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Ma chi è rugantino? Personaggio tradizionale e tipico della popolazione romana. Un po’ bullo e buffone, un conta balle a tutto spiano. Un fanfarone che però fa ridere e nella sua vita, triste da poveraccio, oltre alle burle c’è spazio per l’amore.
Vediamo che rugantino maschera non è solo un personaggio presente nel carnevale romano, ma anzi è una storia tipica di Roma. Al pari di pasquino è un soggetto tradizionale, tipico, che rappresenta uno dei volti della città capitolina più antica.
RUGANTINO E IL CAMBIO DEL COSTUME
Rugantino è una maschera del teatro romano. Bullo e arrogante. Svelto con le parole e col coltello, ma noto come la maschera che in fondo ha “er core bono”. La sua notorietà la deve al burattinaio Gaetano Santangelo detto Ghetanaccio che per sbarcare il lunario lavorava nel teatro di strada. Burattinaio ambulante, chiamato ad allietare feste e banchetti dei nobili romani. Tra le sue marionette c’era appunto rugantino che divenne famoso intorno al 1700, come mai? Ci ritroviamo nel periodo in cui l’Italia è sotto il dominino francese. Per Roma girano i gendarmi sono vietate assolutamente le manifestazioni oppure le sollevazioni popolari.
Rugantino, essendo un personaggio burlone e ironico, in stile: voce di Pasquino, viene trasformato nel suo classico costume. Infatti gli viene aggiunto il capello “petit chapeau”, cioè il copricapo con bicorno, in feltro nero e con coccarda. Da un lato, i francesi, pensano che sia una valorizzazione della gendarmeria, dall’altro invece Rugantino continua a sparlare e a beffeggiare proprio l’invasione dei francesi.
La sua caricatura che doveva essere quella di un gendarme, di uno sbirro, con frac corto e rosso, panciotto e calzoncini corti con calze bianche a righe rosse. Diventa famoso. Un personaggio di scherno che solleva il malcontento popolare.
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Rugantino, ma qual è il suo abito?
Esistono due versioni del costume di rugantino, come spiegato in precedenza. Iniziamo con quello più recente, cioè l’abito da sbirro che diventa quello più comune e anche il più ironico. Si tratta di un povero popolano romano con camicia rossa e casacca corta. Ha una fascia in vita e fazzoletto al collo. Calzoni stretti al ginocchio e calze scure.
Il suo carattere è spigoloso. Linguacciuto e per questo si mette nei guai con le sue sbruffonate. Attaccabrighe e minacciando continuamente, si becca le botte e si vanta di averle date, quando invece le prende. Per sembrare superiore afferma di essere lui che picchia duro, cosa non vera.
Rugantino rappresenta, con il suo carattere, i pregi e i difetti dell’animo della città e del popolo romano. Da un lato è un popolano scansafatiche che non ha voglia di lavorare andando a spasso con gli amici o passando e sue giornate in osteria a bere e a fare scommesse con tutti.
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COSTUME ORIGINALE DI RUGANTINO
Nel costume originale di Rugantino, quello più antico, ci ritroviamo un popolano che indossa una casacca larga con bottoni laterali, tipico del costume contadino romano, di colore beige o giallino. Ha calzoncini alle ginocchia, verdi con delle calse bianche e scarpe beige o gialline, come la casacca. Ha una fascia rossa all’altezza del ventre, che forma la cintura. Sulle spalle ha uno scialle arancione e indossa un capello floscio in testa, di colore rosso. In mano poi ha spesso un fiasco di vino a indicare la sua svogliatezza e pigrizia, oltre alla voglia di passare le giornate in osteria.
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Come mai e un personaggio famoso nella sua zona
La sua esplosiva notorietà non è stata né per lo scherno della gendarmeria e nemmeno per il suo stile di vita, ma per una storia d’amore con risvolti tragici, diventata famosa in tutta Italia.
La storia è ambientata nella Roma papalina, intorno al 1800 (attenzione che la storia originale è ambientata intorno al 1.200). Rugantino è un bullo di quartiere che tra amici e bevute si innamora di Rosetta, donna seria, litigiosa. La più bella del quartiere, maritata con Gnecco, detto er matriciano, uomo geloso e violento.
Rugantino scommette con gli amici di sedurre la donna con l’assenza di Gnecco, bandito da Roma per un omicidio. Tra l’altro si è accorto che la donna lo ricambia il sentimento. Con un sotterfugio la seduce, ma la “bocca larga” di Rugantino lo mette nuovamente nei guai. Rosetta gli chiede di mantenere il segreto per non incorrere nelle furie del marito. Rugantino si vanta di essere l’amante di Rosetta che lo scopre e lo scaccia.
Gnecco torna nella notte di carnevale, rituale seguito a Roma, poiché la polizia è impegnata in altro. Solo che viene ucciso per vendetta. Rugantino afferma che è stato lui ad ucciderlo, cosa non vera, per riconquistare la donna che ora è libera.
Per aver detto di essere l’assassino, viene arrestato e condannato a morte. La notte prima dell’esecuzione, gli amici di Rugantino, trovano la donna con cui lui aveva passato la notte quando Gnecco venne ucciso. Rosetta lo va a trovare in carcere affermando che lo amerà per sempre. A questo punto Rugantino non può rivelare di essere innocente perché altrimenti perderà l’amore di Rosetta. Il giorno dopo viene ucciso con un colpo di accetta al collo che gli stacca la testa (esecuzione dell’antica Roma). Rosetta gli promette amore eterno sotto il patibolo.
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Rugantino è esistito?
Dopo le tante leggende e storie che abbiamo raccontato, diventa difficile credere che non sia esistito, ma attenzione che è facile confondere l’anima popolare con un personaggio reale.
Tant’è che già dal nome iniziamo a notare qualcosa che è astratto, cioè che non è una persona.
Rugantino viene dal verbo romano “ruga’ “o “ruganza”, cioè arroganza. La particolarità della maschera di Rugantino è proprio questa, cioè l’arroganza che si evidenza addirittura nella sua parlata in dialetto romanaccio molto accentuato. Inoltre lui, qualsiasi cosa che gli viene detta, ti parla rispondendo a tono.
Un’altra piccola curiosità su Ghetanaccio, il burattinaio che amava follemente questo personaggio, si identificava proprio con Rugantino. Ammirava talmente questa maschera che copiava parte del suo carattere facendo una satira feroce, prendendo in giro le cariche politiche, militari e religiose di quel tempo. Incurante dei divieti.
C’è invece chi è convinto che la maschera discenda da Miles Glorius di Plauto, cioè dalle antiche farse, quali: le atellane. Qui vi era un personaggio tipico del carattere dell’animo di Roma, un interprete chiamato Manducus che digrignava i denti e diceva di mangiare vivo il suo interlocutore, quest’ultimo (che era a turno in diverse commedie) rimaneva sbigottito. La satira di questi personaggi era all’insegna della volgarità, amatissima dal popolino ignorante e anch’esso sboccato. Tali farse erano amatissime e provocano tante risate nel pubblico.
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