più docile, come dovevano essere gran parte delle donne romane.
Nelle ultime scoperte in siti archeologici antichissimi, sono state ritrovate statue della dea minerva, addirittura di oltre 3 metri, con la raffigurazione che abbiamo appena descritto.
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Il culto di minerva dea
Peri romani Minerva venivano festeggiati per i Quinquatri, cioè i giorni di quinquatria maiores, dal 19 marzo giorno della sua nascita, fino ad arrivare al 23 marzo. In questo periodo c’è anche il sabba, per le culture celtiche e norrene, di Oestara.
Il culto di Minerva richiedeva banchetti sontuosi ed esibizioni musicali con il flauto. Inoltre gli uomini dovevano indossare una maschera e indossare degli abiti femminili in onore alla forza femminile della divinità stessa. Inoltre le si offrivano dei bottini di guerra in modo votivo.
Minerva dea aveva numerosi templi sull’Aventino, sul colle Celio e nel foro di Nerva. Molti erano i templi nella città di Roma e in tutto il territorio Italico. Venerata in tutto l’Impero romano. Associata a lari e geni lochi. A lei si dedicavano targhe votive nelle strade e nei boghi.
Possedeva ben 60 epiteti, cioè nomi, per invocarla. Ecco alcuni esempi: Minerva Peana, la guaritrice. Minerva medica protettrice dei medici. Minerva Assiopena la vendicatrice.
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