Hel la dea della morte – Dea oscura di Halloween
Nella mitologia norrena, Hel è nota come la dea degli inferi e del mondo sotterraneo di Helhaim, dea della sventura, malattie e distruzione.
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Figlia di Loki e della gigantessa AngrBoda. Partoria dal padre stesso e quando venne al mondo, la malattia colpì l’umanità! Alla sua nascita, il padre Loki, la presentò agli altri dii e a Odino. Odino, il padre degli Asi, le divinità norrene nel Nord Europa, quando la vide ne fu terrorizzato. Si ricordò di un’antica profezia che lo avvisava che un giorno sarebbero nati 3 bambini divini che avrebbero portato all’umanità e agli Dei stessi: tristezza, malattia e distruzione.
Odino vide in Hel e nei suoi 2 fratelli: Fenrir, il gigantesco lupo, e Miogarosorme, il grande serpente marino i 3 bambini della profezia.
Come mai però Odino non si era reso conto prima che la profezia si stava avverando, ma comprese tutto quando vide la neonata Hel? La divinità che avrebbe iniziato la profezia avrebbe avuto queste caratteristiche: Nessuno uomo avrebbe potuto resistergli e tutti l’avrebbero incontrata nella loro vita. Lei avrebbe mostrato il suo volto di luce e tenebre ricordando che la vita è solo un attimo. Perfino gli Dei l’avrebbero temuta e rispettata poiché non esiste alcun destino che le poteva sfuggire.
Ebbene Hel rispecchiava queste caratteristiche!
I 3 INDOVINELLI
Facciamo degli indovinelli per capirci qualcosa!
Primo indovinello: Nessuno uomo avrebbe potuto resistergli e tutti l’avrebbero incontrata nella loro vita. Cosa può essere? La morte. Tutti gli esseri viventi prima o poi debbono morire e nessuno riesce a sfuggirgli.
Secondo indovinello: Lei avrebbe mostrato il suo volto di luce e tenebre ricordando che la vita è solo un attimo. L’aspetto di Hel è quella di metà corpo e viso sano e giovane e l’altra metà di un cadavere in putrefazione, quindi lei ci mostra la vita e la morte.
Terzo indovinello: Perfino gli Dei l’avrebbero temuta e rispettata poiché non esiste alcun destino che gli sarebbe potuto sfuggire. Qui ritroviamo una filosofia riscontrata in tutte le mitologie, vale a dire: nemmeno gli dei possono sfuggire al loro destino o al fato. Infatti anche gli dei possono morire, magari alcuni risorgono oppure sono impressi nelle stelle, ma il fato è un’energia antica che non è divina, ma superiore. Hel quindi, rappresentando la morte, potrebbe essere l’unica a vivere in eterno ed è temuta dagli stessi Dei poiché lei può far dimenticare.
Profezia di Odino
Odino spaventato dalle fattezze della neonata e dalla sua natura duplice, per salvaguardare il suo regno, scaraventò la neonata a NiFLheim, una profonda e fredda fossa infernale, il regno delle nebbie, la memoria dimenticata, il luogo dei malvagi, sperando che lei non ne sarebbe mai uscita.
In alcune versioni il mondo della nebbia, cioè NiFLheim, era il regno di ghiaccio, il freddo primordiale, quello che noi uomini, nella scienza moderna, conosciamo come: glaciazione.
La neonata non venne dimenticata ed anzi crebbe, diventando una divinità potente e creando il suo regno ai confini di NiFLheim, che chiamò Helhaim, il regno degli inferi e dei morti. Lei stessa decise di battezzare questo luogo con il suo nome poiché solo lei era riuscita a conquistarlo. Lei era la dea che si occupava delle morti degli eroi e dei guerrieri caduti in battaglia, ma anche di tutto il genere umano e divino. Ciò voleva dire che poteva contare su un esercito che, in qualsiasi momento, avrebbe potuto riversare sulla terra.
Per comprovare questa sua potenza a Odino, che l’aveva ripudiata e scacciata dal luogo dove risiedevano tutti gli altri Dei, Hel decise che almeno una volta all’anno, per 3 giorni e 3 notti, i morti sarebbero tornati sulla terra per distruggere, diffondere epidemie e sventura oppure per ritrovare i propri cari o ancora per avere giustizia. Questo periodo, che si ripete ogni anno, è noto come Samhain, capodanno celtico e noi lo conosciamo come Halloween, e va dal 30 ottobre fino al 1° novembre.
Nemmeno Odino poteva fermare Hel, ma la dea è consapevole che se scatena la morte sul pianeta, sarà la distruzione totale, ed è per questo che decise di far ciò solo per 3 giorni all’anno. Un modo per dimostrare la sua forza, ma anche la saggezza del compito che gli è stato affidato dal destino.
Hel in questa decisione dimostra appunto la sua duplice natura vale a dire: vita, metà del suo corpo è appunto di una giovane fanciulla, e la vita va sempre rispettata e morte, metà del suo corpo è un cadavere, e la morte è la fine di tutto. Riassumendo vediamo: compassione e vendetta! Un mix micidiale!
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L’aspetto di Hel
Fermiamoci un attimo sulle sembianze di Hel che poi sono quelle che hanno inorridito Odino e spaventano qualsiasi uomo.
La dea ha una doppia natura. Metà del suo corpo e viso è quello di una bellissima fanciulla, di un fascino che solo una dea possiede. Giovane e attraente. Irradia una luce divina. Incarna la perfezione della femminilità, più bella della stessa dea della bellezza. Dai lunghi capelli neri, corvini, morbidi che ondeggiano al vento.
Però c’è poi l’altra metà del suo corpo e volto che sono quelle di un orrido cadavere in putrefazione. Dalla pelle livida e nera, con parti di scheletro evidenti e con liquidi marci che colano dalle carni ormai morte. L’aspetto più orrido che ha la morte stessa.
Il suo aspetto totale indica vita e morte unite in un’unica divinità. Nota anche come la dea dalla pelle rosea e nera.
Hel terrorizzava chiunque incontrasse ed è per questo che, vergognandosi del suo aspetto, indossava un lungo e ampio mantello nero in grado di coprirla per intero e magari mostrare solo la parte del volto che lei voleva far vedere. Tra l’altro il mantello è poi divenuto il simbolo della morte stessa.
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La dea ha una triste
Isolata dal mondo dei vivi e da quello degli Dei, abbandonata nelle terre della nebbia, dove non si vedeva mai il Sole e in cui la notte si confondeva. In un luogo freddo in cui non si sa mai cosa si nasconda dietro, di fronte o al tuo fianco. In compagnia solo di anime di dannati, malvagi e defunti, la bambina riuscì a crescere.
Crebbe anche perché tra le nebbie udiva continuamente storie e lamenti, esperienze di vita, di lotte e battaglie. Conosceva i miti e gli eroi, cosa fosse l’odio e l’amore, la vendetta e la compassione. Tutto ciò le fece acquisire una grande saggezza ed è per questo che imparò ad amare, in parte, il regno degli uomini e quello degli Dei.
Lei infatti poteva essere sia una dea crudele o benevola.
Per questo, quando divenne adulta, conquistando il suo regno di Helhaim, decise che avrebbe dimostrato ad Odino la sua potenza, quindi che lei poteva distruggere il mondo se cercava vendetta, ma dimostrò anche la sua grande compassione, cioè che lei non lo odiava e non voleva vendicarsi per il torto di averla scacciata. Ecco come mai ci sono solo 3 giorni e 3 notti in cui i morti camminano nel regno dei vivi.
L’ultima notte, in cui Hel ritirò il suo esercito, Odino non poté far altro che ammirare la divinità e rispettarla.
Hel, venuta a conoscenza delle parole di Odino, decise di inviargli un regalo. La dea gli inviò 2 corvi che si chiamavano: Pensiero e Memoria. Il primo era la ragione e il secondo il ricordo.
I due corvi divennero i servitori di Odino, dei servitori-spia che osservavano gli umani e riferivano tutto quello che succedeva sulla terra, sussurrando alle orecchie del padre degli Asi.
La saggezza di Hel era grande e Odino decise a sua volta di ringraziarla dandole il compito di accogliere le anime dei guerrieri defunti in battaglia che non avevano ricevuto gli onori funebri e che dunque non potevano entrare nel Valhalla. Ciò dimostrava la grande fiducia del Dio in Hel che avrebbe accresciuto il suo esercito, ma che lei non avrebbe mai usato contro gli uomini e gli Dei in vita.
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La vita di Hel e il regno di Helhaim
Tutti i defunti dovevano inginocchiarsi alla presenza della Dea solo dopo che l’avevano raggiunta e per raggiungerla il percorso era lungo e difficoltosa.
Il suo regno, fa parte di uno dei 9 mondi. Prima si attraversava una lunga caverna sorvegliata da un feroce cane. I morti dovevano superare il fiume fatto di lame di spade, attraversare un ponte d’oro per arrivare all’entrata della sua caverna circondata da una fortezza con mura altissime vicino al fiume di lame, dove accoglie le anime dei morti.
Non si poteva poi evitare l’ospitalità di Hel. Ogni cosa, nella sua casa, nella sua home, ha un nome.
I coltelli si chiamano: fame. Mentre i piatti: carestia. Il suo letto si chiama: disgrazia.
La dea offriva, per un giorno, a tutti coloro che le facevano e le fanno visita: un coltello, un piatto e un letto per dormire.
Le anime dei defunti hanno ognuno il suo castigo. Alcuni erano puniti e costretti a bere urina di capra. Altri nuotavano nel fiume di lame. C’era chi era avvolto nelle spire dei serpenti. Agli assassini e i traditori gli vengono strappate le unghie delle mani e dei piedi necessarie per costruire la nave di Nagfal che si trova sulla spiaggia dei morti.
Questa nave dovrà essere talmente grande da ospitare l’intero esercito di Hel quando lei, un giorno, deciderà di combattere la luce emanata dal Valhalla che oscura il suo regno.
Ancora oggi, nei paesi scandinavi, c’è la tradizione di tagliare le unghie ai defunti per impedire la costruzione della nave.
Hel ha anche uno sposo, il gigante del fuoco SuRtr. Dalla loro unione nacquero tutti i vizi e i difetti degli uomini. Tra cui l’arroganza e la stupidità. Aveva due fedeli servitori creati da lei stessa con dell’argilla, il maschio Ganglati, che significa pigro o ozioso, e la femmina Ganglot, la sciatta.
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Cosa significa HEL?
Gran parte del significato e della storia di una divinità o di un mito lo rintracciamo nel nome.
Hel da dove arriva? Il suo nome è di natura norrena antica, lo si ritrova anche in alcune leggende celtiche e irlandesi. Ad ogni modo Hel nasce dal germanico antico haljō che significa: luogo nascosto o luogo oscuro o regno dei morti o ancora, inferi!
Però, come accennato in precedenza, ritroviamo questa divinità, sotto altre forme, con il nome di Helheimr in inglese antico. Esso indica il luogo dove risiede la dea della morte.
In entrambe le parole c’è comunque una radice comune, cioè: Hel.
Il suo nome, Hel si unisce all’inglese antico “ween” che significa: credere. Dunque riassumendo Halloween è l’unione delle parole di: Hel ween, che significa credere a Hel oppure credere alla morte. In alcune traduzioni dell’inglese antico Hel Wen, significava il: passaggio della dea della morte!
Nei secoli il nome è stato modificato fino a diventare Halloween. Nominando Hel Wen evocate la dea, mentre Halloween è una “storpiatura” dell’evocazione della dea stessa. Praticamente dicendo Halloween invece di Hel Wen, ricordate la dea, ma non la evocate. Quindi non richiamate: morte, distruzione ed epidemie nel mondo. Ecco come mai si continua a dire le notti di Halloween.
Nei giorni dal 30 ottobre al 1° novembre, si eseguono molti incantesimi di magia nera che richiamano questa dea.
Hel usciva poco dalla sua fossa. Vagava per il mondo e spargeva dolore e morte. Munita di un rastrello passava nelle guerre a “rastrellare” le anime dei morti violenti.
Usava una scopa di ginestra per togliere il sangue di coloro che aveva sbranato e che aveva spedito all’inferno. Hel dea della morte cavalcava una cavalla nera come il carbone. Quindi pensateci bene se volete chiamarla!
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Nascita di Halloween
Halloween, come lo conosciamo oggi, è una festività quasi giocosa nonostante festeggi la morte e i defunti che tornano sulla terra.
In realtà halloween è uno dei sabba più importanti per il popolo celtico poiché rappresenta il capodanno celtico, il sabba dell’inizio della ruota dell’anno. Noi lo conosciamo come una festività famosa e amata in America, ma pensiamo che questo territorio è stato letteralmente invaso da migranti irlandesi (derivanti dal popolo celtico), norvegesi e tedeschi, e dalle loro tradizioni.
Halloween deve il suo nome proprio a Hel che viene festeggiata nel sabba di Samhain. Signora e padrona del regno degli inferi, delle anime dei defunti e dei guerrieri. Colei che in queste notti solleva il velo per unire i due mondi, quello degli uomini e dei morti.
Samhain è un sabba che inizia dalla notte del 30 ottobre fino all’ultima notte del 1° novembre.
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Destriero della dea HEL
Tra i miti che riguardano Hel c’è né uno che vi farà drizzare i capelli sulla testa. La dea non era sempre seduta sul suo trono, nel regno della morte. Anzi amava spesso e volentieri girovagare sulla terra. Lei cavalcava un cavallo a 3 zampe che vagava nelle campagne e nelle foreste. Lei era un presagio infausto e precedeva sia la pesta che altre tipologie di pestilenza.
Con questo destriero ella vagava nei campi di battaglia o tra i villaggi per raccogliere i morti che le erano dovuti. Infine troviamo che nelle tribù più antiche, quasi preistoriche appartenenti al polo celtico, ad Hel venivano sacrificati degli uomini, valorosi guerrieri.
Nei periodi di pestilenza o di scarso raccolto, quando l’estate non aveva dato un buon frutto per superare l’inverno oppure quando iniziavano i rigidi inverni che potevano mietere vittime nei villaggi, i guerrieri più valorosi si sfidavano in una battaglia a due.
Il vincitore veniva poi sacrificato spargendo il suo sangue sulla terra come dono e offerta alla dea.
Un elemento interessante era quello che i guerrieri combattevano fino alla morte perché per loro c’era la cultura che perdere in battaglia era un disonore. Inoltre c’era la credenza che il vincitore sarebbe divenuto uno dei guerrieri onorati e apprezzati da Hel. Il legame con questa divinità era molto stretto tanto che ancora oggi, anche se in modo più giocoso, la festeggiamo grazie ad Halloween.
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Potere matriarcale
Terminiamo con una riflessione personale: per quale motivo una divinità tanto potente e temuta era donna? Ve lo siete chiesti mentre parlavamo di Hel?
Personalmente credo che sia perché la donna era vista come l’essere più vicino alla potenza divina poiché in grado di creare la vita, ma anche perché la donna: madre o anziana, era vista come un essere che per istinto era portata ad avere maggior coraggio nel salvare gli altri (come i figli) a costo della propria vita. Un istinto che negli uomini non era naturale, ma che doveva essere istruito, coltivato, indottrinato. Come a dire: un uomo già da piccolo deve essere “plagiato” nell’avere coraggio.
Tant’è infatti che i vichinghi, prendiamo questo popolo come esempio, avevano la cultura che i guerrieri che non lottavano fino alla morte, erano soggetti appartenenti a Loki, vale a dire al dio della furbizia e dell’inganno. Dunque non ci si fidava di chi non era un guerriero sprezzante del pericolo. Lo si vedeva come un vigliacco e non sono rare le storie in cui tali uomini venivano allontanati dalla comunità o addirittura uccisi senza onori funebri.
Dunque c’era una forza duplice nelle donne, un coraggio diverso, una forza di volontà che permetteva a loro e solo a loro di sopravvivere a tutto, anche alla morte stessa creando vita.
In fondo le società matriarcali sono state alla base degli albori delle prime società umane. Già dalla preistoria le donne avevano ruoli di comando. Tale situazione è cambiata solo con l’avvento di altre culture e religioni in cui il potere divino, saggezza e conoscenza, era del tutto patriarcale. Unendo quindi la forza bruta dell’uomo a ruoli di comando derivanti proprio dalla forza del corpo maschile.
In secondo luogo, la divinità della morte, nella mitologia norrena, non poteva essere altro che una donna perché c’è il dualismo di: vita e morte, fanciulla bellissima e cadavere in decomposizione. Incarnazione perfetta dell’idea che la vita e la morte coesistono e sono appunto due elementi universali che sono conseguenziali: non esiste la vita se non esiste la morte.
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Concludiamo il discorso su Hel Dea
Arriviamo a conclusione: qui c’è un elemento filosofico che sinceramente ci piace “assai”, cioè molto.
La donna, in questo caso la divina Hel, ha per sua natura un elemento che esiste in tutti gli esseri femminili, perfino negli animali del genere femminile, cioè: la compassione da cui nasce saggezza. Alle volte si può essere compassionevoli ma si deve ragionare sulle esperienze avute in modo da dare il giusto giudizio, una cosa che non sempre è facile da fare, ma che per le donne (in base alle idee delle società matriarcali) era innato. Come a dire: tu donna sai giudicare e tu porterai le conseguenze del tuo giudizio perché tu puoi per natura.
Tant’è che lo stesso Odino, il padre degli Dei Asi del Nord Europa, ammirava e rispetta la giovane Hel proprio per la sua saggezza, compassione unita alla giusta condanna. Quando Hel decideva di tornare sul mondo era per punire dopo che aveva dato la possibilità agli uomini di redimersi.
Probabilmente è colpa di questa visione matriarcale che le streghe o meglio le donne che avevano conoscenze esoteriche o conoscevano la magia naturale, durante l’avvento del cristianesimo, sono state viste come: Il male assoluto! L’essenza divina che doveva essere ridimensionata e annullata in rispetto alla forza maschile che è più forte poiché più bruta.
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Articolo scritto e pubblicato da IL BOSCO DELLE STREGHE!